Il Capo dello Stato torna sull'esigenza di riconoscere la cittadinanza ai nati in Italia: "E' assurdo non farlo". La Lega minaccia: "Faremo le barricate in Parlamento e nelle piazze". La Russa: "Così si fa cadere il governo"
Riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia, a prescindere dalla nazionalità dei genitori. A rilanciare il tema caro a Gianfranco Fini, è oggi il Capo dello Stato che per la seconda volta in pochi giorni rilancia l’urgenza del provvedimento conquistando il plauso del ministro Riccardi, Pd, Udc e Fli ,ma scatenando la reazione della Lega e di parte del Pdl. Così, se Dario Franceschini del Pd si dice pronto a “votare entro Natale”, Roberto Calderoli annuncia che il Carroccio farà “barricate in Parlamento e nelle piazze”; mentre Ignazio La Russa minaccia: “Così si fa cadere il governo”.
Giorgio Napolitano, stamani, ha definito “un’autentica follia, un’assurdità che dei bambini nati in Italia non diventino italiani; non viene riconosciuto loro un diritto fondamentale”. L’inquilino del Quirinale ha rilanciato così la necessità del diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati già avanzato dal Pd che, dopo averlo invocato in aula settimana scorsa in occasione dell’insediamento dell’esecutivo di Mario Monti, sabato e domenica ha raccolto in più di mille piazze le firme a favore della cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia. Che oggi sono circa 350mila. L’Indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza di alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano, svolta dalla commissione Cultura della Camera, ha “contato” nelle aule 630mila figli di immigrati (il 7% degli alunni) e oltre la metà di loro nati in Italia.
Da Pierluigi Bersani a Gianfranco Fini, da Felice Belisario dell’Idv e Pierferdinando Casini, plaudono a Napolitano e ora guardano al governo Monti. “Cari leghisti, abbiamo centinaia di migliaia di figli di immigrati che pagano le tasse, vanno a scuola e parlano italiano e che non sono né immigrati né italiani, non sanno chi sono. È una una vergogna”, aveva detto Bersani in aula durante le dichiarazioni del voto di fiducia a Monti. Ma oggi, a mettersi di traverso sono la Lega e una parte del Pdl. Ignazio La Russa si è spinto fino a minacciare, neanche troppo velatamente, la caduta del governo Monti.
“Se c’è qualcuno che fa finta di sostenere appassionatamente Monti ma in realtà vuole già creare le condizioni perchè cada subito ha trovato la strada giusta: quella di proporre che questo governo affronti il tema della legge sulla cittadinanza”, ha detto il coordinatore del Pdl. “Al di là del merito questa materia è estranea all’emergenza economica per cui nasce il governo Monti ed è invece adatta a farci andare dritti dritti alle urne! Specie in una fase in cui l’equazione spread – Berlusconi è miseramente affondata davanti alla evidenza dei dati oggettivi”.
La questione rischia di spaccare la maggioranza che sostiene Monti. Anche perché il ministro della Cooperazione internazionale e dell’Integrazione, Andrea Riccardi, si dice d’accordo con il Capo dello Stato. “Ha ragione il Presidente Napolitano quando parla di nuovi cittadini italiani. I nati in Italia ancora giuridicamente stranieri superano il mezzo milione e complessivamente i minori residenti in Italia sono quasi un milione. Senza questi ragazzi il nostro Paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minore capacità di sviluppo”, ha scritto il neo ministro su un articolo che uscirà sul prossimo numero di Famiglia Cristiana. “Gli stranieri – si legge in un’anticipazione dell’articolo – ringiovaniscono il Paese. Un minorenne su cinque è straniero. La popolazione italiana è cresciuta grazie all’apporto degli immigrati. L’Italia ha un saldo naturale positivo (differenza tra nascite e decessi) dovuto ai nuovi nati figli di stranieri: sono 78.082 bambini, il 13,9% del totale dei nati in Italia”. E anche i dati economici parlano chiaro: “Il 70% degli immigrati è cliente in un istituto di credito. Tre milioni e 300 mila stranieri hanno presentato dichiarazione dei redditi”. L’integrazione non è quindi questione di ordine pubblico, ma “una grande chance per il domani. Per tutti i cittadini italiani”. Riccardi racconta poi la sua nuova avventura da ministro: “In un tempo di emergenza, ho sentito di dover dare il mio modesto contributo nel quadro di un Governo di responsabilità nazionale. Sono convinto che, nell’attuale situazione, non ci si possa tirare indietro. E’ una situazione di crisi del Paese – sottolinea – che tocca in profondità anche l’Unione europea e gli equilibri internazionali”.
Il primo a sollevare la questione fu, nel marzo 2010, Gianfranco Fini, ancora iscritto al Pdl. In occasione della presentazione del Rapporto sulla famiglia nella sede di Famiglia Cristiana, il presidente della Camera disse: “Se non fosse per le coppie degli immigrati il tasso di natalità del nostro paese sarebbe da allarme rosso. Per fortuna nel dibattito politico si sta avviando una discussione perché spesso con il lavoro servono per pagare le pensioni”. E’ proprio qui, secondo Fini, che la politica deve saper intervenire perché se gli immigrati sono utili allora devono avere anche qualche diritto in più come, per esempio, la cittadinanza. ”Si può discutere sui sette, i dieci o i dodici anni prima di poterla ottenere ma non lo si può fare per i bambini. Per loro, che sono già negli asili con i nostri figli, che parlano il dialetto, che fanno il tifo per la stessa squadra, è necessario pensare ad un percorso breve”.
Il rischio, secondo Fini, è che se ai ragazzi degli immigrati, quelli che Ignazio La Russa ha definito la generazione Balotelli, si proibisce di sentirsi “orgogliosamente italiani” c’è il rischio che “possano raccogliere le prediche di qualche cattivo maestro”. In molti, anche nel Pdl (per lo più ex di An, a cominciare da La Russa) si unirono alla proposta di Fini. Ma lo strappo del presidente della Camera e la nascita di Futuro e Libertà bloccò il dibattito. Ma adesso torna prepotentemente nell’agenda di governo. L’invito del Colle di oggi è stato accolto con il plauso delle associazioni che tutelano i diritti dei bambini e da l’intero arco parlamentare, come detto, esclusi soltanto Lega e parte del Pdl. Antonio Marziale, presidente dell’Ossservatorio sui diritti dei minori, ha definito “straordinario” l’intervento odierno di Napolitano. Mentre Raffaella Milano, direttore del programma Italia-Europa di Save the Children, invita il parlamento a dar seguito alle parole di Napolitano: “L’acquisizione della cittadinanza risponde al principio di non discriminazione e superiore interesse del minore sancito dalla Convenzione dell’Infanzia e dell’Adolescenza”. Ora spetta al Parlamento. Il Pd annuncia che porterà a breve in aula un provvedimento. Dario Franceschini si spinge oltre. “Crediamo che la norma stralcio su cui, ad eccezione della Lega, vi è sempre stata una larga condivisione di tutte le altre forze politiche, potrebbe essere approvata in aula alla Camera prima di natale”.