Il 22 ottobre 2009 Stefano Cucchi moriva a 31 anni in circostanze tutt’ora da accertare, nel Reparto di Medicina Protetta dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma 6 giorni dopo il suo arresto. E in quegli ultimi sei giorni della sua breve vita gli sono stati negati tutti i diritti.
Parte da questo presupposto di cronaca il documentario 148 Stefano – Mostri dell’inerzia di Maurizio Cartolano e Giancarlo Castelli, mercoledì 30 novembre alle 21 in anteprima all’Itc di San Lazzaro di Savena (Bologna) con ingresso gratuito fino ad esaurimento posti e da domani in edicola abbinato a Il Fatto Quotidiano a 9,90 euro.
E da qui si muove il lavoro di Cartolano per tentare di fare della vicenda Cucchi un atto di denuncia ampliando, alla luce dello sviluppo delle indagini e del tempo, una nuova e rivelatrice riflessione umana. La denuncia prende forma nel racconto, attraverso la forma legalista della richiesta di verità e giustizia, dichiarata dalle numerose e diverse testimonianze che nel documentario si susseguono. Soprattutto quelle della famiglia Cucchi.
Stefano Cucchi è morto “di carcere”. Nel mese di ottobre 2009, quando i fatti sono avvenuti, nei penitenziari italiani erano già morte 147 persone. Stefano Cucchi è stata la 148ª persona. A dicembre diventeranno 177. La maggior parte sono giovani. Un’incidenza impressionante per un paese democratico e civile a cui oggi non pare esserci soluzione.
“Sono riuscita a guardarlo tutto, senza interruzioni, ce l’ho fatta. E’ stata una forte prova emotiva”, ha dichiarato Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. La pellicola è prodotta da Simona Banchi e Valerio Terenzio per Ambra Group con il patrocinio di Amnesty International e Articolo 21. Girato con mano delicata, toccando quelli che sono i luoghi dove Stefano è cresciuto, le vie della borgata di Tor Pignattara.
Dodici sono gli imputati nel processo che si sta tenendo nella III Corte d’Assise di Roma. Si tratta di tre agenti penitenziari, sei medici e tre infermieri dell’ospedale. 12 persone che a vario titolo dovranno rispondere della morte del ragazzo romano. Gli uomini della polizia penitenziaria devono rispondere dell’accusa di concorso nelle lesioni volontarie e abuso di autorità. Medici e infermieri, invece, sono accusati a vario titolo dei reati contestati al personale sanitario e cioè: abbandono di persona incapace, favoreggiamento, omissione di referto, abuso d’ufficio e falso. Il direttore dell’ufficio detenuti e del trattamento del Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria, Claudio Marchiandi, è stato già condannato a 2 anni di reclusione dopo aver scelto la formula del rito abbreviato.
“Ad oggi in tribunale si nega che Stefano sia stato picchiato. C’è un sistema omertoso – dichiara il regista Cartolano -. Né polizia penitenziaria, né carabinieri, né medici si sono presi le proprie responsabilità”.
Prima della proiezione il programma della serata all’Itc teatro prevede la lettura di brani da È stato morto un ragazzo a cura di Filippo Vendemmiati; dopo la proiezione di 148 Stefano un incontro con il pubblico al quale interverranno Maurizio Cartolano, Filippo Vendemmiati, Ilaria Cucchi, Patrizia Moretti, Lucia Uva, Fabio Anselmo, Simona Banchi e Valerio Terenzio.