La soluzione della vertenza per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese potrebbe essere più vicina. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, ha convocato per domani mattina alle 10 negli uffici di via Veneto Invitalia e sindacati dei metalmeccanici. Secondo le stesse fonti la Fiat sarebbe disposta a mettere in campo le risorse necessarie per la mobilità incentivata degli operai.
Mercoledì scorso le parti, al termine dell’ennesima riunione al dicastero dello Sviluppo economico, si erano date appuntamento per martedi’ prossimo. L’incontro, secondo i rappresentanti dei lavoratori, si era concluso con un nulla di fatto e con una insoddisfazione generalizzata. Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, aveva invece parlato di “passi in avanti”. “Il margine da colmare – aveva poi sottolineato – è più ridotto”. Oggi la notizia dell’accelerazione impressa dal ministero. Per ora nessun conferma riguardo alle voci sindacali che danno la Fiat disposta a mettere in campo i fondi necessari per la mobilita’ incentivata, l’ultimo nodo da sciogliere.
Ignazio Marino sprona l’esecutivo. “Il dramma di Termini Imerese è la conseguenza diretta di una politica economica incapace di attirare gli investimenti stranieri. La disperazione di questi operai deve essere la disperazione di tutti: le riforme mancate nel campo delle relazioni industriali, del lavoro e del diritto civile ci hanno reso fragili e legati esclusivamente a capitali italiani per creare nuovi posti di lavoro, in particolare nel Mezzogiorno. Ora a queste persone manca un’alternativa e il governo, insieme all’esecutivo regionale, dovrà fare tutto il possibile per sviluppare nuove attività per tutti i giovani lavoratori, che non possono certo sopravvivere con la sola mobilità incentivata”, ha detto il senatore del Partito Democratico.
“Durante gli anni in cui fondai il Centro trapianti di Palermo – continua Marino – ho conosciuto molta gente che lavorava nello stabilimento di Termini Imerese e lo rivendicava orgogliosamente. Lavoratori orgogliosi del loro onesto salario che rappresentava anche un ostacolo alla diffusione della criminalità organizzata. Ora smantellare quello stabilimento è un segnale ben chiaro, è lo Stato che rinuncia a sostenere il diritto al lavoro e temo che molti disperati e senza futuro si avvicineranno alla mafia”.