Dai verbali d'interrogatorio il presunto giro di soldi tra l'azienda pubblica e diversi politici, che smentiscono in blocco. L'imprenditore Di Lernia tira in ballo il leader dell'Udc, il consulente Cola chiama in causa Bonferroni, ex parlamentare Dc e membro del cda dell'azienda pubblica. Il manager Borgogni: "Ero io il collettore dei favori". Spuntano i nomi di La Russa, Giorgetti, Romani, Scajola, Matteoli
Sarebbero stati destinati a Pier Ferdinando Casini i 200 mila euro di provenienza Finmeccanica consegnati, secondo l’accusa, al tesoriere dell’Udc Giuseppe Naro. Lo racconta in interrogatorio Tommaso di Lernia, imprenditore romano in affari con Enav-Finmeccanica, spiegando di averlo saputo dall’amministratore delegato di Enav Guido Pugliesi, arrestato nell’inchiesta della Procura di Roma sugli affari del colosso pubblico controllato dal ministero dell’Economia.
A questi si aggiungerebbero i trecentomila euro in contanti consegnati “all’onorevole Bonferroni, espressione dell’Udc”, citati in interrogatorio da Lorenzo Cola, superconsulente di Finmeccanica. Il riferimento è a Franco Bonferroni, classe 1938, già deputato e senatore democristiano, in Parlamento fino al 1994, poi membro del consiglio d’amministrazione della società. Nell’interrogatorio del 9 dicembre 2010, Cola dichiara ai pm di Roma di aver consegnato “agli inizi del 2008” 300 mila euro in contanti “all’on. Bonferroni”, spiegando che “per noi del gruppo Bonferroni era espressione dell’Udc”, “un riferimento politico preciso”. Bonferroni nega tutto: “Non ho mai ricevuto somme di denaro dal signor Cola né da altri. Le dichiarazioni che Cola avrebbe rilasciato al pm di Roma Ielo sono false”, aggiunge, “mi stupiscono grandemente e mi procurano molta amarezza. Ho dato incarico al mio legale, Romano Corsi del Foro di Reggio Emilia, di querelarlo immediatamente”.
Le carte dell’inchiesta descrivono un consistente flusso di denaro verso i partiti, alimentato da fondi neri creati grazie a false fatturazioni delle aziende del gruppo. Si parla per esempio di un finanziamento alla festa del Pdl milanese del 2010, o di interessi particolari dell’ex ministro Altero Matteoli. Tutti gli interessati smentiscono.
Cola, che sta fornendo un’ampia collaborazione, in precedenza aveva sempre assicurato che i vertici Finmeccanica fossero ignari delle tangenti ai politici. Ma nell’interrogatorio del 24 agosto scorso ha cambiato versione, approfondendo anche la terminologia che faceva da sfondo alle sue ‘chiacchierate’ con il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini. “Nelle nostre discussioni – ha detto Cola ai pm – l’attività di sovrafatturazione e di pagamento di tangenti veniva definita ‘fare i compiti’. Locuzione che serviva per definire anche l’attività di mettere a posto le carte, la contabilità e tutto il resto, per evitare si scoprissero i fatti illeciti che intervenivano. Quando qualcuno incappava in qualche vicenda giudiziaria, e a ciò veniva dato risalto mediatico, dicevamo che avevano fatto male i compiti”.
Guarguaglini rispedisce al mittente le accuse. “Non ho mai creato fondi neri, non ho mai elargito né dato ordini di elargire somme di denaro a politici e/o partiti” ha detto il presidente di Finmeccanica, il quale ha ribadito che “il signor Lorenzo Cola non è mai stato il suo braccio destro”. Tra accuse e smentite, la vicenda delle presunte tangenti nella società statale continua a tirare in ballo nomi di spicco della politica italiana, Udc in primis.
IL COINVOLGIMENTO DELL’UDC
Quella di Bonferroni è la seconda vicenda che tira in ballo il partito centrista, dopo la presunta somma consegnata al tesoriere Giuseppe Naro. Si tratta dei 200 mila euro che, secondo quanto riferito dall’imprenditore Tommaso Di Lernia ai pm, erano destinati direttamente a Pier Ferdinando Casini. “Pugliesi (amministratore delegato di Enav, arrestato per la tangente, ndr) mi disse che erano destinati a Casini – ha detto Di Lernia ai magistrati – Vennero consegnati al tesoriere dell’Udc perché erano assenti sia Cesa (Lorenzo Cesa, segretario del partito, ndr) che Casini, impegnati in un’operazione di voto, secondo quanto disse il tesoriere (Naro, ndr). Riguardo a questa vicenda, Pier Ferdinando Casini, annunciando querele, ha rispedito al mittente i sospetti: “Non mi sembra che le accuse vengano da Santa Maria Goretti” ha detto il leader Udc (qui il video).
L’ex presidente della Camera è tornato sulla vicenda, assicurando di non aver “mai visto né conosciuto” l’imprenditore Di Lernia. “Nella vita bisogna avere serenità. Io sono stato così fortunato che se c’è da soffrire ingiustamente mi migliorerò”. Casini definisce la vicenda “lunare” e difende il tesoriere del partito Giuseppe Naro: “Mi fido di quel che dice lui”. E conclude: “C’è piena fiducia nella magistratura come è giusto che sia. Non credo a complotti”.
GUARGUAGLINI E SIGNORA
Lorenzo Cola esclude “che Guarguaglini e Marina Grossi (amministratore delegato della controllata Selex Sistemi Integrati e moglie di Guarguaglini, ndr) abbiano mai percepito denaro”, ma almeno Grossi sarebbe stata a conoscenza del “sistema” vigente: ”Si parlava con Marina Grossi del fatto che per lavorare in Enav occorreva pagare tangenti”, ha detto Cola ai pm, in riferimento all’ente che controlla il traffico aereo. “E’ un sistema che lei ha ereditato e che ha continuato a realizzare”.
Quanto al presidente di Finmeccanica, nell’interrogatorio del primo settembre 2011 allegato all’inchiesta Enav, Cola dichiara: “Guarguaglini autorizzava tali operazioni ovviamente, non caso per caso. Borgogni (Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo, ndr) aveva un’investitura a effettuare questo tipo di operazioni per conto del gruppo da parte di Guarguaglini. Di esse occasionalmente egli aveva specifica notizia”. Cola si riferisce proprio ai 300mila euro citati a proposito di Bonferroni.
GLI ALTRI POLITICI
Il consulente racconta anche come avveniva la lottizzazione in Enav: “Formalmente, il potere di nominare il cda spettava al Ministero dell’Economia”. Ma “sul piano sostanziale la nomina era il frutto di una precisa ripartizione politica. In concreto, nella prima fase, ossia tra il 2001 e il 2002, vi era un cosiddetto tavolo delle nomine o laboratorio all’interno della maggioranza, composto da Brancher, Cesa, Gasparri o La Russa e un uomo della Lega”.
Lo scandalo si ingrandisce e il terremoto ai vertici di Finmeccanica sembra imminente. La holding italiana perde pezzi, scossa come è da quanto emerge dagli interrogatori di Cola e di Borgogni, direttore delle relazioni istituzionali, indagato per finanziamento illecito ai partiti e autosospesosi dall’incarico che ricopriva nella società. Il pm della Procura di Roma Paolo Ielo ha chiesto l’arresto di Borgogni per la vicenda degli appalti Enav, arresto negato dal Gip.
PDL O PD?
Secondo il magistrato, “vi è una conversazione telefonica intercettata dalla quale – si legge nella richiesta – si evince con solare evidenza che il ruolo di Lorenzo Borgogni, dentro Finmeccanica, fosse anche quello di occuparsi di contribuzioni illecite al sistema dei partiti”. L’intercettazione è del 21 settembre 2010 e Ielo aggiunge: “Il tenore di tale telefonata appare essere inequivoco. Si tratta di una contribuzione al Pdl, che – continua – rischia di essere confusa con una contribuzione al Pd, palesemente illecita in ragione del fatto che deve essere effettuata con una società esterna”.
Nella telefonata, Borgogni parla con un certo Marco. Marco afferma che “mi ha chiamato Filippo, dice che su, su quel discorso che facciamo ogni anno della loro offerta di partito a Milano… beh, del Pd, credo sia una cosa del Pdl, no? Dice che te ne ha parlato a te pure?”. Borgogni nega, ma Marco insiste: “Su Milano… lui mi ha detto anche che gli hai indicato che non volevi comparire come Finmeccanica ma come una società esterna”. A quel punto, Borgogni prima gli dice “vabbè, se ne parla quando torni dai” e poi, di fronte alle insistenze dell’interlocutore (“lui dice sto all’ultimo, con l’acqua alla gola”), fa capire di non gradire: “Dai Marco maremma puttana Marco”.
LE INCHIESTE DI ROMA E NAPOLI
Il potente uomo comunicazione ha deciso di collaborare con i pm di Napoli, titolari dell’inchiesta Finmeccanica sugli appalti esteri ottenuti dal colosso industriale. I verbali di Borgogni sono stati poi trasmessi anche ai magistrati romani che indagano sugli appalti delle società controllate da Finmeccanica e dall’Enav. Che cosa racconta Borgogni? Racconta di essere “il collettore di rapporti con i politici” per conto di Finmeccanica.
“Mi sono sempre occupato – dice – di trasferire le loro richieste alle società del Gruppo. Nomine, assunzioni, appalti. Sono in grado di ricostruire – continua – quanto è accaduto negli ultimi anni”. E quale sarebbe la rete di interessi legati a nomine dettate dai partiti? Borgogni parla di tutti gli schieramenti, dalla destra alla sinistra, passando per il centro. Un episodio è emblematico. Quando Borgogni racconta agli inquirenti che: “Su richiesta del presidente di Enav, Luigi Martini, feci assumere la figlia di Floresta (Ilario, ex deputato di Forza Italia, ndr) in una delle società del gruppo Finmeccanica, che ne aveva fatto richiesta al Martini”.
IL SISTEMA
Il manager avrebbe rivelato agli inquirenti il funzionamento del sistema di spartizione delle poltrone nel Cda di Finmneccanica. Nomine di precisa espressione politica. Come quelle di Piergiorgio Alberti, espressione dell’ex ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola; Nicola Squillace referente dell’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa; Franco Bonferroni come espressione dell’Udc e, infine, Dario Galli della Lega Nord. Ma le cronache di oggi, riportano anche i nomi di Carlo Giovanardi e Gianni Letta. L’ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio di ministri – racconta Borgogni – avrebbe indicato i nomi da inserire ai vertici di alcune controllate di Finmeccanica per conto dello stesso Giovanardi.
Ma spuntano anche i nomi di candidati avanzati da Giancarlo Giorgetti della Lega. E in un appunto si menzionano Paolo Romani e l’ex consigliere di Tremonti, Marco Milanese. Non solo. Di Lernia ha tirato in ballo anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e il senatore del Pd Marco Follini, all’epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio. “Smentisco nel modo più categorico: non c’è nessuna telefonata mia o di persone a me vicine; non ho mai visto, né sentito Di Lernia, non so chi sia” ha dichiarato Follini ad ‘Agorà’ su Raitre, spiegando che “il suo nome l’ho letto dai giornali e scopro che è un faccendiere. Non mi sono mai occupato di queste cose – ha aggiunto l’esponente dei democratici -. Sono indignato ed esterrefatto e sentirò i miei avvocati per una querela”.
Sia Cola che Tommaso Di Lernia, imprenditore romano in affari con Enav-Finmeccanica, tirano in ballo l’ex ministro Pdl Altero Matteoli, che però smentisce qualunque coinvolgimento nella vicenda. “Martini (presidente Enav, ndr) è espressione anche di Matteoli, a sua volta molto vicino a Optimatica”, afferma Cola. Di questa società aveva già parlato Di Lernia il 27 giugno 2010: “Optimatica è una società vicina al ministro Matteoli, credo che eroghi finanziamenti alla fondazione a lui riconducibile”. L’ex ministro nega decisamente queste ricostruzioni: “La Fondazione che presiedo non ha mai ricevuto finanziamenti dalla società Optimatica, che non è in alcun modo a me legata”.
Nella puntata di Report, del 20 novembre, il presidente Guargaglini dichiarava: ”Escludo di aver mai dato autorizzazioni del genere e non ne sono mai venuto a conoscenza”. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Borgogni aggiunge che sui contratti stipulati in questa gestione di “aver agito d’accordo con il presidente Pier Francesco Guarguaglini, del quale sono uno dei collaboratori più stretti”.
L’11 gennaio scorso, Borgogni era stato sentito dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, presenti anche i magistrati Paolo Ielo, Rodolfo Sabelli e Giovanni Bombardieri e aveva ammesso di avere incassato milioni di euro da società che lavorano con Finmeccanica fino ad accumulare 5,6 milioni di euro su un conto londinese, dopo averli ‘ripuliti’ con lo scudo fiscale appena in tempo per potere dichiarare con tono offeso ai giornalisti: “Non ho conti all’estero”.
RIPERCUSSIONI IN BORSA
Intanto il titolo Finmeccanica sente la pressione. A Piazza Affari a pochi minuti dall’avvio delle contrattazioni, il titolo cedeva il 3,92% a 3,86 euro, per poi chiudere a -6.6%. Insistenti le voci su una convocazione straordinaria di un Cda già nei prossimi giorni. Non viene escluso che il presidente, Pier Francesco Guarguaglini, possa dare le dimissioni. I primi a esprimersi sono gli analisti finanziari di Intermonte: “Riteniamo che le dimissioni di Guarguaglini possano essere positivamente accolte dal mercato perché sarebbero un ulteriore segnale di cambiamento nella società”, dichiarano in una nota.
Guarguaglini è indagato per frode mentre sua moglie, Marina Grossi, amministratore delegato della controllata sempre da Finmeccanica Selex Sistemi integrati, è accusata di frode e corruzione. Ci si aspettava un braccio di ferro tra Giuseppe Orsi, ad di Finmeccanica, e Guarguaglini stesso al consiglio di amministrazione della controllata Selex Sistemi Integrati, epicentro dello scandalo Enav-Finmeccanica, con Orsi a chiedere “la testa” dell’ad Grossi, ma dopo una lunga riunione Marina Grossi resta alla guida della società.