Dal 30 novembre, il docufilm sulla vicenda della morte del ragazzo romano morto "di carcere", esce nelle edicole in dvd e con Il Fatto Quotidiano. “Sono riuscita a guardarlo tutto, senza interruzioni, ce l’ho fatta. E’ stata una forte prova emotiva”, dichiara la sorella Ilaria
“Sono riuscita a guardarlo tutto, senza interruzioni, ce l’ho fatta. E’ stata una forte prova emotiva”, ha dichiarato Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, pochi minuti dopo la visione all’anteprima per la stampa. La pellicola è prodotta da Simona Banchi e Valerio Terenzio per Ambra Group con il patrocinio di Amnesty International e Articolo 21. Girato con mano delicata, toccando quelli che sono i luoghi dove Stefano è cresciuto, le vie della borgata di Tor Pignattara.
Dodici sono gli imputati nel processo che si sta tenendo nella III Corte d’Assise di Roma. Si tratta di tre agenti penitenziari, sei medici e tre infermieri dell’ospedale. 12 persone che a vario titolo dovranno rispondere della morte del ragazzo romano. Gli uomini della polizia penitenziaria devono rispondere dell’accusa di concorso nelle lesioni volontarie e abuso di autorità. Medici e infermieri, invece, sono accusati a vario titolo dei reati contestati al personale sanitario e cioè: abbandono di persona incapace, favoreggiamento, omissione di referto, abuso d’ufficio e falso. Il direttore dell’ufficio detenuti e del trattamento del Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria, Claudio Marchiandi, è stato già condannato a 2 anni di reclusione dopo aver scelto la formula del rito abbreviato.
“Ad oggi in tribunale si nega che Stefano sia stato picchiato. C’è un sistema omertoso – dichiara il regista Cartolano -. Né polizia penitenziaria, né carabinieri, né medici si sono presi le proprie responsabilità”. Stefano Cucchi è la 148esima vittima di una lunga serie di persone, nei penitenziari italiani erano già morte 147 persone ad ottobre 2009 e a dicembre diventeranno 177.