Sbagliato credere che il libro “Il Casalese” appena pubblicato da CentoAutori, ritratto non autorizzato del deputato-imputato di camorra Nicola Cosentino, sia uno dei consueti volumi costruiti col copia-incolla degli atti giudiziari. Chi si troverà tra le mani il lavoro di un gruppo di validissimi giornalisti della carta stampata napoletana (Massimiliano Amato, Arnaldo Capezzuto, Corrado Castiglione, Giuseppe Crimaldi, Antonio Di Costanzo, Luisa Maradei, Peppe Papa, Ciro Pellegrino, Vincenzo Senatore), troverà spalmate su 256 pagine l’intera parabola politica e umana di colui che partendo da Casal di Principe, la capitale di Gomorra, è diventato ed è stato a lungo il personaggio più influente della Campania, cumulando le potentissime cariche di coordinatore regionale del Pdl e di sottosegretario all’Economia con le “chiavi dell’acqua” dei finanziamenti del Cipe.
Aspirava a diventare Governatore della Campania, Cosentino. E sappiamo come è andata a finire: l’ordinanza di arresto per collusioni coi clan casalesi firmata dal Gip di Napoli Raffaele Piccirillo (non eseguita per il diniego della Camera) è stata troppo anche per il partito. Cosentino si è dovuto dimettere dal governo, ha fatto un passo indietro per le regionali, dietro le quinte ha masticato amaro per la candidatura della faccia pulita del Pdl Stefano Caldoro, che ha vinto a mani basse ed è andato a occupare una poltrona che riteneva ormai sua. Ora Cosentino affronta un processo che si trascina lentamente a Santa Maria Capua Vetere, mentre alcune successive inchieste lo hanno accusato di aver tramato contro Caldoro e di aver tentato di abbatterne la discesa in campo a colpi di dossier infamanti e fasulli.
Così non farà piacere al politico casalese (inteso in senso geografico) trovare sugli scaffali un volume che in maniera agile e scorrevole fa il pelo e il contropelo alla sua carriera politica e imprenditoriale, accendendo un faro sulla ricchezza ottenuta nella casertana ‘Terra di Lavoro’. Perché i soldi – scrivono gli autori – sono un fattore importantissimo, decisivo, nell’ascesa di Cosentino. “Se si fa eccezione per la parentesi laurina, che tuttavia rimane fondamentalmente circoscritta alla sola città di Napoli, in nessun altro caso come in quello di Nicola Cosentino una leadership politica in Campania è stata così massicciamente fondata, prim’ancora che sul consenso elettorale, sul potere dei soldi – sostiene Massimiliano Amato – al punto che è praticamente impossibile raccontare la genesi, gli sviluppi e l’ascesa del fenomeno Cosentino senza tener conto della parabola imprenditoriale della sua famiglia” e dell’Aversana Petroli, l’azienda leader nel commercio di carburante sviluppata dai Cosentino.
A leggere l’ordinanza Piccirillo “la vicenda di Nicola Cosentino esce inquadrata sotto un’altra luce ancora. Che illumina una sorprendente “consustanzialità” tra politica, impresa e camorra: come se nel caso del coordinatore campano del Pdl fossero evaporati del tutto i confini (sempre presenti nella storia della Campania, come dimostrano tutte le altre inchieste sui rapporti tra politica, mondo degli affari e clan) fra i tre ambiti”.