Anche in ecologia, come in finanza e in economia, stiamo vivendo da tempo ben al di sopra delle nostre possibilità. Ogni anno di più. Sono passati quasi due mesi dal 27 settembre, il giorno in cui anche nel 2011 si è superata la capacità del pianeta di rigenerare le risorse consumate dall’umanità nell’arco di un anno. Eppure manca ancora più di un mese alla fine del 2011. Il nostro budget naturale, insomma, anche quest’anno ha anticipato il momento in cui è andato in rosso.
La differenza è che se le banche, o peggio, gli Stati falliscono, il mondo potrà bene o male andare avanti lo stesso. Se invece collassa il sistema naturale, nel senso che non avremo abbastanza acqua, o cibo, legname, petrolio, energia o risorse in generale per poter sopravvivere, è molto probabile che di futuro non ci sia più motivo di parlare.
Non sono discorsi da folli cassandre pessimiste, ma dati di fatto. È la conferma di ciò che chi parla di decrescita, ad esempio, dice da molti anni: non è possibile pensare di consumare una quantità crescente e illimitata di risorse in un pianeta in cui queste sono invece limitate.
Per la restante parte dell’anno, sosterremo insomma il nostro deficit ecologico esaurendo le riserve naturali e accumulando CO2 nell’atmosfera. “È come se spendeste il vostro salario annuale in nove mesi, cioè tre mesi prima che l’anno sia finito, e consumaste i risparmi anno dopo anno”, fa notare Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network, istituto di ricerca che ha calcolato l’Overshoot day: “Abbastanza in fretta finireste il vostro capitale”.
“Spendere al di là delle nostre possibilità è diventato un circolo vizioso, nel quale noi sprofondiamo sempre più alla stessa velocità con cui il nostro fabbisogno di natura aumenta”, continua Wackernagel: “Dalla crescita rapida dei prezzi del cibo agli esplosivi effetti del cambiamento climatico, le nostre economie stanno iniziando a confrontarsi con la realtà di anni di consumi al di sopra delle possibilità”.
“Permettere di vivere buone vite a tutti gli abitanti del mondo è certamente possibile, ma non sarà possibile usando lo sviluppo ad alta intensità di risorse e i modelli di crescita che abbiamo adottato nel passato”, afferma Juan Carlos Morales, direttore del Research and Standards presso il Global Footprint Network. “Ciò significa cercare nuovi modelli di progresso e di prosperità che limitino la domanda di beni ecologici. Ciò significa anche conservare le risorse che abbiamo risparmiato come una continua fonte di benessere piuttosto che liquidarle subito per fare cassa”.
Che fare, dunque? “Se la limitazione delle risorse si rafforza ancora, vivremo la situazione di quando si tenta di risalire su una scala mobile che scende”, ha ribadito Mathis Wackernagel: “Ora che tentiamo di ricostruire le nostre economie sane e robuste, è proprio il momento di proporre delle modalità che siano valide e adatte per il futuro”.
È possibile, e necessario, invertire la rotta. E le soluzioni non mancano, lo sappiamo. Ciò che inizia seriamente a infastidire, però, è la consapevolezza che invece di sfruttare e implementare i vari rimedi già messi a punto per potere continuare a parlare di futuro, presto ci verranno a dire che “risalire su una scala mobile che scende” sarà utile per il nostro esercizio fisico, e quindi molto buono per la nostra salute. Lo stanno già facendo. E in molti di noi ci stanno davvero credendo.