In mezzo una fiaccolata che ha percorso tutta via Ugo Bassi e via Rizzoli. All’inizio e alla fine l’impacchettamento con nastro adesivo e teli di plastica del gabbiotto dell’Atc di via Lame e del punto vendita di via Rizzoli. Protagonisti dell’azione gli insolventi dell’ex cinema Arcobaleno, che in duecento hanno protestato contro le tariffe dei bus a Bologna.
“Perché abbiamo impacchettato la sede Atc? Perchè – spiega Antonio – negli anni settanta in città i trasporti erano gratuiti per molti, e perché Atc ha deciso di imbarcarsi nel folle progetto del People Mover, milioni e milioni buttati via che però costringono tutti i cittadini a pagare biglietti dai costi altissimi”
“La Giunta comunale parla di precarietà? Eccoci qui, siamo noi i precari che non si possono permettere nemmeno di pagare i trasporti”, ha detto uno dei manifestanti al microfono. Durante il corteo sono stati distribuiti ai passanti finti biglietti del bus con impresso il simbolo di Santa Insolvenza, e delle simil-multe Atc con la scritta “io non pago il debito” e il timbro “annullato”. Ad aprire il corteo uno striscione rosa: “Santa Insolvenza, patrona dei portoghesi e della mobilità per tutti”. Tanti i cartelli: “In bus o in bici non paghiamo questa crisi” piuttosto che “Monti pagaci tu il biglietto”.
“Sono venuto in corteo per protestare non solo contro le tariffe del bus ormai altissime – ha spiegato Marco, 26 anni, commesso part-time per mantenersi durante gli studi di medicina – ma anche per spiegare al Sindaco Merola che pagare una multa, per quelli che come me guadagnano 350 euro al mese, è una tragedia”. “E allora – conclude Marco – io quella multa ho deciso di non pagarla, e lo dico pubblicamente”. “Chiediamo al Sindaco di aprire subito un tavolo di trattativa per non fare pagare più i trasporti a precari, disoccupati e studenti – dice invece Paolo, dottorando – dopo tutto sarebbe solo una misura di civiltà perché all’estero è già così”. Tra i manifestanti molti studenti medi delle varie scuole superiori della città che in questo momento sono sotto occupazione.
Un manifestazione, quella di oggi, che inaugura quella che gli insolventi definiscono “la settimana Santa”. Sette giorni di mobilitazione comunicativa per “spiegare alla città che l’insolvenza è una cosa molto semplice che tutti possiamo mettere in pratica”. E allora già sabato una delegazione andrà a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale per l’acqua pubblica, poi martedì sarà la volta di un’azione comunicativa davanti alla sede cittadina di Hera per rilanciare l’idea dell’autoriduzione delle bollette. Sempre martedì gli insolventi tenteranno di ripetere il “miracolo” di qualche settimana fa, fermare uno sfratto esecutivo di una famiglia in via Vasco De Gama. Giovedì sarà poi la volta dell’assemblea plenaria. “Abbiamo già detto all’assessore Ronchi che noi siamo per il dialogo, ma se non troverà una soluzione lui, allora vorrà dire che la troveremo da soli noi”.