Per ridurre "i privileggi degli ordini professionali che ottengono sempre leggi favorevoli" il primo cittadino di Berceto propone una soluzione inedita (e vietata dalla legge): "Comune come proprietario e imprenditore 'non farmacista' come affittuario". Insorgono i rappresentanti della categoria: "Non si può, noi lesi nell'onore"
I farmacisti però già insorgono e parlano di “proposta fuori dal mondo”, come dice un professionista della provincia: “Esistono delle leggi e le leggi vanno rispettate, anche se adesso va molto di moda attaccare la cosiddetta casta”. Le normative nazionali, in effetti, vietano soluzioni di mezzo come quella ideata da Lucchi. “Al contrario – spiega Andrea Melegari, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Parma – è consentita una conduzione per metà pubblica e per metà privata, dove però la parte privata sia rappresentata da un farmacista”.
E qui sta il nocciolo della faccenda, secondo Lucchi. “La casta dei farmacisti, con le sue prerogative, pone migliaia di norme che il Parlamento avvalla danneggiando i giovani e i cittadini di Berceto”. Così anche l’eventualità della vendita “finirebbe per favorire i soliti amici degli amici”. In paese, esempio, c’è un farmacista neolaureato che non riesce ad avere spazio: “Non ha le possibilità economiche per acquistare un negozio suo – spiega il sindaco – e magari con una soluzione come la mia la situazione potrebbe essere sbloccata”. Ma ormai l’ascia di guerra con l’Ordine dei farmacisti è dissotterrata: “Ho saputo che il sindaco di Berceto ha rilasciato dichiarazioni polemiche – interviene ancora Melegari – attribuendoci presunte azioni di ostacolo sul mondo del lavoro. Ritengo questa sortita lesiva della nostra onorabilità e passibile anche di denuncia”.
Le dichiarazioni Lucchi le ha rilasciate in un contesto speciale: l’arrivo a Berceto di una troupe Rai di Ballarò, che nei giorni scorsi ha registrato un servizio da mandare in onda nelle prossime puntate. “In quell’occasione – ammette il sindaco – ho parlato dei privilegi della casta dei farmacisti, ma intendevo riferirmi al rischio che l’Ordine corre di tutelare, alla fine, solo gli interessi dei ricchi”. E alla fine ecco il calumet della pace per gli antichi speziali: “Io capisco il loro dovere di difendere la categoria, ma temo che così facendo non raggiungano l’obiettivo”. E ancora: “Intendo solo proteggere i miei cittadini” dice il sindaco con la sua espressione melanconica, il volto scavato da montanaro.
Berceto, 800 metri sul livello del mare e 2mila abitanti che guardano al Tirreno (grazie alla vicinissima Parma-La Spezia), fa spesso parlare di sé. L’ultima volta è capitato lo scorso 13 dicembre, con un servizio del Tg1 in cui Lucchi mostrava decine di scatoloni pieni di scartoffie: “E’ la burocrazia che ci soffoca, guardate quante autorizzazioni ci sono volute per dipingere un cavalcavia”. Adesso, l’ultima novità per l’Amministrazione di cui fa parte anche Irene Pivetti – assessore alla “Formazione e alla Piena occupazione” – è il dono che la tribù dei Lakota (grande famiglia dei Sioux dei nativi d’America) vorrebbe fare a Berceto: tre bisonti da inviare sull’Appennino parmense. “So che qualcuno potrebbe prendermi per matto – dice Lucchi – ma pensate a quanti turisti questi animali porterebbero in paese”. E intanto una nuova battaglia si staglia all’orizzonte per il primo cittadino, che nei giorni scorsi ha inviato un’auto-intervista ai giornali: mercoledì 30 novembre il consiglio comunale voterà l’uscita del Comune dalla Comunità montana, “un ente – conclude Lucchi – clandestino e illegale”.