Una guida degli smarriti fra le migliori proposte enogastronomiche della capitale.
Roma da mangiare. E non meno da bere. Difatti negli ultimi 15 anni Roma, più che Milano, è diventata capitale anche della gastronomia: destandosi dal mito odierno della città museo, oltre che dai retaggi sonnacchiosi d’una metropoli burocratica e papalina e politica assieme. Sicché pur serbando i suoi aspetti peculiari, non di rado anche “cafonal”, Roma pullula di ristoranti e pizzerie (ma anche birrerie o vinerie o gelaterie) di alta qualità.
Abbiamo interpellato alcuni fra i più noti gastronomi d’Italia (che manterremo anonimi anche per loro richiesta), decennali conoscitori dei locali golosi della città, paragonando a loro insaputa le risposte. E, a differenza di quanto è accaduto con le guide vinicole nazionali, abbiamo riscontrato, oltre a buffe contraddizioni di chi lavora da anni alle stesse guide, non poche consonanze di giudizio che riportiamo.
In questa prima parte nomineremo i migliori locali dove prendere un caffè o una brioche, un gelato o una merenda. Nella seconda parte ci occuperemo dei ristoranti.
Caffè: è una delle categoria più dibattute, alcuni indicano lo storico e centrale Sant’Eustachio, che acquista caffè solamente da cru di produttori del commercio equo e solidale, poi torrefatto per essere bevuto nel locale o portato a casa. Per altri quel caffè è costoso, e preferiscono l’altrettanto storico e centrale Tazza d’Oro . C’è invece chi, come noi, è amante del caffè di Gianni Frasi e della Torrefazione Caffè Giamaica di Verona, e va a comprarlo (o a berlo) dove lo si può trovare a Roma.
Pasticceria: nessun dubbio su Cristalli di Zucchero, che ormai ha vari negozi e impera in città. Qualcuno suggerisce anche la storica Andreotti o Le Cinque Lune in specie per il profitterol o la crema pasticcera panna e fragoline. È comunque la categoria meno seguita.
Gelato: Neve di Latte è stimata la migliore, nonostante il costo, da provare tutti i gusti. Poi Fata Morgana e Torcè per i gusti insoliti, specie salati, ma anche per quelli classici da materie prime ottime. C’è anche Gori a Montesacro. Nel quartiere Prati c’è la Gelateria dei Gracchi che trabocca di gente. Al Settimo Gelo spicca la varietà dei gusti e l’eccellenza degli ingredienti: se cercate prodotti biologici o a supposto “chilometro zero”, questo è il posto giusto. C’è poi chi preferisce continuare, da tanti anni, a prendere yogurt o limone soltanto al San Crispino. E poi c’è il fenomeno Grom, che ha aperto anche a Roma.
Spuntino o merenda: al primo posto imponiamo noi Pizzarium: Gabriele Bonci, chef evolutosi in guru pizzaiolo, fa una pizza a taglio straordinaria e saporosa (non meno i supplì e gli altri fritti). Ricerca ingredienti unici e sapori davvero intensi. Usa lievito madre e farine da grani antichi macinati a pietra naturale, quindi più salutari e buone in quanto meno raffinate. Se non si vuole mangiare in piedi e sgomitando, meglio comprare la pizza e portarla a casa anche per pranzo o cena. Da non perdere il pane. C’è poi 00100 e i “trapizzini”: fra la pizza e il tramezzino, cioè angoli di pizza farciti con le pietanze tipiche della cucina romana e non solo. Invenzione di Stefano Calleghari che assieme ad Antonio Pratticò ha aperto questo locale in Trastevere, ed altri di cui parleremo nelle prossime categorie.
aperitivo o bicchiere: per la birra c’è il tempio degli specialisti Ma che siete venuti a fa o il vicino Bir&Fud, oppure l’Open Baladin di quel Teo Musso che 25 anni fece da apripista alle birre artigianali in Italia. Per il vino invece c’è il Goccetto, la Barrique (Fabrizio Pagliardi è ormai un’istituzione per lo Champagne a Roma) e Remigio, ma anche l’enoteca Del Frate e Achilli al Parlamento. Interessante Tastevin anche per gli stuzzichini e Chees&Cheers, anche per gli eventi. Quanto al Martini, bisogna andare all’Hotel de Roussie quando c’è il barman Gianluca oppure per i cocktail come Daiquiri e Mojito si vada al bar dell’Hotel Locarno, a via della Penna. Per cose più complesse o fantasiose, e di nuovo per un dry Martini, ci si rivolga al noto Pino Mondello da Settembrini (i cocktail caraibici provati l’ultima volta ci hanno però lasciato qualche dubbio…)