Detto il "tedesco" per il suo ruolo da top manager in Allianz, il neo consigliere delegato dell'istituto bancario gestì con il faccendiere della P4 la cacciata di Alessandro Profumo da Unicredit
La corsa di Enrico Cucchiani, eterno candidato alle poltrone di vertice dell’alta finanza italiana, è giunta in vista del traguardo. Sarà lui, milanese, classe 1950, top manager del gruppo tedesco Allianz, a prendere il posto del neoministro Corrado Passera nell’incarico di consigliere delegato di Banca Intesa. L’investitura ufficiale è arrivata oggi alla riunione del consiglio di sorveglianza dell’istituto presieduto da Giovanni Bazoli.
La nomina arriva dopo giorni di convulse trattative tra le fondazioni azioniste della più grande banca d’Italia. Da una parte la torinese Compagnia di Sanpaolo, con Carifirenze e la padovana Cariparo decise a puntare su un manager interno, il direttore generale vicario Marco Morelli. Dall’altra Bazoli, e, su posizioni più sfumate, il presidente della milanese Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che invece hanno subito orientato la ricerca fuori dai confini di Intesa. Cucchiani sembra un nome in grado di mettere d’accordo tutti. L’esperienza non gli manca di certo e soprattutto può vantare un curriculum da manager internazionale di gran peso, visto che dal 2006 siede nel Vorstand, cioè il consiglio di gestione, di Allianz, il più grande gruppo assicurativo del mondo. Il fatto di trascorrere in Germania, a Monaco di Baviera, buona parte del suo tempo, non ha impedito al prudentissimo Cucchiani di dedicare un’attenzione spasmodica alle sue relazioni italiane. E alla fine anche lui, come altri potenti di casa nostra, si è trovato a bussare alla porta di Luigi Bisignani, il lobbista romano, gran ciambelliere di innumerevoli affari a cavallo di politica e finanza.
Agli atti dell’inchiesta della Procura di Napoli sulla cosiddetta P4 sono finite numerose intercettazioni telefoniche che confermano la frequentazione tra il “tedesco”, soprannome affibbiato a Cucchiani (mai indagato), e l’amico Bisignani, che il mese scorso ha chiesto ai pm di chiudere il processo con il patteggiamento. Sono colloqui imbarazzanti soprattutto per Cucchiani, che in trent’anni e più di carriera ha sempre cercato di dare di sè l’immagine del grande manager internazionale, lontano le mille miglia dagli intrighi in salsa italiana. E invece nelle telefonate con Bisignani, che risalgono a settembre del 2010 ascoltiamo il probabile successore di Passera che partecipa alle manovre per costringere alle dimissioni l’allora numero uno di Unicredit, Alessandro Profumo.
Da molti anni, infatti, Cucchiani fa parte del consiglio di amministrazione della banca milanese proprio in rappresentanza del gruppo Allianz e dalle sue parole non si fa fatica a capire da che parte stava durante la guerra di potere che alla fine portò alla defenestrazione di Profumo. Il 7 settembre, per esempio, il manager informa Bisignani di una notizia d’agenzia che dovrebbe uscire di lì a poco da Londra. Il titolo è eloquente: “Il problema non sono i libici, è Profumo”, dove si fa riferimento alla presenza del fondi di Tripoli tra i grandi soci di Unicredit, un fatto che aveva creato qualche imbarazzo nel mondo bancario. Cucchiani conclude dicendo che “deve vedere se si riesce a far uscire l’articolo da Londra”. Il tempo stringe e l’assedio al numero uno di Unicredit è ormai vicino alla stretta finale. Il manager di Allianz non manca di informare l’interlocutore romano delle sue mosse. Gli spiega di aver parlato con il presidente della banca, Dieter Rampl per consigliargli di procedere con la prudenza necessaria, “perché prima devi istruire la pratica avere il consenso di tuti e una volta che è maturata una scelta si fa formalmente precipitare”. Operazione riuscita. Alla fine Profumo si arrende, dà le dimissioni, peraltro allietate da una buonuscita da 40 milioni di euro.
I rapporti tra Cucchiani e Bisignani però continuano, almeno a giudicare dalle intercettazioni dell’inchiesta penale napoletana. Il lobbista romano si è dato da fare anche come consulente di pubbliche relazioni per l’amico manager. Il quale gli illustra un articolo, redatto dal suo ufficio stampa ed effettivamente uscito sul Foglio di Giuliano Ferrara. Questo articolo, spiega lo stesso Cucchiani nella telefonata intercettata, doveva servire come risposta a un’inchiesta del Fatto Quotidiano sui collezionisti di poltrone, cioè i manager con molteplici incarichi nei consigli di amministrazione delle società quotate. Cucchiani, in effetti, da questo punto di vista non si è mai potuto lamentare. Bocconiano, dopo qualche anno alla società di consulenza McKinsey (la stessa dove hanno lavorato anche Passera e Profumo) si è occupato di moda alla Gucci e per Mila Schon. Poi lo sbarco nelle assicurazioni con una carriera tutta interna al gruppo Allianz, prima nelle controllate italiane Lloyd adriatico e Ras, infine nella casa madre a Monaco di Baviera. Ma Cucchiani siede anche nei consigli di big della Borsa come Pirelli e, come detto, Unicredit. A cui va aggiunto un posto nei salotti di rappresentanza del capitalismo internazionale: Aspen institute e Trilateral commission. Proprio come il nuovo premier Mario Monti.
da Il Fatto Quotidiano di giovedì 24 novembre 2011
Aggiornato da Redazione Web alle 17:07 del 24 novembre 2011