Il Cairo – Nell’ultimo venerdì prima delle elezioni parlamentari del 28 novembre due cortei hanno marciato per la capitale egiziana.I rivoluzionari sono partiti questa mattina dalla moschea Mostafa Mohamoud nel quartiere di Mohandseen e sono arrivati a piazza Tahrir già affollatissima nel primo pomeriggio. Secondo la BBC ci sarebbero oltre 100.000 persone nella piazza simbolo della rivoluzione di gennaio che per molti egiziani non è finita: “Non andremo via da qui finché i militari non lasceranno il potere” è uno degli slogan più cantati.
Le richieste dei rivoluzionari sono ora sempre più chiare. Chiedono il rinvio delle elezioni che si terranno lunedì 28 novembre, di quelle presidenziali e la cessione del potere da parte dello Scaf, il consiglio Supremo delle forze armate. “E’ inutile andare a votare – dice Saif – senza una Costituzione in cui sono scritti i poteri del Parlamento e del Presidente, l’elezione è una presa in giro”. Il suo amico Abdu aggiunge “Votare in queste condizioni è anti rivoluzionario. Io non ci andrò”.
video di Cosimo Caridi
A settembre è stata approvata una riforma della legge elettorale in cui tra le varie stramberie è prevista una sanzione amministrativa di 500 lire egiziane (circa 60 euro) per tutti coloro che non si recheranno ai seggi. “Pagherò la multa, anzi no non la pagherò, si tratta di una minaccia e comunque a votare non ci vado lo stesso” dice Abdu che da cinque giorni vive e dorme in una delle tende in piazza con altri cinque ragazzi. Mentre a Tahrir si cantano slogan contro il generale Tantawi, in televisione va in onda la prima conferenza stampa del neo-primo ministro Kamal Ganzouri, 78 anni, già primo ministro dal 1996 al 1999 durante il regno di Mubarak (veniva chiamato il ministro dei poveri per essere riuscito a risanare l’economia e ad abbassare l’inflazione, ndr) che oggi si è ufficialmente insediato. “Sono uno di voi, uno del popolo e ho chiesto al Generale Tantawi di darmi del tempo per formare un nuovo gabinetto che possa realizzare gli obiettivi importanti per il nostro Paese”, ha dichiarato Ganzouri. Un gruppo di ragazzi, visibilmente stanchi, alcuni con bende e medicazioni in testa e sulle braccia in seguito agli scontri dei giorni passati con la polizia, è seduto in un appartamento al nono piano di un palazzo sulla piazza. “Ganzouri è più vecchio di mio nonno” dice una ragazza con un portatile sulle ginocchia che non smette di twittare “è un uomo del vecchio regime, amico di Mubarak”. In verità a questi ragazzi che scoppiano a ridere quando il primo ministro tossisce davanti alle telecamere e ai flash dei fotografi, non interessa molto del gabinetto “Sono altre le cose che chiediamo. Di Ganzouri non frega niente a nessuno”.
Non molto lontano da piazza Tahrir, in piazza Abbassiya feudo elettorale di Hosni Mubarak, si è svolta un’altra manifestazione anche questa pacifica ma con richieste ben diverse. “Vogliamo che il governo militare rimanga al potere”, dice Ahmed, un ragazzo di 25 anni laureato in ingegneria “solo loro possono proteggerci e sono in grado di prevenire una guerra contro Israele e gli Stati Uniti d’America”. Centinaia le persone, la Reuters dice 5000, molte famiglie con bambini la cui prima preoccupazione è la sicurezza dell’Egitto. “Quelli in piazza Tahrir non ci rappresentano per questo oggi, l’ultimo venerdì prima delle elezioni, siamo in scesi in piazza anche noi” spiega Ahmed.