“Una forma di persecuzione che si manifesta con azioni violente di tipo fisico, psicologico o sessuale o in qualunque modo dirette a provocare sofferenza nella donna. Comprese le minacce, la coercizione e la privazione della libertà, sia nella sfera privata sia in quella pubblica”. E’ questa la definizione di violenza contro le donne elaborata dall’Assemblea generale dell’Onu. Che nel 1998 ha istituito, ogni 25 novembre, una Giornata internazionale per combattere il fenomeno.
E proprio oggi Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente – e cofondatrice, più di 20 anni fa – di Telefono Rosa non nasconde la sua preoccupazione per l’attuale situazione italiana: “Con il nuovo governo il ministero per le Pari opportunità è sparito”, assorbito da quello del Lavoro e Politiche sociali diretto da Elsa Fornero. E nei momenti di difficoltà economica “il primo settore cui si chiedono sacrifici è quello del sociale”. Il timore è che “saremo noi operatori i primi a pagare la crisi. Anche se per il momento le case di accoglienza per donne maltrattate non hanno subito tagli”.
Nel nostro Paese l’ultima indagine ufficiale su “Violenza e maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia” è stata condotta dall’Istat nel 2007. Dalle interviste su un campione di 25mila donne tra i 16 e i 70 anni emerge che ben 6 milioni e 743mila hanno subito soprusi di tipo fisico – non per forza di natura sessuale – nel corso della loro vita. Una su tre. Un dato aggravato dal “sommerso”, cioè dall’enorme numero di donne che subisce e tace. Secondo l’Istituto di statistica oltre il 90% delle italiane vittime di violenze non ha denunciato.
“La paura di raccontare deriva da una situazione di sudditanza. Fisica e psicologica, ma anche finanziaria”, spiega Moscatelli. “Molte donne non lavorano, hanno figli, e si chiedono: ‘Se vado dai carabinieri come faccio domani a comprare da mangiare ai miei bambini?’”. La cancellazione del ministero per le Pari opportunità significa, per Telefono Rosa e per tutte le associazioni che lottano contro la violenza sulle donne, la perdita di un interlocutore importante. “Negli ultimi anni erano stati fatti molti passi avanti”, racconta Moscatelli. Ad esempio con l’introduzione del reato di stalking.“La nostra associazione ha lavorato tantissimo per questa fattispecie, che stava per passare già nella legge sulla violenza sessuale elaborata dal governo Prodi”. Poi l’esecutivo è caduto prima della definitiva approvazione. “Ma nella successiva legislatura”, continua la presidente di Telefono Rosa, “il ministro Mara Carfagna ha stralciato dal testo la parte relativa al reato di stalking, che è entrato in vigore un anno dopo (nell’aprile 2009, ndr)”.
E qualche risultato è arrivato: “Da gennaio a giugno del 2011 le denunce di stalking che abbiamo ricevuto sono aumentate del 2% rispetto allo stesso periodo del 2010”, spiega. Non è una crescita enorme, ma rispetto agli inizi il cambio di passo è evidente: “Quindici anni fa maltrattamenti e molestie contro le donne quasi non erano riconosciuti. Poi via via il contesto sociale è cambiato e la legislazione si è adeguata”.
E non è solo lo stalking. Altre norme in difesa delle donne hanno segnato il cambiamento. “Ad esempio – aggiunge Moscatelli – il patrocinio gratuito per tutte quelle che denunciano una violenza”. Una misura “che ha aiutato in particolare le minorenni senza lavoro e ancora a carico della famiglia: la loro decisione di raccontare le violenze subite era condizionata dalla volontà dei genitori. I quali spesso si vergognano altrettanto e non le spingono a dire la verità”. Qualche volta le leggi italiane sono addirittura prese a modello da altri Paesi: “In Francia si sta discutendo proprio in questi giorni di allontanamento del marito violento dalla casa coniugale. Un provvedimento che in Italia esiste dal 2001”. Ma ora questo modello, senza un ministero di riferimento, “rischia una battuta d’arresto”, conclude la Moscatelli.