Da parte loro gli insolventi hanno tenuto una conferenza stampa dichiarandosi disponibili a non usare più Sala Borsa, ma “solo se davvero il Comune ci darà una soluzione alternativa, siamo in duecento ogni assemblea, abbiamo bisogno di un posto capiente, in centro e di sera, perché molti di noi lavorano”. “Giovedì prossimo dobbiamo riunirci di nuovo – hanno spiegato – vogliamo trovare un modo per non creare più problemi a nessuno, dipendenti di Sala Borsa compresi”. “Quello che hanno detto non mi basta”, è stata la risposta di Ronchi, “prima facciano uscire un comunicato ufficiale in cui dichiarano di abbandonare quello spazio e che hanno sbagliato, poi vediamo”.
Insomma, in piccola una replica di quello che era già avvenuto durante l’occupazione del cinema Arcobaleno. Da un parte Merola che chiedeva di abbandonare il cinema come condizione per iniziare una trattativa, dall’altra gli occupanti che si dicevano disponibili ad uscire ma solo in cambio di un luogo concreto dove trasferirsi. Come sia finita al cinema Arcobaleno è noto, con lo sgombero avvenuto all’alba del 16 novembre per mano delle forze dell’ordine, come finirà questa volta ancora non si sa. “Non so dirle cosa succederà, stiamo ancora valutando – spiega Ronchi – Se torneranno giovedì solleverò un problema politico di fronte a tutta la città di Bologna, devono smetterla di privatizzare spazi che non gli appartengono”.
A dichiararsi soddisfatto delle prese di posizione dell’assessore è il centro destra bolognese, che ha però attaccato la Giunta per la differenza di trattamento riservata al Tpo, a cui è stato concesso fino a sabato il teatro San Leonardo. “Così si fanno figli e figliastri, viene da essere maliziosi e pensare – ha detto la leghista Lucia Borgonzoni – che con quelli vicini politicamente si tratti, con gli altri si mostrino i muscoli”.