Ancora non sappiamo quanto la strada sarà lunga e tortuosa. Ma il punto di arrivo, se non altro, appare più definito. Soprattutto alla luce delle ultime, eloquenti, dichiarazioni pubbliche dei protagonisti. Così, la Germania sembra prossima a cedere anche sugli eurobond. Ma lo farà vendendo cara la pelle. Il che, in estrema sintesi, significa che i Paesi della periferia potrebbero ottenere quello che vogliono da tempo. Ma lo scambio non sarà affatto indolore. Anzi, sarà davvero epocale.

La soluzione alla trattativa potrebbe essere stata delineata oggi. La Banca centrale europea, con buona pace di Berlino, potrebbe quindi decidere di emettere obbligazioni “continentali” caricando su di sé il rischio di tutti i Paesi dell’area euro. Ma il rischio, ovviamente, non potrà essere scaricato solo sulla Germania. Motivo per il quale, in un futuro prossimo, la Commissione avrà diritto di commissariare di fatto la politica economica e finanziaria dei Paesi in difficoltà. Rispondendo (tutti) al concetto di “comune interesse europeo” e i tedeschi, da parte loro, si faranno carico di un rischio maggiore. Non è esattamente ciò che avevano in mente gli ormai mitici “falchi della Bundesbank”, ma è certamente quanto di più prossimo al pensiero espresso in giornata da Angela Merkel. “I Paesi europei che non rispettano gli impegni di bilancio – ha affermato oggi la cancelliera – dovranno cedere una parte della loro sovranità”.

Per José Manuel Barroso è tutto chiaro. Almeno a sentire quanto dichiarato oggi nel corso della conferenza stampa lampo al termine dell’incontro con il premier italiano Mario Monti. Per orientare le azioni dei governi, ha spiegato il numero uno della Commissione Ue, servono istituzioni forti che vigilino, valutino e impongano l’applicazione delle regole. Per anni, ha proseguito, molti Stati membri non hanno rispettato il Patto di Stabilità, cosa che, unitamente all’irresponsabilità finanziaria sui mercati, “ha contribuito a creare la situazione odierna”. Una situazione inaccettabile, ovviamente, che necessita ora di un grande cambiamento. Domani, ha spiegato Barroso, la Commissione presenterà le sue proposte per aumentare la sua stessa capacità di monitoraggio del rispetto dei patti di stabilità e crescita. In futuro, se un Paese dovesse presentare una legge finanziaria giudicata incompatibile con questi patti, ha ribadito oggi, la Commissione stessa potrebbe chiedere “una nuova lettura parlamentare”. E se alla fine ad essere approvato fosse un testo ancora inadeguato, ecco emergere la minaccia delle sanzioni, anche “monetarie e finanziarie”.

Sanzioni in potenza, insomma, che dovrebbero bastare a far riflettere attentamente i governi. Chiamati, di fatto, a imprese non da poco, visto il perdurare della crisi di fiducia espressa dai dati del mercato. Più o meno ciò che sta accadendo al governo italiano che, tuttavia, alle perplessità del comparto obbligazionario può contrapporre se non altro un certo credito di fiducia vantato da Monti a Bruxelles e Francoforte. Un credito, si spera, sufficiente a convincere i commissari della probabile incapacità di Roma di raggiungere l’agognato pareggio di bilancio entro il 2013. A precisa domanda, Monti ha oggi glissato lasciando intendere, implicitamente, che le difficoltà non mancano. Ma in fondo, il premier può sentirsi abbastanza sicuro. Non è un mistero, ovviamente, che Monti sia l’uomo di fiducia delle istituzioni europee. Un motivo sufficiente per alleggerire il pressing almeno nell’immediato.

Per il futuro, comunque, la pressione resterà alta per tutti. Ed è proprio questo, come si diceva, il principale indizio a favore di un passo indietro da parte della Germania. Difficile, obiettivamente, pensare che i Paesi in crisi possano accettare un commissariamento di fatto basato su un vero e proprio sistema sanzionatorio senza ottenere in cambio un provvedimento concreto che possa calmare definitivamente i mercati. Per questo, insomma, sembra ormai evidente che la merce di scambio di una simile stretta di “governance” possano essere solo i fatidici eurobond. Solo ieri il portavoce del governo tedesco Steffen Siebert aveva ribadito la chiara opposizione di Berlino. Ma la breccia sembra ora essersi aperta. Secondo il Financial Times Deutschland, Merkel non avrebbe escluso “proprio categoricamente” l’ipotesi ma intenderebbe, in realtà, “far studiare approfonditamente il progetto che il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso le ha appena recapitato”. Adesso, ha spiegato la cancelliera, “non è ancora il momento di parlarne”. In futuro si vedrà. Eccome se si vedrà.

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