Torna il capitolo liberalizzazioni nell’agenda Monti. Sarà la volta buona? Le liberalizzazioni – che sono una cosa diversa dalle privatizzazioni con le quali spesso vengono confuse – puntano alla riduzione delle barriere all’entrata in dati mercati, in precedenza ‘riservati’ a uno o a chi operatori. Da diversi anni esse fanno parte del programma elettorale di entrambi gli schieramenti, ma non riescono ad essere completate nel nostro paese.
Naturalmente le liberalizzazioni vanno fatte con misura, in alcuni settori più di altri, e non bisogna cadere nell’errore che la libera concorrenza sia sempre e ovunque la panacea per il cittadino-consumatore, indipendentemente dalle specifiche caratteristiche dei servizi.
La spinta europea alle liberalizzazioni ha riguardato negli anni passati soprattutto le industrie a rete. Come si vede dalla figura in alto (per ingrandire clicca qui), ripresa dai dati Ocse (Pmr 2009), il nostro paese è in linea con gli altri paesi europei in alcuni settori (elettricità, gas, telecomunicazioni), ma è messo male nei trasporti (specie quello ferroviario) e nei servizi postali.
Ciò non vuol dire tuttavia che in questi settori si possa o si debba liberalizzare subito e in tutti i segmenti. Si tratta, infatti, di settori nei quali la garanzia di livelli essenziali del servizio a tutti è fondamentale, anche per la nostra Costituzione. Per altro verso, sarebbe del tutto errato pensare che non va fatto nulla nelle Tlc e nell’energia. Anzi.
I dati che abbiamo citato coprono solo le liberalizzazioni dal lato dell’offerta, ma non misurano l’effettiva libertà di scelta dei consumatori finali dal lato della domanda.
Come invece dimostrano altri recenti dati (Eurobarometer), la libertà di scelta dei consumatori italiani, anche nei mercati già liberalizzati, è oggi ostacolata da pratiche commerciali scorrette, contratti poco trasparenti, qualità del servizio medio-basse. Sono ancora pochissimi i consumatori che cambiano fornitore, eppure la qualità percepita dei servizi da parte dei consumatori italiani, in questi settori, è tra le più basse d’Europa.
E’ allora su questo fronte, ancora poco battuto dalle politiche di liberalizzazione, che bisogna intervenire. Non basta aprire i mercati se poi la concorrenza vera non si manifesta anche attraverso l’effettiva libera scelta dei consumatori.
Le proposte non mancano, gli strumenti nemmeno. Che sia la volta buona? Vedremo.