Se oggi Pierferdinando Casini è uno degli uomini più influenti della politica nazionale, le radici di questo inevitabile, moderato, successo centrista risiedono tra i portici della Bologna anni Settanta.
Classe ’55, natali a Grizzana Morandi sull’Appennino bolognese, Casini esce dalla scuola più autorevole e blasonata della Bologna che conta: il liceo classico Galvani. Di lì a poco una laurea in giurisprudenza all’Alma Mater di via Zamboni e subito la carriera politica in una Dc tardo anni settanta che si barcamena tra morotei e dorotei.
A Bologna comunque la differenza conta poco. Casini entra in Consiglio Comunale nel 1980 assieme a Enrico Boselli e Walter Vitali. Non sono nemmeno trentenni, la meglio gioventù riscuote subito successo: da Palazzo d’Accursio si vola subito con Alitalia per Montecitorio.
Deputato Dc nel 1983, probabilmente il più giovane nella storia d’Italia, frequenta la corrente di Antonio Bisaglia. E alla morte del leader rodigino si accoda alla corte di Arnaldo Forlani: “Ringrazio i miei elettori, ma non sono animato da ambizione politica, sono qui solo per servirli”.
Non ama molto Ciriaco De Mita e nemmeno Beniamino Andreatta, altro leader più esposto sul versante sinistro della Dc, ma è amato dalle suore e dalle signore di buona famiglia. Nel 1982 Casini sposa Roberta Lubich, ex moglie di Francesco Segafredo. Matrimonio che dura fino al 1998 (la Sacra Rota annulla con bolla papale), quando Casini sposa Azzurra Caltagiorne, figlia di uno dei più importanti e discussi costruttori italiani, Francesco Saverio Caltagirone.
A Bologna intanto comincia a costruire consenso e amicizie influenti: nell’ambito dell’editoria con Andrea Riffser, presidente Monrif che detiene il Resto del Carlino; Angelo Rovati, grande amico di Romano Prodi; Bibi Ballandi, tra i più potenti organizzatori di eventi culturali come il Congresso Eucaristico del settembre ’97 in cui Bob Dylan si genuflette e bacia la mano a papa Wojtyla.
Sacro e profano si uniscono nel leader Udc come in nessun ex democristiano di lungo corso. Garantista negli anni di Tangentopoli, schiva gli schizzi di fango che cancellano la Democrazia Cristiana dalla storia d’Italia. E invece di piangersi addosso per la scomparsa, Casini reagisce ricostruendone un pezzo bello grosso.
Nel 1993 non segue i popolari di Martinazzoli, ininfluente ago della bilancia nell’anno della discesa in campo di Berlusconi, crea il Ccd, si allea con Berlusconi, la Lega Nord e l’Msi di Fini e va al governo. Berlusconi lo ringrazia anche troppo e lo manda perfino al parlamento europeo, anche se la lingua inglese non è il cavallo di battaglia dell’onorevolissimo bolognese.
Casini, però, cambia continuamente compagni di viaggio: sta con Mastella e D’Onofrio nel Ccd, poi con Buttiglione nel 2002 quando fonde il Ccd con la Cdu per farne l’attuale Udc. Annusa l’aria, capisce che Berlusconi è in fase calante e già dalle elezioni del 2006 vinte da Prodi, poi in quelle del 2008 vinte da Berlusconi corre da solo. L’Udc sembra morta, ma è il braccio della tenaglia che va verso il centro e che lentamente schiaccerà il re di Arcore.
L’amico Gianfranco Fini, altro politico bolognese, che ha in comune con il leader doroteo una bella sciarpa rossoblu del Bologna football club arrotolata attorno al collo nelle sere d’inverno, lo aspetta a destra con Fli, costola di un Pdl in deambulazione, attuale alleato dell’Udc nel cosiddetto Terzo Polo, per chiudere la morsa della tenaglia.
Alcuni grossi imbarazzi (la candidatura di Totò Cuffaro in Sicilia, uno scandaletto poi finito in niente di trenta vani catastali in zona Trieste a Roma ottenuti a prezzi di favore per la ex suocera) è nell’ambito bolognese che Casini spicca per lungimiranza e vitalità politica: la candidatura di Guazzaloca e la trovata della lista civica a supporto è sua fin dal 1994.
Impossibile resistergli, improbabile governare il paese senza il suo appoggio. Ad oggi è il Pd di Bersani, in una riedizione delle alleanze cattocomuniste di fine anni settanta, a dimostrare paura di un distacco da Casini più di ogni altra cosa. Caduto Berlusconi, con un arrembante Terzo Polo, ora manca il coronamento di una carriera: la presidenza della Repubblica, da soffiare a Romano Prodi.
Davide Turrini
Giornalista
Emilia Romagna - 21 Novembre 2011
Casini, figlio di una Bologna dotta. E bianca
Se oggi Pierferdinando Casini è uno degli uomini più influenti della politica nazionale, le radici di questo inevitabile, moderato, successo centrista risiedono tra i portici della Bologna anni Settanta.
Classe ’55, natali a Grizzana Morandi sull’Appennino bolognese, Casini esce dalla scuola più autorevole e blasonata della Bologna che conta: il liceo classico Galvani. Di lì a poco una laurea in giurisprudenza all’Alma Mater di via Zamboni e subito la carriera politica in una Dc tardo anni settanta che si barcamena tra morotei e dorotei.
A Bologna comunque la differenza conta poco. Casini entra in Consiglio Comunale nel 1980 assieme a Enrico Boselli e Walter Vitali. Non sono nemmeno trentenni, la meglio gioventù riscuote subito successo: da Palazzo d’Accursio si vola subito con Alitalia per Montecitorio.
Deputato Dc nel 1983, probabilmente il più giovane nella storia d’Italia, frequenta la corrente di Antonio Bisaglia. E alla morte del leader rodigino si accoda alla corte di Arnaldo Forlani: “Ringrazio i miei elettori, ma non sono animato da ambizione politica, sono qui solo per servirli”.
Non ama molto Ciriaco De Mita e nemmeno Beniamino Andreatta, altro leader più esposto sul versante sinistro della Dc, ma è amato dalle suore e dalle signore di buona famiglia. Nel 1982 Casini sposa Roberta Lubich, ex moglie di Francesco Segafredo. Matrimonio che dura fino al 1998 (la Sacra Rota annulla con bolla papale), quando Casini sposa Azzurra Caltagiorne, figlia di uno dei più importanti e discussi costruttori italiani, Francesco Saverio Caltagirone.
A Bologna intanto comincia a costruire consenso e amicizie influenti: nell’ambito dell’editoria con Andrea Riffser, presidente Monrif che detiene il Resto del Carlino; Angelo Rovati, grande amico di Romano Prodi; Bibi Ballandi, tra i più potenti organizzatori di eventi culturali come il Congresso Eucaristico del settembre ’97 in cui Bob Dylan si genuflette e bacia la mano a papa Wojtyla.
Sacro e profano si uniscono nel leader Udc come in nessun ex democristiano di lungo corso. Garantista negli anni di Tangentopoli, schiva gli schizzi di fango che cancellano la Democrazia Cristiana dalla storia d’Italia. E invece di piangersi addosso per la scomparsa, Casini reagisce ricostruendone un pezzo bello grosso.
Nel 1993 non segue i popolari di Martinazzoli, ininfluente ago della bilancia nell’anno della discesa in campo di Berlusconi, crea il Ccd, si allea con Berlusconi, la Lega Nord e l’Msi di Fini e va al governo. Berlusconi lo ringrazia anche troppo e lo manda perfino al parlamento europeo, anche se la lingua inglese non è il cavallo di battaglia dell’onorevolissimo bolognese.
Casini, però, cambia continuamente compagni di viaggio: sta con Mastella e D’Onofrio nel Ccd, poi con Buttiglione nel 2002 quando fonde il Ccd con la Cdu per farne l’attuale Udc. Annusa l’aria, capisce che Berlusconi è in fase calante e già dalle elezioni del 2006 vinte da Prodi, poi in quelle del 2008 vinte da Berlusconi corre da solo. L’Udc sembra morta, ma è il braccio della tenaglia che va verso il centro e che lentamente schiaccerà il re di Arcore.
L’amico Gianfranco Fini, altro politico bolognese, che ha in comune con il leader doroteo una bella sciarpa rossoblu del Bologna football club arrotolata attorno al collo nelle sere d’inverno, lo aspetta a destra con Fli, costola di un Pdl in deambulazione, attuale alleato dell’Udc nel cosiddetto Terzo Polo, per chiudere la morsa della tenaglia.
Alcuni grossi imbarazzi (la candidatura di Totò Cuffaro in Sicilia, uno scandaletto poi finito in niente di trenta vani catastali in zona Trieste a Roma ottenuti a prezzi di favore per la ex suocera) è nell’ambito bolognese che Casini spicca per lungimiranza e vitalità politica: la candidatura di Guazzaloca e la trovata della lista civica a supporto è sua fin dal 1994.
Impossibile resistergli, improbabile governare il paese senza il suo appoggio. Ad oggi è il Pd di Bersani, in una riedizione delle alleanze cattocomuniste di fine anni settanta, a dimostrare paura di un distacco da Casini più di ogni altra cosa. Caduto Berlusconi, con un arrembante Terzo Polo, ora manca il coronamento di una carriera: la presidenza della Repubblica, da soffiare a Romano Prodi.
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
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Nuovo scandalo corruzione in Ue: in manette lobbisti di Huawei accusati di aver corrotto parlamentari. Arrestato ex assistente di due eurodeputati italiani
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Tremano i Campi Flegrei: nella notte scossa di 4.4. Oggi scuole chiuse. Ingv: “Niente elementi che fanno pensare a un’eruzione imminente”
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano afferma di aver colpito un "centro di comando appartenente alla Jihad islamica palestinese" a Damasco. L'attacco dimostra che Israele "non permetterà che la Siria diventi una minaccia per lo Stato di Israele", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, aggiungendo che nella lotta "al terrorismo islamico contro Israele, non sarà dispensato né Damasco né altri".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "La politica tende a minimizzare il ruolo dei clan all'interno delle comunità e della capacità che hanno di raccogliere consensi. Quindi c'è una minore consapevolezza in questa direzione. Farsi condizionare significa mettersi a disposizione" dei clan. E' il monito del Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars Antonello Cracolici conversando con i giornalisti a Catania dove oggi si è trasferita la Commissione per le audizioni. "La politica se si mette a disposizione - dice - è inevitabilmente subalterna alla criminalità".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "Oltre il 20 per cento dei comuni del catanese sono coinvolti in fatti di infiltrazioni, è un dato di fatto. Comuni sciolti per mafia, o per cui è stato deciso l'accesso. O per il quale verrà chiesto ei prossimi giorni, come a Ramacca". E' il grido d'allarme lanciato dal Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars, Antonello Cracolici, a margine delle audizioni a Catania. "E' evidente che c'è una condizione sulla quale bisogna guardare con molta preoccupazione quello che sta avvenendo nei territori - dice parlando con i giornalisti-Anche perché la mafia ha cambiato pelle, ha cambiato persino anagrafe".
Il Cairo, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Egitto, Hamas e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) hanno accolto con favore le dichiarazioni di Donald Trump secondo cui “nessuno espellerà i palestinesi” dalla Striscia di Gaza, come il presidente americano ha dichiarato ieri alla Casa Bianca, in risposta a un giornalista che gli chiedeva se il piano di “espellere i palestinesi da Gaza” fosse stato menzionato durante le sue discussioni con il primo ministro irlandese, Michael Martin, in visita a Washington.
L'Egitto "afferma che questa posizione riconosce l'importanza di evitare il peggioramento delle condizioni umanitarie nella regione e la necessità di lavorare per soluzioni giuste e durature per la causa palestinese", ha affermato in una nota il Ministero degli Esteri egiziano.
Da parte sua, il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha affermato che "le dichiarazioni di Trump sulla mancata espulsione dei residenti di Gaza sono state ben accolte". E apprezzamento è stato dichiarato anche dall'Olp: "Apprezziamo le dichiarazioni del presidente americano che conferma che gli abitanti della Striscia di Gaza non sono obbligati a lasciare la loro patria", ha scritto su X il segretario generale Hussein al-Sheikh.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anno scorso la Commissione scientifica ed economia del Farmaco dell'Aifa ha riclassificato, dalla diretta alla convenzionata, le gliptine, farmaci antidiabetici di largo utilizzo. È stata fatta questa riclassificazione sulla base di criteri scientifici. È una classe omogenea di farmaci, ci sono evidenze scientifiche, si è fatta un’analisi dell’impatto e a distanza di un anno possiamo dire che l’esperimento comunque ha funzionato. Effettivamente questi farmaci sono farmaci antidiabetici oggi molto utilizzati, sono di largo impiego, hanno un profilo rischio-beneficio estremamente favorevole, ma il fatto che si siano riclassificati ha portato anche a una maggiore aderenza terapeutica". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Robert Giovanni Nisticò nel suo intervento da remoto oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Il diabete - ha proseguito Nisitcò - è una patologia comunque cronica, che può portare a molte complicanze, quindi favorire l’aderenza, attraverso appunto canali distributivi che vadano verso la prossimità del paziente, è sicuramente una cosa importante. Quindi anche la rivalutazione della farmacia, della farmacia territoriale per raggiungere meglio il paziente, quindi della medicina di prossimità, della sanità di prossimità è sicuramente una cosa importante. Certamente il fatto di aver riclassificato farmaci, da un contenitore già molto sotto pressione a un altro, ci deve dire che sicuramente da un lato possiamo alleggerire quello che è il peso, la pressione del payback farmaceutico, dall’altro però ci sono nuove criticità che dobbiamo tutti insieme affrontare, ad esempio l’impatto sulle Regioni".
L'Aifa "rimane disponibile in tutto questo scenario e noi siamo chiaramente un’istituzione pronta a dialogare con tutti, per far sì che queste disposizioni della Legge di Bilancio abbiano poi la loro finalità, da un lato verso la salute dei pazienti, dall’altro anche verso la sostenibilità del Ssn" ha concluso.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "I numeri parlano chiaro: 9 ,7 milioni di risparmi per il Ssn, e da maggio a novembre 2024 le farmacie territoriali hanno dispensato oltre 2 milioni di confezioni di farmaci antidiabetici a base di gliptine. Tradotto in termini significa milioni di accessi in più a farmaci essenziali, senza file in ospedale, senza doppi passaggi in farmacia per la distribuzione per conto, senza barriere burocratiche. Abbiamo semplificato la vita a centinaia di migliaia di pazienti diabetici, soprattutto anziani, che oggi possono ritirare le loro cure direttamente nella farmacia sotto casa". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' .
"L'impatto economico del provvedimento è altrettanto significativo -sottolinea Gemmato - La spesa a carico del nostro Ssn è risultata inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato con la precedente modalità di distribuzione diretta e per conto, con un risparmio per il Ssn di 9,7 milioni di euro". Gemmato sottolinea l'importanza di quella che lui stesso definisce "una riforma gentile" che "consente al cittadino un migliore accesso alle cure e, di conseguenza, una migliore aderenza terapeutica", oltre "ad un risparmio per le casse dello Stato, mi sembra un ottimo risultato".
Sulla possibilità che altre classi di farmaci vengano riclassificate, come è successo per gli antidiabetici, Gemmato non ha dubbi: "Noi contiamo di spostare pezzo per pezzo - spiega - anno per anno, così come la legge prevede, con un monitoraggio di spesa, la maggior quantità possibile di farmaci, ma proprio per andare incontro al cittadino, ridurre il disagio, migliorare la compliance, l'adenza terapeutica". Ci sono alcuni farmaci che "ovviamente richiedono una dispensazione in ambiente protetto e controllato, quale è quell'ospedaliero, e quelli evidentemente non vengono toccati. Per tutta un'altra serie di farmaci, invece, si apre la possibilità dello spostamento e quindi anno per anno, con una logica di medio e di lungo periodo, sposteremo compatibilmente con il bilancio dello Stato, quindi tenendo sempre sotto controllo i conti dello Stato, sposteremo quante più categorie possibili".
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario. Siamo quindi di fronte a un cambiamento atteso e, per molti aspetti, radicale, che richiede un monitoraggio costante. Dai dati il bilancio è positivo. La spesa per il Servizio sanitario nazionale risulta ridotta, offrendo margini concreti per proseguire su questa strada, con benefici tangibili per i pazienti". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Proprio un anno fa ci siamo incontrati qui insieme a rappresentanti di istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti e rappresentanti della filiera farmaceutica, per discutere questo significativo cambiamento: la possibilità per le farmacie convenzionate di dispensare farmaci precedentemente disponibili solo presso le strutture ospedaliere. Un passo in avanti che ha posto al centro le esigenze dei pazienti, semplificando il loro accesso alle cure - ha ricordato il ministro - Questo percorso ha radici lontane. Già nella precedente legislatura, grazie a un’indagine parlamentare promossa proprio dal sottosegretario Gemmato, era emersa la necessità di superare regole ormai datate, nate principalmente per contenere la spesa farmaceutica. Su queste basi è stata costruita la cornice normativa della Legge di bilancio 2024, con il coinvolgimento dell’Aifa e l’istituzione di un tavolo tecnico presso il ministero della Salute per monitorare gli effetti finanziari della misura e garantirne la sostenibilità".
"Le prestazioni farmaceutiche rappresentano un pilastro fondamentale dei Livelli Essenziali di Assistenza. Per questo, oltre all’analisi dell’impatto economico del provvedimento, è essenziale valutarne i benefici in termini di maggiore aderenza terapeutica, resa possibile da condizioni di accesso più semplice - ha aggiunto Schillaci - Le nuove disposizioni costituiscono un banco di prova della capacità del nostro servizio sanitario di innovarsi e rispondere con tempestività ai bisogni di salute cambiati dei cittadini. Abbiamo rafforzato il diritto dei cittadini ad accedere più facilmente ai farmaci; abbiamo risposto in particolare alle esigenze dei pazienti cronici e degli anziani che sono i principali fruitori della distribuzione diretta, e di chi vive nelle aree interne e più lontane dalle farmacie ospedaliere che osservano orari di lavoro limitati".
"Rivedere il processo di distribuzione dei farmaci significa, poi, valorizzare il ruolo del farmacista nella promozione dell’aderenza terapeutica, contribuendo a una maggiore appropriatezza e costanza nelle terapie che nel caso dei tanti pazienti cronici, con più di una patologia, è molto significativo. Questo non solo migliora gli esiti clinici e riduce le complicanze, ma apporta benefici anche alla sostenibilità del servizio sanitario", ha concluso.