A causare l’inchiesta era stata la denuncia di un avvocato di Lecce, Francesco Toto, il quale aveva denunciato “un comportamento illecito ed ingiusto dell’onorevole Silvio Berlusconi (all’epoca all’opposizione) che censurando con una pluralità di dichiarazioni la convenienza economica del piano di acquisto di Alitalia proposto da Air France e sponsorizzando la costituzione di una cordata di imprenditori italiani per il salvataggio di Alitalia avrebbe posto in essere un’indebita interferenza determinando con la diffusione di notizie non veritiere il recesso di chi stava trattando per la conclusione del contratto e al tempo stesso una turbativa del mercato mobiliare borsistico attraverso false formazioni privilegiate”.
Il gip ha escluso anche il reato di insider trading, in quanto “non risulta che – Berlusconi, ndr – sulla vicenda sia venuto in possesso direttamente di informazioni privilegiate, cioè di carattere preciso, che non siano state rese pubbliche concernenti direttamente o indirettamente uno o più emittenti strumenti finanziari o uno o più strumenti finanziari che, se resi pubblici, avrebbero potuto influire in modo sensibile sui prezzi di tali strumenti”. Secondo il giudice l’ex premier “si è limitato a manifestare volontà, intendimenti, progetti di carattere politico-economico, riguardanti la sorte di Alitalia in base a dati di pubblico dominio e, per ciò stesso, oggetto di contrastanti valutazioni nel dibattito pubblico relativo al destino della compagnia di bandiera, senza esprimere alcun dato tecnico e soprattutto alcuna notizia di carattere riservato privilegiata e tale da influire al di là della fonte da cui proveniva sensibilmente sui prezzi delle azioni Alitalia”.
Nella motivazione del provvedimento si aggiunge poi che “nell’esporre pubblicamente i suoi convincimenti e l’orientamento della sua parte politica sulla situazione di Alitalia, Berlusconi non ha diffuso notizie false, né posto in essere artifici, ma ha esercitato le sue legittime prerogative di politico e di parlamentare”.