A proposito dei cani rumeni, candidati allo sterminio.
C’è un dato di fatto inoppugnabile, umano e di buon senso, che potrebbe mettere d’accordo animalisti e non, politici di destra e di sinistra, liberisti, protezionisti e globalisti: convenire che, poiché la vita media di un cane non supera i 12-15 anni, se procedessimo a sterilizzare in modo sistematico tutti i cani senza padrone che oggi risultano in circolazione – in Italia, in Romania, nell’Europa dei 27 – nel giro di otto-dieci anni, il problema del randagismo non esisterebbe più.
Non è come risolvere la fame nel mondo, è più semplice. E come idea, a me sembra che contenga al fondo qualcosa di profondamente curativo, non solo nella pratica ma per la nostra anima, negli ultimi tempi piuttosto ammaccata. Cambiare almeno un dettaglio di questo mondo, affrontare e risolvere almeno uno dei grandi problemi di relazione tra l’uomo e gli altri esseri viventi – tra “noi” che tutto possiamo e “loro” che tutto subiscono – non potrebbe che farci bene. In tutti i sensi.
Viceversa, catturare e sopprimere i randagi, come proveranno a fare in Romania, e come da decenni si usa fare in altre parti del mondo, non serve, non ha mai prodotto alcun risultato, non può condurre a nulla. E non solo perché i cani che sopravvivono – e sempre ne sopravvive qualcuno o qualcuno viene abbandonato in autostrada – riprendono a moltiplicarsi, ad ammalarsi, a errare in cerca di cibo e di riparo, a riempire le strade di città e le campagne di incurabile dolore per se stessi e per chi ne segue impotente il destino. Ma perché è il principio stesso ad essere sbagliato: uccidere per eliminare un problema significa aver rinunciato a pensare, a far di conto, a far politica, a costruire con passione e pazienza un mondo in cui sia piacevole vivere.
Il mercato dei randagi rende bene a chi lo gestisce. La mafia non teme di sporcarsi le mani trafficando in “cani”. Ai parlamentari rumeni sembra lecito occuparsene solo per decretarne la morte. Non hanno letto Adorno. Non sanno – o non ricordano – che “Auschwitz comincia ogni volta che qualcuno guarda un canile lager e pensa ‘sono solo animali’“.