Il Cairo – Le elezioni parlamentari, quelle che gli occupanti e i rivoluzionari di piazza Tahrir vorrebbero fossero rimandate, si svolgeranno come previsto oggi. Nelle ultime ore è stata aggiunta anche la data di domani per permettere agli aventi diritto di recarsi ai seggi. Due giorni, dunque, in cui i primi nove governatorati dell’Egitto, tra cui le città del Cairo e Alessandria, potranno andare alle urne per eleggere i 498 membri dell’Assemblea popolare (la Camera bassa). Sono previste altre due tornate elettorali, il 14 dicembre e il 3 gennaio dove saranno chiamati a votare i restanti 18 governatorati del Paese. Dunque tre tornate elettorali per eleggere solo i membri dell’Assemblea popolare. Per quanto riguarda l’elezione dell’altro ramo del Parlamento, il Consiglio della Shura (la Camera alta formata da 270 membri), l’elezione inizierà il 28 gennaio per terminare a marzo. Un percorso lunghissimo che rischia di stancare i 50 milioni di egiziani registrati per il voto e reso ancora più complicato da una legge elettorale, approvata a settembre dal Consiglio superiore delle forze armate presieduto dal generale Mahmoud Tantawi, difficile da capire per cittadini e partiti politici. La nuova legge prevede un sistema misto: i due terzi dei seggi dell’Assemblea popolare (332 seggi) viene assegnata con il sistema proporzionale delle liste bloccate, un terzo (166 seggi) con il sistema della maggioranza assoluta (50+1 delle preferenze) in collegi “binominali” significa che in ciascun collegio sono eletti due candidati, uno dei quali deve essere obbligatoriamente un “lavoratore”, vale a dire inscritto a un sindacato.
Una volta eletto il Parlamento, la maggioranza vincente in accordo con lo Scaf, il governo militare, nominerà i 100 membri che formeranno la Commissione incaricata di redigere la nuova Costituzione. Per la prima volta voteranno anche gli egiziani all’estero ma la registrazione al voto, operazione obbligatoria, è stata lenta e difficile per gli 11 milioni di expat egiziani la maggior parte dei quali vive in Gran Bretagna. Secondo alcuni dati diffusi dal ministero degli Affari esteri, solo 400mila sono riusciti a registrarsi per le elezioni e potranno votare. Altri numeri non confortanti riguardano i partiti politici che partecipano alla corsa elettorale sono circa 40, mentre i candidati oltre 6mila. Alleanze e coalizioni politiche si sono formate e consolidate nelle ultime settimane: sono quattro, la Rivoluzione continua (The Revolution continues) di sinistra e che comprende il partito socialista egiziano; l’Alleanza Democratica (The Democratic Alliance) con il braccio politico dei Fratelli Musulmani il “Freedom and Justice Party”; l’Alleanza islamista (The Islamist Alliance) il cui partito più in vista è il salafita Al-Nour (la luce); e il Blocco egiziano (The Egyptian Bloc) che comprende partiti liberali e lo storico partito di sinistra Tagammu.
Secondo un sondaggio condotto dall’organizzazione indipendente Al-Ahram Center for Political and Strategic Studies e il Danish-Egyptian Dialogue Institute, il 36% degli intervistati voterebbe il partito dei Fratelli Musulmani seguito da un partito centrista, il Al Waafd party. Comparando questi dati con quelli pubblicati un mese fa, i Fratelli Musulmani avrebbero perso terreno a favore di organizzazioni politiche più moderate. Nota di colore. Considerando l’alta percentuale di analfabeti – stimata attorno al 30% – e per evitare una grave emorragia di elettori, i candidati hanno adottato dei simboli particolari per essere riconosciuti. Un mango, uno spazzolino, un trofeo, una cipolla e tanti altri disegnini che accompagnano il nome del candidato alle elezioni sono state pensati in accordo tra partiti politici e il Comitato superiore delle elezioni egiziane. Ad alcuni però la scelta non è piaciuta. Al famoso blogger Sandmonkey – il cui nome vero è Mahmoud Salem – era stato assegnato un pettine. Dopo accese discussioni, il giovane candidato è riuscito a ottenere il disegno che meglio lo rappresenta: un computer portatile.