La versione di Concita De Gregorio è la seguente: il Pd ha perso di proposito le Regionali del Lazio per dare a Fini la vittoria di un suo candidato. Quindi rafforzarlo. Quindi rendere più salda l’alleanza con il Terzo polo. La confidenza l’avrebbe ricevuta un anno e mezzo fa, proprio a cavallo del voto, da un dirigente democratico. Lei era direttore de l’Unità.
Ieri Libero e il Giornale le hanno dedicato spazio. Titoli importanti. Editoriali. Hanno chiesto a Gianfranco Fini di tirare giù la maschera. Qualcuno, tra i politici, si è chiesto il perché la firma oggi di Repubblica abbia rivelato solo ora una notizia del genere. Ci sono state reazioni da parte del Pd, sdegnate, scocciate, a volte denigratorie. Eppure, a tempo debito, il Fatto ha raccontato qualcosa di simile. Di simile, non identico. E la successiva lettura dei dati ci ha dato qualche ragione.
La questione era la sanità. Nel Lazio le “cure” coprono l’ottanta per cento del budget regionale. Parliamo di alcune decine, centinaia di milioni di euro il giro d’affari. Gran parte è pubblico, ma una bella fetta è coperta dalle cliniche private, molte delle quali legate al Vaticano. Ecco qui il problema: come poteva un’esponente Radicale, abortista, vincere in casa della Chiesa? L’onorevole Binetti, allora ancora nel Pd, disse: “Mai con la Bonino, nel caso sono pronta a lasciare il Pd”. Lo fece comunque. Silvia Costa, politico cattolico da oltre 117 mila preferenze (Europee del 2009), quasi tutte raccolte tra le parrocchie, diede il suo contributo: “Non sono d’accordo sul voto alla Bonino. Farò valere le mie idee”. Profetica. E ancora l’altro iper-cattolico Giuseppe Fioroni, “ras” del Viterbese, anche lui fortemente contrario.
Risultato? Dati alla mano, la Radicale ha ottenuto un bel risultato su Roma, mentre ha preso una scoppola in provincia, dove il voto è più controllato, in particolare al nord del Lazio e verso Latina. Con due variabili: primo, la zona Pontina è regno di Fazzone, pluri-indagato, grande sponsor della Polverini. Secondo, un altro schiaffo è arrivato dal Frusinate, dove la mozione di Ignazio Marino ha portato a casa un risultato inaspettato, tanto da far ribattezzare l’area come “la nuova Amsterdam”.
Ultimo punto. La campagna elettorale del Pd è partita in ritardo anche perché la Bonino ha voluto mantenere contemporaneamente la candidatura in Lombardia. Al Nazareno la giudicarono “inopportuna: noi lavoriamo per lei nel Lazio, e poi si contrappone a noi in un’altra regione? Non si può”, dicevano. Allora, come Fatto, abbiamo lavorato sulla vicenda. Abbiamo chiesto lumi alle parti in causa. Tutti zitti. Compresi gli stessi Radicali, anche dopo la sconfitta. Ora tocca a Concita De Gregorio tirare fuori la questione. E le prime smentite sono proprio arrivate dal mondo cattolico del Pd, a partire da Fioroni e dallo stesso editore de l’Unità, Renato Soru.
Il Fatto Quotidiano, 30 novembre 2011