Mentre mezza Italia viene travolta dalle alluvioni, per la Romagna è crisi idrica. L’invaso di Ridracoli, il bacino artificiale che si trova nel comune appenninico di Bagno di Romagna e che serve gli acquedotti delle province di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena, da aprile a oggi ha perso 25 milioni di metri cubi di acqua e le poche piogge estive non sono bastate a migliorare la situazione.
La prima avvisaglia di quella che ormai è ufficialmente un’emergenza si è avuta lo scorso 26 settembre quando era stata emessa l’allerta della protezione civile. Poi lunedì 21 novembre è stato raggiunto lo stato di preallarme quando l’acqua disponibile è scesa sotto la soglia dei 6 milioni di metri cubi. Infine appena dopo è arrivato il decreto di stato di crisi idrica firmato dal governatore della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, che ha innescato una catena di ordinanze in tutti i comuni romagnoli.
Su questa scia, lo stesso giorno del decreto regionale, si è mossa l’amministrazione comunale di Cervia, per mano del sindaco Roberto Zoffoli, con un “provvedimento per il contenimento dei consumi idropotabili” che fino al 31 maggio 2012, a meno di cambiamenti climatici che al momento non sembrano prevedibili, impone una serie di limitazioni nell’uso dell’acqua potabile. Vietato lavare veicoli a motore a casa, innaffiare orti, giardini o campi da gioco. Ma non solo. Gli abitanti di Cervia e delle frazioni dovranno adattare i rubinetti di casa con frangigetto per puntare a un risparmio del 50% e l’acqua potabile, per lavare stoviglie e verdure, va riservata solo alla fase del risciacquo, non a quelle precedenti. Inoltre meglio fare la doccia che il bagno e insaponarsi a rubinetto spento per arrivare a tagliare del 75% l’uso dell’acqua nell’igiene personale.
A Cervia polizia municipale e forze dell’ordine avranno il compito di vigilare sull’osservanza del provvedimento e i trasgressori saranno puniti con sanzioni che vanno dai 50 ai 500 euro. Sulla stessa scia si stanno muovendo anche i comuni di Ravenna e Faenza mentre in altrove le amministrazioni locali stanno disponendo lo stop a fontane ornamentali prive di ricircolo e agli impianti di irrigazione dei parchi. Dal canto suo Hera, multiutily della Regione Emilia Romagna, dovrà occuparsi della chiusura delle fontanelle di erogazione prive del rubinetto di arresto ed effettuare il servizio di igiene urbana con mezzi che non utilizzino acqua potabile.
Intanto a Ridracoli, a quasi una settimana dall’attivazione dello stato di preallarme, l’acqua continua a calare e a oggi non supera i 5 milioni e 600 mila metri cubi mentre all’orizzonte non si vedono nuvole. Il grande muro che taglia la vallata è visibile quasi per intero su entrambi i lati, anche dove dovrebbe essere nascosto dalle acque del fiume Bidente, che invece si sono ritirate di oltre 40 metri. Un dislivello notevole, dunque, segnalato non solo dai misuratori, ma anche dalla linea della vegetazione, che non si è sviluppata al di sotto dei livelli di norma. Ora si teme l’ormai inesorabile fase di allarme, prevista al raggiungimento dei 5 milioni di metri cubi nell’invaso, il quale continua a perdere circa 60 mila metri cubi ogni giorno che passa senza pioggia.