Con il suo veto il sindaco rischiava di mettere in discussione mezzo secolo di battaglie e trovarsi il mondo omosessuale di Bologna in piazza contro le sue posizioni: alla fine, grazie alla mediazione dell'Idv ha ceduto. Ma ora si trova sotto il fuoco delle Acli
A sbloccare in serata una situazione che da più di un mese impediva alle associazioni Agedo e Famiglie Arcobaleno di fare parte della consulta comunale è stata una durissima presa di posizione del mondo gay bolognese, che si è scagliato a testa bassa non solo contro la politica attendista di una parte della maggioranza di centro sinistra, ma anche contro le dichiarazioni del sindaco Merola, che aveva giudicato positivamente la “pausa di riflessione”. “Ci si domanda su cosa si debba riflettere. – recita la nota firmata da Arcigay e Arcilesbica – Mentre il sindaco riflette noi abbiamo concluso che o le società sono fatte da persone diverse con uguali diritti, oppure ci si trova in una democrazia ferita.”
Parole chiarissime , seguite dalla convocazione, per oggi alle 18, di un presidio nella centralissima Piazza Nettuno. “Ora la situazione si è risolta, ma in piazza ci andremo lo stesso, e trasformeremo quella protesta in una festa e in un brindisi – spiega Emiliano Zaino, presidente del circolo Arcigay Il Cassero – evidentemente la nostra presa di posizione ha avuto il suo effetto e chi doveva riflettere ha riflettuto”. A salvare in extremis la maggioranza da una spaccatura che sembrava inevitabile, con la consigliera di Sinistra e Libertà Cathy La Torre che su facebook annunciava di voler aderire alla protesta, è stata la decisione del consigliere dell’Idv Paquale Caviano, presidente della Commissione Politiche Sociali di Palazzo d’Accursio. “Tutte le associazioni che hanno fatto richiesta sono state ritenute idonee, nessuna esclusa”, ha fatto sapere in una nota Caviano, che solo due giorni fa aveva rimandato a data da destinarsi la decisione. “Il rinvio è solo una coincidenza”, aveva detto. Poi, ad un passo da una clamorosa protesta che avrebbe portato non solo le associazioni lgbt ma anche Sinistra e Libertà a scendere in piazza contro il sindaco, è arrivato provvidenziale l’annuncio di Caviano: “Nessuno sarà escluso”.
Un annuncio che ha tolto le castagne dal fuoco ad un imbarazzatissimo Partito democratico ,che si sarebbe ritrovato contro proprio quel mondo gay che 30 anni fa legittimò politicamente. Il 28 giugno del 1980 l’allora sindaco comunista di Bologna Renato Zangheri incontrò, primo in Italia, una delegazione gay e assegnò loro uno spazio comunale nonostante la durissima opposizione della Curia. E proprio il 2012 sarà l’anno che porterà la manifestazione nazionale dell’orgoglio omosessuale, il Gay Pride, a sfilare per le strade di Bologna. A trent’anni esatti dall’inaugurazione del circolo “Il Cassero” da parte del sindaco Zangheri. Insomma, nella città da sempre all’avanguardia sul tema dei diritti gay avrebbe potuto consumarsi una spaccatura clamorosa. E infatti la nota firmata da Arcigay e Arcilesbica puntava il dito proprio contro il sindaco e la sua voglia di riflessione. “Pensavamo si fosse riflettuto già 30 anni fa – spiega la nota – quando il Comune di Bologna, nonostante le pesantissime rimostranze della Curia, non volle venire meno al rispetto del principio di uguaglianza tra tutti i cittadini e assegnò al Circolo di Cultura Omosessuale XXVIII Giugno la gestione del Cassero di Porta Saragozza. A trent’anni di distanza, anziché indignarsi per il fatto che una decina di associazioni che fanno parte della Consulta decida di sequestrarla e privatizzarla per conto della Curia, il sindaco ritiene che si debba riflettere.”
Dopo la nota la svolta, con l’annuncio di Caviano e la trasformazione del presidio di Piazza Nettuno in un brindisi e in una festa. A masticare amaro sono invece i cattolici del Pd, che avevano diffidato il Comune dall’ammettere nella consulta le due associazioni gay. “Avevamo sostenuto Merola alle primarie contro le posizioni ideologiche di Sinistra e Libertà su alcuni valori come la famiglia – spiega il presidente delle Acli Francesco Murru – adesso valuteremo che fare. Dico solo che se qualcuno pensa di avere vinto, quella sarà una vittoria di Pirro. Stiamo pensando di ricorrere al Tar, e se entreranno le associazioni gay usciremo noi. Se la facciano da soli la Consulta”.