L’Italia non è un paese per bambini. Sono quasi 2 milioni i minori che versano in condizioni di povertà relativa e ben 653 mila quelli che vivono addirittura in povertà assoluta. E’ il dato che emerge dall’atlante presentato da Save the Children, organizzazione internazionale per la salvaguardia dei diritti dei minori.
Centocinquanta pagine di report e statistiche che rappresentano il graduale peggioramento delle condizioni di vita dei minori italiani, specie se si fa riferimento a quelli che vivono nel Meridione. Dove in Sicilia, ad esempio, 44,2 bambini su cento vivono in famiglie con capacità di spesa per consumi sotto la media nazionale. Il triste primato siciliano è seguito dalla Campania (31,9 per cento) e dalla Basilicata (31,1 per cento).
Tra le cause del regresso sociale, gli effetti della recessione mondiale del 2008, che ha colpito in particolare le famiglie con minori a carico. Tra queste, infatti, negli ultimi tre anni sono aumentate quelle a basso reddito, in particolare quelle con più di un bambino, le quali sono cresciute del 5,7 per cento. Dati ancor più allarmanti poi, emergono per quel che riguarda i bambini nati da genitori stranieri, categoria che secondo Save the Children è la meno tutelata di tutte e che conta un minore su due tra quelli che vivono in famiglie povere.
Ma non sono solo di natura economica le difficoltà in cui versano i bambini italiani. Costretti a fare i conti con problemi alimentari, carenza di spazi per il gioco e di investimenti nei servizi dell’infanzia, questi ultimi particolarmente colpiti dai tagli governativi.
Il fenomeno dell’esodo dai centri storici verso le periferie di recente costruzione, dovuto all’impennata del costo degli affitti divenuti insostenibili per molte famiglie, fa in modo che un numero elevato di bambini cresca in luoghi in cui scarseggiano gli standard urbanistici, ambientali e sociali. E anche in questo caso, è il Sud ad uscirne con le ossa rotte. Solo il 16 per cento dei bambini usufruisce dei giardinetti pubblici per giocare. E in Campania, addirittura solo l’uno per cento dei minori gioca nei prati.
A rendere maggiormente pericoloso il rapporto tra il bambino e l’ambiente che lo circonda poi, ci si mette il numero elevato di automobili (3 o 4 macchine per ogni minore la media nazionale, con Aosta che a causa della minore tassazione per l’immatricolazione di nuovi veicoli arriva fino a 13,5 vetture per bambino). E pure i livelli elevati di pm10 (una polvere che penetra nelle vie respiratorie). Ben 51 capuluoghi hanno più volte oltrepassato la soglia critica. Tra questi, il record negativo spetta ad Ancona, Torino e Siracusa.
Le abitudini alimentari, poi, non aiutano affatto. Si registrano infatti oltre un milione di bambini sovrappeso, tra cui quasi 400 mila obesi. Ennesimo risultato disastroso della regione Campania, che anche qui centra il primato nazionale.
In un simile quadro, a giocare un ruolo fondamentale sono i tagli che il Fondo sociale nazionale ha subito e subirà nei prossimi anni, passando dal miliardo del 2007 ai 45 milioni previsti per il 2013. Come se non bastasse, molte risorse comunitarie non ancora impegnate rischiano di tornare a Bruxelles. Influendo negativamente sull’offerta dei servizi pubblici dell’infanzia che, tanto per cambiare, è già carente soprattutto al Sud, dove i bambini presi in cura dagli asili nido comunali in Campania e Calabria registrano percentuali sensibilmente inferiori rispetto ad Emilia Romagna, Valle d’Aosta e Umbria.