Manca il personale e i fascicoli per cui non è ancora stata fissata un'udienza continuano ad aumentare. La richiesta di archiviazione riguarda reati a citazione diretta, che prevedono pene fino a 4 anni, tra i quali spiccano furti, truffe, ricettazioni e contravvenzioni in tema ambientale
Oltre a quei fascicoli in quei giorni del 2009, fra le accuse reciproche tra Procura e Tribunale, si arrivò inoltre a quantificare il numero di procedimenti pendenti a 8.496. Fascicoli per i quali i pubblici ministeri avevano chiuso le indagini e predisposto la citazione a giudizio, senza che il Tribunale avesse fissato però l’udienza. Gli altri, quelli per arrivare a quota 11 mila, si trovavano in quello che molti ribattezzarono l’armadietto della vergogna. Per una buona parte degli 8.496 fascicoli pendenti per fatti risalenti anche al 1999, ora, la procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione per prescrizione: sono in tutto 3.300.
All’epoca il procuratore Silverio Piro, reggente dell’ufficio in attesa della nomina del nuovo procuratore capo, in seguito al pensionamento nel luglio 2008 di Enrico De Nicola, incaricò il pm Morena Plazzi di fare luce sulla vicenda e filtrare quel notevole carico di lavoro. Il pubblico ministero ha così separato i fascicoli ormai prescritti, circa 3300, da quelli non a rischio prescrizione.
I 3300 fascicoli per i quali è stata chiesta l’archiviazione riguardano reati a citazione diretta, che prevedono pene fino a 4 anni, tra i quali spiccano furti, truffe, ricettazioni e contravvenzioni in tema ambientale. Reati che negli uffici giudiziari vengono definiti “ordinari”. Ma intanto dalla procura di Bologna vengono anche sottolineate le difficoltà della magistratura a fronteggiare carichi di lavoro crescenti a causa della mancanza di personale. Negli ultimi cinque anni, infatti, le unità sono passate da 134 a 94. Molti sono andati in pensione o sono stati trasferiti, senza essere però sostituiti.
Con la prescrizione dei 3.300 fascicoli non verranno puniti eventuali colpevoli, né verrà fatta giustizia per le parti offese. Situazione dovuta all’inerzia del Tribunale nella fissazione delle udienze. Ad oggi tutti i dirigenti sono andati in pensione, e la procura non ha ravvisato reati o violazioni disciplinari. Intanto tra le inchieste chiuse nel 2008, circa 60 sono in attesa di fissazione di udienza.
Nel corso degli anni i procedimenti di fissazione di udienze sono comunque cambiati. Prima del 2009, infatti, la responsabilità, dopo che la procura definiva i procedimenti, cioè dopo averli chiusi, passava all’ufficio notifiche, ovvero alla cancelleria, per fissare la prima udienza. Un sistema che a causa della mole di fascicoli non permetteva ai cancellieri di tenere certi ritmi di lavoro. Dal 2009, invece, per evitare accumuli, la responsabilità delle notifiche è tornata di competenza dei pubblici ministeri, che, dopo aver chiuso il procedimento, comunicano la data del processo, lasciando all’ufficio udienze la fase successiva alla comunicazione. Effetto principale del nuovo sistema è quello di interrompere la prescrizione, mentre prima trascorreva liberamente affossando numerosi procedimenti.