Nel rapporto annuale di Transparency international il nostro Paese ottiene una valutazione molto negativa identica a quella dell'anno passato. In Europa, è davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria, a pari merito col Ghana e dietro a Slovacchia e Montenegro
E’ quanto emerge da Corruption perception index (Cpi) 2011 di Transparency International, l’organizzazione non governativa che ogni anno pubblica un rapporto sul livello di corruzione percepita nel settore pubblico e nella politica. Il ‘rating’ varia da 0 (massima corruzione) a 10 (assenza di corruzione). E anche quest’anno l’Italia ottiene una valutazione molto negativa, identica a quella dell’anno passato (leggi). Con un punteggio di 3,9 su 10 si colloca al 69° posto su 183 e al quart’ultimo posto in Europa, davanti solo a Grecia (3,4), Romania e Bulgaria, a pari merito col Ghana e dietro a Slovacchia e Montenegro (4,0). Francia e Germania, a cui sono affidati i destini della moneta unica, non occupano però le prime posizioni, visto che si classificano rispettivamente al 25° e 14° posto. La crisi, secondo il direttore della ricerca Robin Hodess “riflette una debole gestione finanziaria, una mancanza di trasparenza oltre che un cattivo utilizzo dei fondi pubblici”. I paesi dove l’indice è più alto, ovvero dove il livello di corruzione percepita è minimo, sono Nuova Zelanda (9,5), Danimarca e Finlandia (9,4). I più corrotti risultano invece essere Somalia e Corea del Nord (1) a parimerito al 182° posto. Nella classifica dei paesi dell’OECD l’Italia è al terzultimo posto (32 su 34) e fanno peggio di noi soltanto la Grecia e il Messico.
Una situazione di emergenza che aggrava il quadro della crisi dell’eurozona. Secondo Maria Teresa Brassiolo, presidentessa di Transparency International Italia (TI-It), oggi “è necessario che tutte le forze politiche, le istituzioni, il mondo imprenditoriale e la società civile si uniscano e lavorino insieme per raggiungere un obiettivo preciso: abbattere il livello di corruzione nel nostro Paese, diminuendo così i costi pubblici e quindi il debito, liberando allo stesso tempo risorse essenziali per quell’economia virtuosa che investe e crea lavoro certo e dignitoso. Un concreto ed efficace contrasto alla corruzione deve essere inserito come priorità assoluta per lo sviluppo”. Per riuscirci, aggiunge Walter Forresu, membro del board di TI-It, è fondamentale “il contrasto agli sprechi pubblici, alla corruzione e all’economia sommersa, incluse le rendite della criminalità, è un fattore decisivo per la ripresa economica. Sono tuttavia necessarie misure strutturali che riducano in misura drastica il costo della governance nazionale e della politica”. Si richiede quindi il “recupero di risorse”, in modo che “il prelievo fiscale possa essere allineato “con il livello medio europeo, equivalente per tutti i tipi di rendita, incluse quelle finanziarie”.
Per questo Transparency International Italia suggerisce l’adozione di speciali codici di condotta per i membri del Parlamento e del Governo e l’istituzione di un’Autorità indipendente per rendere efficace la lotta contro la corruzione. A questo dovranno aggiungersi l’introduzione di protezioni efficaci per coloro che segnalano negligenze come stabilito nell’ultimo G20 e l’introduzione dei Patti di integrità nei bandi di gara pubblici pena l’automatica esclusione dalla gara per il concorrente.