La difesa dell'ex premier chiede che il teste chiave possa non rispondere alle domande, il Tribunale di Milano deciderà il 19 dicembre. Saltano tre udienze, la prescrizione arriva a febbraio. Raffica di dichiarazioni del Cavaliere: "Mi stavo addormentando, finirà tutto in nulla". E sulla politica: "Non ho comprato Btp. Lasciate lavorare Monti. Io non mi ricandiderò"
Il processo Mills è rinviato al 19 dicembre, dopo un’udienza – con l’imputato Silvio Berlusconi presente in aula – consumata nella battagli procedurale sulla testimonianza dello stesso avvocato inglese, il cui esame era previsto in teleconferenza da Londra. I legali di Berlusconi hanno chiesto che David Mills fosse sentito come testimone “assistito”, quindi con il diritto di non rispondere a determinate domande. La Procura di Milano, invece, intendeva interrogarlo come testimone semplice, obbligato pertanto a dire la verità sempre e comunque.
Nella diatriba si sono inseriti i legali di Mills, sollevando differenze procedurali tra Regno Unito e Italia nel trattamento dei testi. Risultato, il processo è stato aggiornato al 19 dicembre, quando il tribunale deciderà se Mills andra ascoltato come testimone semplice oppure come testimone-imputato in procedimento connesso. Il tribunale ha cancellato le udienze del 5, 6 e 10 dicembre, perché la questione deve essere risolta prima dell’ascolto di altri testimoni e dello stesso Berlusconi (il suo interrogatorio, o in alternative le sue dichiarazioni spontanee, erano previste per il 5 dicembre). Di conseguenza, la sentenza prevista per il 16 gennaio ritarderà, con la prescrizione che incombe a febbraio.
Silvio Berlusconi è imputato per corruzione in atti giudiziari, con l’accusa di avere consegnato 600 mila dollari a Mills affinché fornisse testimonianze reticenti ai processi per le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian. Di grande importanza, dunque, l’esame di Mills in calendario oggi. I legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, hanno chiesto che Mills sia sentito come testimone “assistito”, in quanto già imputato nello stesso procedimento (finito con la prescrizione, ma fino alla sentenza d’appello la corruzione operata da Berlusconi nei suoi confronti era stata confermata). Con la facoltà, appunto, di restare in silenzio davanti a domande che coinvolgano la sua posizione personale, strettamente connessa a quella dell’ex premier.
Alla notizia del rinvio, Berlusconi ha commentato: “Avrei voluto vedere Mills in azione, aspetterò la prossima volta. Da lui mi aspetto la verità perché in questo processo se l’è inventata grossa”. Il riferimento è alla versione data da Mills al fisco inglese sui 600 mila dollari che per l’accusa milanese sono il frutto di una corruzione. Mills, ha sostenuto Berlusconi, “ha preferito dichiarare, per pagare meno tasse, che si trattava di un regalo e ha chiamato in causa, per primo, il manager Carlo Bernasconi (dirigente del gruppo Fininvest, ndr) che era morto. Poi in Italia si è deciso a raccontare la verità”.
I primi a intervenire in aula erano stati gli avvocati di Mills, con la richiesta che i pm si recassero a Londra domani per fornire tutte le delucidazioni del caso, e solo dopo il loro assistito avrebbe deciso se testimoniare o meno. Ma il presidente del collegio, il giudice Francesca Vitale, non ha condiviso questa impostazione, perché in Italia un testimone deve dire semplicemente la verità a qualunque domanda ed è impensabile che il pm informi in anticipo il teste sul “perimetro” delle sue dichiarazioni.
Il pm Fabio De Pasquale, intervenuto nel pomeriggio, ha aggiunto che in Italia non c’è l’obbligo di mettere a disposizione i documenti su cui si deve esprimere il testimone e ha comunque sottolineato che tutte le carte conosciute dalla difesa di Silvio Berlusconi sono note anche a quella di Mills. Inoltre, ha precisato che a Mills, sono noti i temi dell’esame a cui dovrebbe essere sottoposto.
Berlusconi è entrato a Palazzo di giustizia in auto. “Ho fatto fatica a non addormentarmi”, ha commentato dopo la prima parte dell’udienza. “Quando un processo non può avere effetti giuridici perché a febbraio interviene la prescrizione è evidente che bisogna abbandonare per doverosi motivi di economia processuale”. Per l’ex premier il comportamento del tribunale di Milano dimostra dunque una “pervicacia incomprensibile” del tribunale di Milano per arrivare “al nulla”.
Alla fine dell’udienza, l’ex presidente del consiglio si è lanciato nell’attualità politica. Sul “Btp Day” ha risposto ai giornalisti: “Io non ho comprato nulla, sono stato qui tutto il giorno”. Quanto al governo di Mario Monti alle prese con la crisi, “non è in ritardo, è appena arrivato e si deve occupare di cose di enorme complessità, ma lasciatelo lavorare”. Berlusconi ha osservato però che “quelle che Monti ha portato in Europa sono misure già varate dal mio governo e per il 55% già approvate dal Parlamento con la legge di stabilità”. Infine il Cavaliere ha smentito di aver detto che sarebbe tornato a occuparsi delle sue aziende, ma allo stesso tempo ha annunciato che non proverà a tornare a Palazzo Chigi: “Non mi ricandiderò, il Pdl farà le primarie”.