L’Associazione italiana dei giuristi democratici ha un passato glorioso. Fra i suoi fondatori figurarono, nel secondo dopoguerra, il presidente dell’Assemblea costituente, Umberto Terracini, il professore di diritto del lavoro e diritto civile Ugo Natoli, l’avvocato Romeo Ferrucci, che fino agli ultimi giorni della sua vita portò avanti la denuncia sul caso di Ustica, e numerosi altri. Poi, l’Associazione si eclissò negli anni Ottanta. All’inizio degli anni Novanta tentammo un primo rilancio, sull’onda dell’esperienza di “Giuristi contro la guerra”, un gruppo che si era formato in opposizione alla guerra del Golfo del 1991, che si svolse con la partecipazione di un contingente militare italiano in violazione dell’art. 11 della Costituzione. Segretario ne era il magistrato Franco Ippolito e ad essa parteciparono fra gli altri Gianni Lanzinger, Fabrizio Clementi, Franco Danieli e il sottoscritto. Ma questo tentativo ebbe vita relativamente breve. Poi, nel 2000 ci fu un nuovo rilancio, che stavolta mise radici e l’Associazione è presente oggi in numerose province italiane e conta centinaia di iscritti, prevalentemente avvocati.

In un incontro svoltosi sabato scorso al Caffè Letterario di Roma, in occasione della festa del tesseramento dei giuristi democratici, ho identificato due momenti fondativi del “nuovo ciclo” dell’Associazione: il viaggio che intraprendemmo in Turchia nell’aprile del 2000, in collaborazione con l’Associazione europea dei giuristi per la democrazia e i diritti umani nel mondo, di cui facciamo parte, e la presenza, per tutelare i diritti dei manifestanti, alle manifestazioni di Genova contro il G8 del luglio 2001. Da entrambe scaturirono due precisi filoni di iniziativa dell’Associazione, caratterizzati, come gli altri, dalla difesa intransigente dei diritti di espressione e di manifestazione e la lotta agli arbitri di Stato e alla violazione dei diritti umani. Fino, per restare alle cronache di questi giorni, alla presenza nei processi per i fatti di Genova,  e a quella, prevista per i primi di dicembre, ai processi di massa, con centinaia di imputati, allestiti in Turchia contro gli amministratori locali kurdi e gli avvocati, kurdi e turchi, che li difendono. I temi internazionali hanno del resto caratterizzato sempre in modo notevole la nuova fase della vita dell’Associazione, che aderisce all’Associazione internazionale dei giuristi democratici , all’Associazione europea dei giuristi per la democrazia e i diritti umani nel mondo e all’Associazione internazionale dei giuristi contro le armi nucleari .

L’impegno dei giuristi democratici è molto ampio, approfondito e articolato, come dimostra la lettura del documento programmatico predisposto per l’assemblea nazionale in programma a Padova nel prossimo fine settimana, aperta da un convegno che si svolgerà sabato sul temaQuale progetto per quale giustizia?. Il documento programmatico mette in guardia sui rischi di “erosione dello Stato di diritto in Italia”; lo compongono sei parti dedicate all’attacco al diritto e al processo del lavoro, a quello che viene definito “il massacro” dell’istituzione familiare, alle questioni di genere, ai beni comuni, al sistema penale e alla riforma della professione forense.

Ovviamente è impossibile sintetizzare qui il documento, di 80 pagine, che racchiude la summa dell’esperienza compiuta sul campo da centinaia di professionisti che sanno abbinare abilità tecniche e visione politica. Mi limiterò quindi a invitare alla sua lettura, sottolineando come oggi più che mai, smammato finalmente Berlusconi da Palazzo Chigi, contributi di questo livello siano necessari per definire nel merito l’alternativa di cui il nostro Paese ha urgente bisogno. Proprio la capacità di unire la tecnica e la politica, di saper identificare l’ipotesi politica che c’è dietro ogni “tecnica” e di sapere realizzare un’ipotesi politica basata sulla realizzazione del disegno costituzionale con adeguati strumenti tecnici, costituisce del resto la garanzia per la difesa e l’avanzamento dei diritti e dello Stato di diritto.

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