Sulla strada per Dublino, dove il 5 dicembre gli danno la ventisettesima laurea Honoris causa, nei cinque minuti liberi tra l’ultimo romanzo per Sellerio, un giallo per Mondadori, un libro illustrato per Skira, quindici interviste e sei tra articoli e racconti inediti, l’alluvionale Andrea Camilleri ha fatto sosta a Courmayeur per ritirare il premio Chandler del Noir in Festival e in cambio ha impartito a quei rudi valdostani una bella lectio magistralis, infarcita di aneddoti. “Una volta – ha rivelato, tra lo stupore dei presenti – scrissi un western. Me lo pagarono e non ne seppi più nulla. Un giorno accesi la tivù e vidi degli ectoplasmi muoversi. Incredibilmente riuscii a prevedere gli accadimenti. Non capivo perché. Poi sobbalzai: l’avevo scritto io”. Ecco cosa succede quando uno soffre, come il nostro, di una sindrome opposta a quella del Bartleby melvilliano (“preferirei di no”) e non si fa intimidire dalla pagina bianca. Al contrario. Camilleri la riempie in men che non si dica, la inonda, la stupra: talvolta perfino a sua insaputa.

È di pochi giorni fa la notizia che Jessica Castillo, ventiquattrenne texana, ha inviato un sms al suo fidanzato in piena notte, chiedendogli dove fosse e dicendo che gli voleva parlare. Ma era addormentata e non ricorda nulla di quel messaggino. Jessica infatti soffre di sleep-texting, disturbo raro ma in pericoloso aumento. Tre anni fa gli specialisti dell’Università di Toledo, nell’Ohio, avevano registrato il caso di una donna quarantaquattrenne che nel sonno inviava mail sconclusionate, che il giorno dopo non era in grado di decrittare. Colpa dell’overdose di internet e cellulari, sentenzia il professor David Cunnington, del Melbourne Sleep Disorder Center australiano.

Camilleri, che pure si tiene alla larga da queste cretinerie tecnologiche, deve essere affetto da un disturbo analogo. Non riuscendo a smaltire le martellanti richieste di editori e giornalisti, tende a fare confusione tra veglia e sonno. Solo che nel suo caso lo sleep-texting produce non messaggini, ma romanzi o sceneggiature western. Scrive, il nostro, anche mentre dorme. E sempre a occhi chiusi emette regolare fattura: sleep-invoicing, lo chiamano gli specialisti. Poi dimentica cos’ha scritto, e salta sulla sedia quando si rivede in tivù. Ma la fattura, quella se la ricorda perfettamente. E non c’è rischio che la mandi per sbaglio al fidanzato di Jessica.

Da Saturno del 25 novembre 2011

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