Dal verminaio che affiora di ora in ora tra le carte dell’inchiesta Finmeccanica, ci mancava la ridicola difesa del più azzimato tra i finto giovani democristiani.
Pretendere l’aura di santità degli accusatori.
Incastrati, inchiodati, bloccati dai riscontri e dalle confessioni che i magistrati hanno raccolto, i “moderati” provano a smarcarsi invocando la clausola morale: “Chi ci accusa non è un santo”.
E chi dovrebbe essere di grazia?
Un volontario della Caritas? Una crocerossina? Un pacifista vegano?
Chi sta confessando è della stessa risma. Abituato a trattare con i “moderati” che moderati fingono di essere nell’eloquio, ma che mai moderati sono nell’intascare soldi, tanti soldi, cariche e favori.
Il peggior cancro che si attacca a quel po’ di corpo sano che è rimasto di questo Paese.
L’ultimo fiore all’occhiello dell’industria italiana, ridotta a un bordello a cielo aperto.
Politici di tutta l’area “moderata” hanno partecipato alla spartizione, ognuno di loro con il suo sottopanza, a cui da sempre è preposto il lavoro sporco, acchiappare i soldi, portarli a casa, o più spesso farseli portare in busta chiusa a studio, distribuirli, senza mai dimenticare la stecchetta per sé.
300-350 mila euro a botta! Ma dove li vanno a prendere? Tutti a San Marino?
Qual è quella banca che glieli consegna se a ognuno di noi è concesso prelevare al massimo 2499,99 euro?
Capita anche che l’appena deposto ministro dell’Economia riceva alcuni emissari insieme al Senatore a vita nel suo studio, d’altronde ancora oggi le famose 5 parole restano ancora valide.
Oggi i milioni li chiamano “zucchine” e distribuire tangenti: “fare i compiti” e confidando nei tempi lunghi dei processi disegnano già possibili scenari futuri.