Giuliano Bugani domani sera al Teatro Comunale di Dozza Imolese con Morte accidentale di una fabbrica. I licenziamenti alla Omsa e alla Fini Compressori per parlare di dumping sociale e delocalizzazione selvaggia
Una storia di destini incrociati, che costituisce una denuncia forte e chiara: “Io alzo l’accusa verso destre, sinistre e sindacati. Nessuno ha saputo prevedere quello che negli anni ’80 veniva chiamato dumping sociale. Nessuno ha pensato di mettere una pezza su quello che si stava sgretolando”. Nulla a frenare la delocalizzazione, che oggi è esplosa “A vent’anni di distanza, la nuova definizione è : delocalizzazione. Ma tutto è come prima. Peggio di prima. Le fabbriche chiudono. Anzi riaprono. Lontano da dove sono nate e cresciute”. A opporsi a questo, un vuoto legislativo: “In Italia, se vado ad aprire all’estero, non devo restituire niente allo Stato. Non c’è un legge che imponga, come avviene in Francia, a tutela dell’industria autoctona e della produttiva stessa del paese, una sorta di risarcimento: ho usufruito di incentivi, agevolazioni, della ricerca, e ora me ne vado. L’industria si arricchisce due volte così”. E le fabbriche, si spengono. “Una fabbrica può morire? – si chiede Bugani, figlio e nipote di operai – Una fabbrica, se può morire, vuole dire che ha vissuto”. E questa vita, viene messa in scena “da un uomo che racconta la sua storia, davanti a una fabbrica nuda, vuota”. Quando era piccolo, racconta, al posto dello stabilimento in cui ha lavorato, c’era un campo da calcio, sradicato per costruire un edificio che ora tace: “da grande, quest’uomo si ritrova senza nessuno dei due. Senza passato e senza futuro”.
Teatro di memoria che diventa teatro di denuncia. La deindustrializzazione del paese ha una causa ben precisa secondo lo scrittore: “dobbiamo trasformarci in uno stato militarizzato per favorire il progetto Africom”, il progetto Nato che prevedrebbe la guerra in Africa settentrionale secondo le stesse modalità di quella svolta in Medio Oriente, e con basi strategiche in Italia. La ricostruzione-denuncia verrà rappresentata nello spettacolo La guerra di Dio domenica 27 a Imola (Teatro Lolli): “In Italia, il potenziamento delle spese militari è cresciuto del 15% dal 2002. Ogni anno spendiamo 25 miliardi in armamenti”.
L’operaio dell’ex Eurodent , non è nuovo a questo tipo di narrazione. Inizia proprio davanti ai cancelli delle fabbriche di Bologna, a rappresentare quelli che prima erano semplici corti teatrali. Ma allora “lo facevo mentre il lavoro ce l’avevo ancora”. Tra i suoi spettacoli, Marzabotto,Reggio, 2 agosto 1980, il racconto di “stragi intrecciate da un filo nero” e rappresentata due volte in occasione della celebrazione della strage alla stazione di Bologna; e I ragazzi del Salvemini, sulla strage all’Istituto Salvemini di Casalecchio del 6 dicembre 1990.
Durante la rappresentazione di Morte accidentale di una fabbrica, Bugani si avvarrà di una preziosa collaborazione: il monologo è accompagnato da un giovane talento, Gianluca Nuti. 17 anni e al sesto di conservatorio, il pianista dialoga con i racconti dell’autore, improvvisando su musiche da lui appositamente composte.