Lo scopo è quello di lavorare a livello locale per promuovere la musica come strumento professionale creando così posti di lavoro. Un concetto altissimo che obbliga musicisti, produttori, discografici, organizzatori e giornalisti specializzati a virare decisamente in direzione ‘obiettivi’ lasciando i ‘sogni’ a chi se lo può ancora permettere. È stato chiaro fin da subito, da quando Nichi Vendola sul palco del Petruzzelli ha dato il via al mantra: “La cultura deve essere il centro per lo sviluppo del territorio”; il giorno dopo, all’apertura ufficiale della fiera, è stata la struttura stessa a materializzare le parole del Governatore mostrando un luogo pulito, organizzato, professionale, completamente differente agli occhi di chi si aspettava un Mei in trasferta.
Venerdì la Fiera del Levante ha aperto le porte agli operatori: l’impatto è stato ‘desolante’, quasi asettico, moquette beige e soffitti altissimi, bellissimi stand, ma non affollati, quasi assenti gli artisti emergenti, nessun WiFi. Il primo sguardo di intesa è stato MedioMex. La conferma è arrivata la sera allo ShowVille dove le tre sale da concerto erano deserte, bellissime ma vuote. Il sabato era quindi la giornata con la quale si sarebbe dovuto chiudere la bara del MediMex, prendere per mano il Mei e riportarlo a Faenza.
Ma il concetto espresso da Vendola sul palco del Petruzzelli è arrivato anche ai più sordi, ed ecco che La Fiera Del Levante è apparsa come il luogo perfetto per definire le opportunità: l’assenza di pubblico non era più vista come un deficit, ma offriva la possibilità di contattare, pianificare e realizzare immediatamente le basi sulle quali costruire partnership e collaborazioni; la desolazione si è trasformata in concentrazione; l’ambiente asettico in professionale; la distanza in contatto; la moquette non si notava più e i soffitti non erano poi così tanto alti, giusto il WiFi è rimasto l’unico vero, grande e ingombrante problema. Poi, per chiudere la serata, lo ShowVille ha raccolto 1.300 presenze.
Il Meeting degli Indipendenti, il grande caos creativo, come viene spesso chiamato: la sua giornata è stata la domenica, quando nel pomeriggio è andato in scena il Premio Videoclip Indipendente mentre la sera si è svolto il “Sanremo degli indie”, ossia il Premio Italiano Musica Indipendente presso il Teatro Kismet, rassegna che ha chiuso (ma non per sempre) il MediMex 2011. Questo era decisamente il numero zero di una manifestazione inedita a livello intercontinentale, e ci sono state tante luci quante ombre; la scelta di dove si poseranno gli occhi degli operatori definirà la volontà di questo Paese che può decidere se rimanere un ignorante Golia all’ombra o un intelligente Davide alla luce.
Tra i premiati: Marco Notari, vecchia conoscenza per chi segue questo blog, si è aggiudicato il premio di “Miglior Video” per Le stelle ci cambieranno pelle, mentre quello di “Miglior Regia” se l’è aggiudicato Scegli me dei Verdena. Il premio “Miglior disco” della Musica Indipendente va ai Massimo Volume con “Cattive abitudini” mentre “Miglior solista” è il cantautore milanese Paolo Benvegnù. Anche se il Meeting è stato quello che apparentemente ha sofferto di più il potere politico-economico del MediMex, i premi del Mei rimangono tuttavia l’unica grandissima certezza per lo sviluppo della cultura, non tanto sul territorio locale, quanto a livello nazionale.
di Fabrizio Galassi, giornalista musicale (Rockstar, Repubblica.it, Wired, TheBlogTv)