Domani l'Ufficio di presidenza di Montecitorio esaminerà due proposte di Pdl e Lega per oscurare l'obiettivo dei fotoreporter: si punta a limitare a mezz'ora la loro presenza in aula o a proibirla del tutto
I tempi cambiano, e tocca adeguarsi. Per esempio, se fotografi e cameraman s’infiltrano nei palchi parlamentari per cogliere dettagli imbarazzanti – dimostrando peraltro uno scarsissimo senso delle istituzioni e un disastroso amor di patria –, sarà meglio inventarsi un modo per tenerli alla larga. E infatti domani, dopo che Mario Monti sarà andato in giro a convincere l’Europa che siamo diventati un Paese tanto adulto e responsabile, l’Ufficio di Presidenza della Camera affronterà di petto lo spinoso argomento: come bloccare zoom selvaggio? Alle ore 11, 30, primo punto all’ordine del giorno, ecco due proposte da esaminare con la dovuta attenzione.
Secondo l’agenzia Dire, una è stata depositata del Pdl e messa a punto dall’onorevole Gregorio Fontana: dirette a parte, concesse solo in occasioni eccezionali, l’accesso ai fotoreporter dovrebbe essere garantito solo per una mezzoretta, giusto il tempo di qualche scatto d’ordinanza e poi via libera a smanettoni e grafomani. L’idea della Lega, firmata Giacomo Stucchi, va giù con la roncola: niente più obiettivi supersensibili in aula onde evitare la diffusione di zoommate su pizzini, giochini e messaggini indebitamente sottratti alla faticosa vita parlamentare.
Può infatti l’onorevole deputato tollerare che il suo girovagare sui siti di escort (“per sbaglio”, come ebbe a dire Simeone Di Cagno Abbrescia, Pdl) o a tweettare (vedi Roberto Menia, Fli) o ancora a inviare disponibili inviti cartacei al neopremier (vedi Enrico Letta, Pd) sia disturbato da invadenti mezzi che moltiplicano via web e giornali l’indecorosa aggressione popolare? Ennò, caspita, si trovi subito una soluzione. Un giusto freno all’eccesso di curiosità che segnò anticipatamente l’uscita di scena di Silvio Berlusconi quando una lente biricchina colse quell’appunto sugli “8 traditori” che non votarono per il bilancio consuntivo.
Galeotto fu il foglietto: vergato con ira funesta dal premier, segnò la fine materiale della maggioranza, e subito giunsero le truppe cammellate a proporre un sano rimedio, le due ipotesi in discussione domani. Perché, fin quando il fotografo coglie amorosi bigliettini alle belle deputate, si può anche strizzare l’occhio. Ma se ci va di mezzo la contabilità delle poltrone, che di qui a fine legislatura diventerà scienza e arte sempre più raffinata, è opportuno stendere un pietoso copriobiettivo. E chissà come reagirà il trasparente Pd dopo la figuraccia di Enrico Letta. Dario Franceschini, capogruppo alla Camera, parte soft: “Penso vadano introdotte delle regole. Anche un deputato ha diritto alla privacy”. Anche nelle aule dove si lavora in nome del popolo italiano?
da Il Fatto Quotidiano del 22 novembre 2011