“Te l’ho spiegato dieci volte! È finita la capacità della discarica. È finita. È finita proprio!”. Quando suo fratello lo aveva avvertito del pericolo, Pietro Crinò sembrava non sentirci da quell’orecchio. Lui non solo è il proprietario della discarica, è anche sindaco di Casignana, paesino della Locride, ma soprattutto è un fedelissimo del governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.
Qualche giorno prima delle amministrative, dove si era ricandidato, ha iniziato a prestare attenzione alla situazione della discarica. Come? Rimproverando pesantemente un suo collaboratore: “Pure queste elezioni mi stai facendo perdere. Allora, sopra a Facebook, sopra ai giornali, alla televisione me ne stanno dicendo di tutti i colori. Vogliono venire a fare una visita ecologica, vogliono venire a vedere di fare tutte ste cose e non mi possono sputtanare più di quanto mi hanno sputtanato tutti!”.
Era già troppo tardi. L’inchiesta dei carabinieri “Black Garden” aveva già fatto luce sulla cattiva gestione della discarica di Casignana. Proprio in quei giorni, il sostituto procuratore Sara Ombra stava scrivendo la richiesta di custodia cautelare accolta oggi dal gip che ha disposto gli arresti domiciliari per lui e per il fratello, Antonio Giovanni Crinò, direttore della società “Zetaemme”. Entrambi sono accusati di traffico di rifiuti pericolosi assieme all’altro socio Giuseppe Saverio Zoccoli, e all’architetto del Comune di Casignana Massimo Lofronte.
L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha accertato un traffico illecito di rifiuti e uno scorretto smaltimento del percolato che, veniva, prima sversato nel vallone Rambotta e poi arrivava direttamente a mare. Non prima di attraversare intere aree dove pascolano ovini e bovini.
Un sistema che consentiva alla ditta “Zetaemme” di risparmiare sulle normali procedure che dovevano essere adottate per smaltire il percolato. Gli indagati, in sostanza, stipavano i rifiuti solidi urbani in aree della discarica consortile, non autorizzate e senza previo isolamento dal terreno con apposita geomembrana. Inoltre, omettevano di provvedere alla copertura e compattazione giornaliera dei rifiuti. Infine, venivano conferiti rifiuti pericolosi non ammissibili in discarica dove confluivano anche Rsu di soggetti non autorizzati.
Tra questi la Leonia, la società mista il cui 51 per cento delle quote sono dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria. A tale riguardo i carabinieri del Noe hanno notificato un avviso di garanzia al direttore tecnico della munipalizzata reggina, Giorgio Stiriti, e al sindaco di Gioiosa Jonica Mario Mazza.
Per circa una settimana, infatti, otto camion al giorno sono stati ripresi dalle telecamere dell’Arma mentre scaricavano rifiuti solidi urbani nella discarica di Casignana. Il commissario per l’emergenza ambientale ne aveva disposto solo quattro.
Prima di trovare un accordo “sottobanco”, il funzionario della Leonia Cosimo Simonetta (non indagato) si era rivolto al sindaco Crinò per avere la possibilità di scaricare una parte dei rifiuti del Comune di Reggio.
“Il sindaco di Casignana ha detto che se volete qualcosa per la discarica, lo deve chiamare o Scopelliti o l’assessore Pugliano. – è stata la risposta indispettita di Crinò – Tante volte sono venuto incontro all’ex sindaco di Reggio Calabria. Vi ricordate quando ci stavano le elezioni? Quindici giorni prima che tutta Reggio Calabria…(era invasa di rifiuti, ndr). Siccome dopo le elezioni non mi rispondono più”.
Gli inquirenti parlano di “un’illegalità diffusa nella gestione del sito”. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno dimostrato il ricorso a incendi dolosi di rifiuti all’interno delle aree di abbanco dove sono stati filmati bovini e ovini mentre pascolavano.
Nel corso della conferenza stampa, il procuratore capo Giuseppe Pignatone ha spiegato che “lo scopo degli indagati era quello di ridurre i costi di esercizio e per questo veniva versato in un torrente, fino al mare, tutto il percolato della discarica”.
“Sono reati particolarmente pericolosi per la comunità – ha aggiunto – per cui intendo ancora una volta ringraziare i carabinieri che in breve tempo sono riusciti a individuare le responsabilità di questo grave comportamento”.