La Rai potrebbe rinunciare al calcio, o quasi. Proprio così, potrebbe decidere di farsi da parte e non acquistare dalla Lega di serie A i diritti per la trasmissione in chiaro degli eventi sportivi che hanno a che fare con il pallone. Tira aria di crisi, il denaro a disposizione è sempre meno e allora meglio puntare su altri servizi e chiudere la serranda di alcuni programmi che hanno fatto la storia del calcio made in Italy. Il primo ad accorgersi del rischio è stato Fulvio Bianchi su Repubblica.it: la Rai senza soldi gioca al ribasso e potrebbe abbandonare al suo destino alcuni contenitori che sono considerati meno importanti di altri. Per capirci, la Rai potrebbe decidere di “tenere” la Domenica sportiva e “lasciare” Novantesimo minuto.
Sono aperte le trattative, meglio, le schermaglie. La Rai tira da una parte, la Lega farà il suo e tirerà dall’altra. In ballo, la copertura dei diritti 2012-15. Non c’è solo la tv, ma anche la radio. Che al momento rimane scoperta e rischia almeno quanto i diritti tv di cambiare casa e di trasferirsi altrove. Si parte da un prezzo minimo, che la Lega di serie A ha definito sulla base di “un’attenta analisi di mercato”. Sopra si può e si deve andare se esistono due o più competitor. Sotto no, perché altrimenti salta il sistema e si manda tutto a carte quarantotto. I numeri parlano chiaro. Per il pacchetto numero 6, quello relativo ai diritti tv in chiaro, si comincia a discutere a partire dai 25 milioni di euro per la prossima stagione e si aumenta di un milione fino alla stagione 2014-15.
Per i diritti radiofonici (pacchetto numero 7), invece, basta molto meno. Si parte da 3 milioni e 200 mila euro e si arriva ai 3 milioni e 400 mila del campionato 2014-15. Se per la tv è probabile che la sfida sia a due, Rai e Lega, che pare che non esistano altre antenne interessate a investire sul prodotto calcio in chiaro (Mediaset ci aveva provato anni fa, poi ha lasciato perdere), il discorso si fa più complicato per i diritti radiofonici. Perché potrebbero essere almeno un paio i network (Rtl?) interessati a strappare alla Rai un prodotto storico come “Tutto il calcio minuto per minuto”, un vero totem per gli appassionati del pallone, che ad oggi rischia seriamente di cambiare casa per via di un’offerta non in linea con le attese della Lega.
Il calcio funziona sempre meno e la colpa pare essere di chi gioca o degli appassionati che decidono di spegnere la tv per portare la famiglia al mare oppure in montagna. Il servizio pubblico guarda i numeri e decide di tagliare. Un esempio su tutti. “Quelli che il calcio” era partito con Fazio con una ricetta chiara, precisa, e soprattutto vincente: tanto pallone e un po’ di spettacolo. E oggi con la Cabello ha invertito completamente l’approccio. Lo spazio per il calcio è sempre meno, a vantaggio di tutto il resto, che magari piace, ci mancherebbe, ma risponde con più difficoltà alla richiesta di calcio di chi non ha sottoscritto un abbonamento a Sky o Mediaset e vorrebbe sapere come va la sua squadra del cuore senza accendere la radio.
Del resto, ha già cambiato aria la Champions League, che dal prossimo anno sarà in chiaro soltanto su Mediaset e a pagamento su Sky. Rischia la Coppa Italia, si sono salvati però gli Europei 2012 (esclusiva Rai) e parte dei Mondiali del 2014, che la tv di stato coprirà con la diretta di 25 partite. Ma per il resto è notte fonda.