Nella sola giornata di martedì sono morte sul lavoro e di lavoro sette persone.
Quasi nessun tg o gr, salvo le solite consuete eccezioni, si è occupato di questa strage, al massimo qualche breve di cronaca, talvolta senza neppure il nome. Sette morti in localitá diverse sono considerate una consuetudine, non fanno “notizia” perché non c’è strage, non c’è “massa critica”, per esprimersi con lo stesso cinismo di chi li ha cancellati e di chi forse li ha condannati a morte.
Altro che “morti bianche“, queste sono morti sporche, sporchissime, non sono il frutto di “tragica fatalità”, ma spesso discendono dal mancato rispetto delle norme, dal taglio dei tempi degli investimenti in materia di prevenzione, dallo spregiudicato ricorso al sub appalto.
Uno straordinario operaio, Marco Bazzoni, che ha dedicato la sua vita a contrastare questa barbarie, ha lanciato a una campagna per mettere al bando le frasi fatte, le parole sbagliate, quelle che vorrebbero assolvere tutto e tutti, così ha proposto di cancellare dal nostro vocabolario espressioni quali “morti bianche”.
La facciamo nostra, anzi, ci permettiamo di aggiungere che la gran parte di questi morti sono ospiti stranieri, molti sono immigrati, donne e uomini senza cittadinanza, spesso lavorano in nero, talvolta vengono davvero mandati a morire dai loro cosiddetti datori di lavoro, ma spesso si tratta solo di aguzzini senza scrupoli.
In attesa che questo paese riconosca finalmente i diritti di cittadinanza a chi nasce, vive, lavora e paga le tasse in Italia, si potrebbe cominciare riconoscendo i diritti e tutta la assistenza necessaria alle loro famiglie, per non aggiungere vergogna a vergogna.