Vado fuori dalla Fiat di Termini Imerese una sera di fine novembre, è l’ultimo giorni di lavoro per gli operai. Un fuoco davanti al’ingresso e pochi di loro che restano ad aspettare. Che cosa? Sembra il Deserto dei Tartari.
Uno di loro, si chiama Salvo, mi spiega che gli mancavano tre anni alla pensione. Dice che si sente ferito e usa una parola antica, dignità. La usa in relazione al suo lavoro e a me pare antica davvero. Mi spiega che ha lavorato in fabbrica per 34 anni e l’ha vista crescere, la Fiat è arrivata a Termini e lui ha avuto lì dentro il suo primo giorno di lavoro. Si è sposato lavorando alla Fiat, ha avuto i suoi figli e lavorava sempre alla Fiat. Insomma la fabbrica è stata una parte importante della sua vita. Si può dire che l’ha vista crescere, così come è stato per i suoi figli. Dice “l’ho visto crescere” e usa il maschile: lo stabilimento. Ora che non produrrà più nulla lui è qui davanti a un falò di fronte ai cancelli d’entrata. Ma qui siamo al sud e la famiglia accoglie tutti. Dice che almeno sua moglie sarà contenta di riaverlo a casa.
La stessa sera mi capita di vedere un video dove Sara Tommasi nuda con fascette censuranti sul seno e sulle parti intime che ricordano i film erotici degli anni 70 fa un appello invettiva per il nuovo partito di Scilipoti contro le banche. Non riesco a prestare ascolto alle sue parole , mi distrae troppo la fascetta censurante che ondeggia. Invita poi a una riunione dove dice ci sarà anche lei, ma specifica “vestita”, togliendo così ogni minimo interesse alla partecipazione: se proprio mi fosse venuta voglia di andare l’unico motivo sarebbe stato quello di vedere la Fabiani che si aggirava leggiadra e nuda tra gli scilipotiani come un episodio memorabile del film Vedo Nudo dove Manfredi è un pubblicitario con il pallino del nudo e della pubblicità erotica e inizia per uno strano disguido a vedere donne nude in ogni dove.
Non so perché, ma prima di addormentarmi, ripenso a queste due realtà, come se fossero altrettante scene di uno stesso film. Cerco di capire come potrei montare insieme nello stesso film, nella stessa Italia e nella stessa giornata la svestita pasionaria Alessia e l’operaio Salvo. Poi mi torna in mente quella parola antica: dignità. Ci sarà pure un senso in tutto questo. Vado a dormire, sperando che me lo sveli un sogno.