Equità, rigore e crescita. Con questo mantra il presidente del Consiglio si è presentato oggi al vertice dell’Ecofin. Al suo debutto a Bruxelles come ministro dell’Economia Monti non ha fatto cifre, se non “uno ‘zero’ molto importante”, quello del pareggio di bilancio a cui l’Italia punta nel 2013. Un pareggio “non facile da conseguire, ma che sarà conseguito”, ha confermato nuovamente al termine della riunione con i colleghi dell’Ecofin. Con la Commissione, Monti ha “condiviso anche ciò che c’è nel rapporto sull’Italia riguardo al passaggio intermedio del 2012, quindi il ‘quid’ in più che ci apprestiamo a fare”. A quanto ammonti questo “quid”, se a 11 miliardi come calcolava ieri la stampa sulla base del rapporto Rehn o a 20/25 come risultava da indiscrezioni diffuse ieri a Roma, Monti e il suo vice Vittorio Grilli non l’hanno precisato. Respinte, invece, tutte le indiscrezioni su un intervento indiretto della Bce, attraverso il Fondo monetario internazionale per prestare denaro all’Italia a tassi più bassi rispetto a quelli del mercato dei Btp. Questo non significa che l’Italia possa permettersi di aspettare: “Penso di agire rapidamente – ha detto Monti – normalmente una manovra richiede 5 o 6 settimane, se riusciamo a deciderla lunedì prossimo è un record di velocità. Bisogna agire subito, o le conseguenze saranno drammatiche”. Nonostante i tempi “molto ristretti” a causa dell’emergenza, riguardo all’opposizione già dichiarata dai sindacati sulla riforma delle pensioni, “avremo consultazioni, ma io farò appello, come ho già iniziato a fare in parlamento, alla situazione straordinariamente delicata in cui ci troviamo: certi passaggi e ritualità che sarebbero graditi a tutti, forse non sarebbero nell’interesse dei cittadini”. Insomma, “se l’Italia manca questo passaggio importante, le conseguenze sarebbero molto gravi per tutti” e quindi “forze sociali e parlamento devono sapere che dietro di loro ci sono cittadini che sembrano apprezzare il lavoro che siamo stati chiamati a fare, cose che in passato proprio quelle ritualità non hanno permesso di realizzare”.
L’Europa
Per il commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn si è entrati nei “dieci giorni critici per l’euro”. La commissione europea – ha detto Rehn – è favorevole ad aumentare le risorse del Fondo monetario internazionale precisando che occorre però il sostegno degli Stati del Fmi e “per questo stiamo discutendo con la Lagarde”. Parlando agli ambasciatori europei il presidente Ue Herman Van Rompuy ha sottolineato come ”per stare in una zona Euro che abbia una struttura credibile occorra sacrificare la sovranità nazionale”. E che il mantenimento dell’euro sia “irreversibile”, lo ha sottolineato anche il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso: “Tutti gli Stati membri rimangono fermi nel difendere la moneta comune”.
Quanto a eventuali modifiche dei trattati, Mario Monti non ha detto no, ma ha messo in risalto le difficoltà di un simile percorso chiedendo che non si sottovalutino le riforme già avviate dall’Ue e mai applicate. “Credo sia importante rafforzare i meccanismi per dare serietà e credibilità all’applicazione di quelle regole che sono state decise”, ha detto il presidente del Consiglio durante la conferenza stampa a Bruxelles. “Questo vale naturalmente nella disciplina della finanza pubblica”, ha aggiunto, ricordando di aver sempre avuto una “posizione critica, come non ho esitato a dire l’altro giorno davanti a Merkel e Sarkozy, sui fatti del 2003 quando è stata tolta credibilità al patto di stabilità”.
Quanto all’ipotesi che l’Europa si doti di nuovi trattati, Monti appare cauto: “La mia posizione è quella di guardare con interesse a eventuali modifiche dei trattati nella conspevolezza del percorso non semplice che ogni modifica dei trattati comporta nella vita europea”. Non si deve “spostare il cuore e l’obiettivo più in là pensando a un nuovo trattato quasi sottovalutando ciò che è già stato deciso e posto in atto e che richiede di essere seriamente esarcitato e valorizzato”. Insomma ha concluso, “va benissimo parlare di qualche cambiamento limitato ai trattati, ma male sarebbe non sottolineare il risultato molto importante che è il “six pack” (una prima stretta sulla governance già adottata dall’Ue, ndr) in cui già c’è forte aumento della credibilità dell’enforcement che trae molte lezioni da ciò che avvenuto nel 2003”.
L’Italia
Sul fronte interno – ad eccezione del fronte pensioni – il governo incassa la fiducia più o meno unanime delle forze politiche che sostengono la maggioranza. Si rinfocola, invece, la polemica tra gli stessi partiti, in particolar modo attorno all’ipotesi di una patrimoniale per i redditi più alti. Così si è espresso il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani: “Ho sentito appelli del centrodestra che vogliono mettere l’alt al governo: si scherza con il fuoco. Se si fanno misure per uno sforzo collettivo i patrimoni rilevanti non possono essere esentati”.
Comunque vada, l’intero pacchetto di riforme dovrebbe essere approvato entro Natale. Così almeno ha promesso il presidente del Senato Renato Schifani: i tempi per il varo delle misure anticrisi sono “quelli che mi ha anticipato il presidente del Consiglio Monti: entro Natale il governo intende ottenere l’approvazione definitiva dell’intero pacchetto. Sono certo – ha aggiunto – anche a nome del presidente della Camera, che il Parlamento saprà fare la sua parte, sarà rigoroso nell’esame, attento ma anche doverosamente veloce nei tempi”. Sull’iter delle misure anticrisi, Schifani ha detto che “è ancora da vedere da quale ramo del Parlamento iniziera’”.
Intanto il governo ha incassato il primo sì alla modifica della Costituzione per l’introduzione nella Carta del pareggio di bilancio. L’Aula della Camera ha approvato il testo del nuovo articolo 81. I voti a favore sono stati 464, 11 gli astenuti. Il testo ora passa al Senato. In occasione del voto di fiducia, il governo aveva incassato a Montecitorio 556 voti su 630.