Oggi a Torino il vertice ha prodotto una fumata nera. In ballo c’è la definizione dei nuovi accordi aziendali dopo l’annullamento degli accordi sindacali dello scorso 21 novembre. La prospettiva è l’estensione su scala nazionale del modello di Pomigliano
In ballo c’è la definizione dei nuovi accordi aziendali dopo l’annullamento degli accordi sindacali dello scorso 21 novembre. La prospettiva è l’estensione su scala nazionale del modello di Pomigliano, a cui la Fiom si oppone. Proprio per manifestare questo dissenso si era composto un presidio di alcune centinaia di operai iscritti al sindacato Cgil, ai Cobas e all’Ubs davanti alla sede dell’incontro. Alcuni dei sindacati di base volevano entrare e così la security ha chiuso l’ingresso lasciando fuori una decina di delegati della Fiom, tra cui Airaudo: “Fuori sono rimasto io con i rappresentanti di alcune altre fabbriche della Fiat, come quelli di Modena”.
Quando i dirigenti del Lingotto hanno dato inizio al vertice Maurizio Landini, segretario nazionale, ha chiesto di aspettare l’ingresso degli assenti. La proposta dell’azienda è stata un’altra: “Mi hanno detto di farci accompagnare dalla polizia – ha detto appena uscito -. La Fiat sta perdendo la testa ancora prima di cominciare. Non mi era mai capitato di essere invitato a una trattativa e a non poter entrare. Se l’azienda voleva dare un segnale, ci è riuscita”. Appena ha riferito queste parole gli animi dei lavoratori si sono riaccesi ed è sorto anche un battibecco molto animato tra Cobas e iscritti alla Fiom. Il Lingotto si è detto “dispiaciuto che la trattativa sia iniziata senza la presenza di Maurizio Landini”, ma ha voluto precisare che il suo è stato un “abbandono” dovuto al “fatto che una rappresentanza di Cobas impediva l’accesso a una parte della delegazione Fiom”.
Per i sindacalisti è l’ennesimo episodio per estromettere la rappresentanza dalle fabbriche. “Vogliono seguire il metodo usato con le carrozzerie ex Bertone per estendere il modello Pomigliano con il contratto di primo livello – ha spiegato il responsabile provinciale di Torino Federico Bellono -. Ciò che è uguale per tutti è la paga di base su livelli salariali minimi”. A questa base si aggiungerebbero man mano delle modifiche adeguate al tipo di fabbrica, ma “vengono cancellati diritti conquistati 50 anni fa”, ha detto Airaudo. “Anche ciò che era acquisito a livello di prassi”, ha aggiunto Landini. Tra i diritti anche quello alla rappresentanza sindacale: dal 1° gennaio la Fiom non sarà più presente a Mirafiori in base al referendum di gennaio, mentre il modello Pomigliano ammette solo delle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa) nominate da una lista. “Noi della Fiom non faremo mai accordi che negano i diritti dei lavoratori. La rappresentanza sindacale è un diritto, non un dono che si può scambiare”, ha dichiarato Landini. Oltre a estromettere il principale sindacato dei metalmeccanici il Lingotto vuole anche indebolirlo economicamente: “In Fiat abbiamo 11 mila iscritti. Ciò vuol dire che la Fiat versa nelle casse della Fiom un milione di euro di contributi sindacali, e adesso vuole evitare di versarli”. Tuttavia è già pronto un altro piano con la campagna “Io voglio la Fiom in Fiat”, illustrata dal segretario generale.
“Al momento della consegna delle tessere chiederemo agli iscritti un euro in più per sostenere l’attività sindacale dei delegati Fiom in Fiat e consegneremo una spilletta. Per chi è esterno la spilletta costerà cinque euro. I cinquecento dipendenti della Fiom a livello nazionale invece pagheranno il doppio, il 2% del loro stipendio annuale”. E in vista della nomina delle Rsa “faremo un election day. Si voteranno i rappresentanti che saranno messi nella lista presentata all’azienda per l’approvazione”.
Questo potrebbe garantire alla Fiom la presenza nelle aziende del gruppo Fiat: “La Fiom è sopravvissuta a epoche storiche più dure, è sopravvissuta al fascismo e Marchionne non è il fascismo. È un manager e ora lo scontro è duro”, ha detto Airaudo.