Le retribuzioni contrattuali dei lavoratori italiani a ottobre sono rimaste ferme su base mensile, tanto che la variazione tendenziale è a +1,7%. Il dato è stato diffuso dall’Istat, secondo cui nella media del periodo gennaio-ottobre 2011 l’indice è cresciuto appena dell’1,8% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Nei macrosettori, invece, nel mese scorso le retribuzioni orarie contrattuali hanno fatto registrare un incremento tendenziale dell’1,9% per i dipendenti del settore privato e dello 0,6% per quelli della pubblica amministrazione. Cresce su base annua, quindi, la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,7%) e il livello d’inflazione(+3,4%), toccando una differenza pari a 1,7 punti percentuali. Il precedente record era a 1,3 punti percentuali. Si tratta del divario più alto almeno dal 1997.

I settori che hanno presentato gli incrementi maggiori rispetto allo stesso mese del 2010 sono quelli militari e della difesa (+3,7%), le forze dell’ordine (+3,5%), gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e attività dei vigili del fuoco (per entrambi +3,1%). Variazioni nulle, al contrario, per ministeri, scuola, regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale. A ottobre, inoltre, nessun accordo in attesa di rinnovo, tra quelli monitorati dall’indagine, è stato siglato: la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è rimasta quindi del 33,1% nel totale dell’economia e del 12,9% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 22,4 mesi nel totale e di 23,4 mesi nell’insieme dei settori privati. Alla fine di ottobre, i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 66,9% degli occupati dipendenti e al 61,7% del monte retributivo osservato.

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