Il presidente della Bce ha presentato il rapporto annuale 2010. Tre i pilastri per ricostruire l'euro: unione fiscale, fondo salva Stati "da rendere operativo" e "credibilità dei singoli governi" da recuperare
Per questo obiettivo, Draghi individua tre interventi da attuare: “Il primo pilastro è fissare un ancoraggio che guarda al futuro, ridisegnando le regole fiscali”. Poi bisogna puntare sul fondo Salva Stati: Il secondo pilastro è “creare meccanismi finanziari nell’area euro. Abbiamo il Fondo salva stati, dobbiamo creare la fiducia nel suo essere operativo”. Terzo obiettivo è la risposta delle politiche nazionali. “Francamente – ha evidenziato Draghi – su questo le acque si stanno muovendo, stiamo raccogliendo risultati significativi, a me sembra che i paesi si stanno rimettendo in marcia. Dobbiamo essere consapevoli che quello che conta sono i risultati. Le riforme non devono riguardare soltanto le questioni di bilancio ma devono essere riforme strutturali, che guardano alla crescita e alla competitività”.
I prossimi giorni “saranno cruciali” per l’eurozona ed il completamento “della architettura” delle sue strutture, prosegue il presidente della Bce, che ricorda che la Banca centrale si può muovere solo nell’ambito dei trattati, quindi “l’ipotesi di una loro variazione non va esclusa”. Ma ci potrebbero essere anche “processi più rapidi” per andare verso l’integrazione fiscale che darebbe “una chiara traiettoria all’evoluzione dell’area euro, inquadrando le aspettative”. Proprio ieri le banche centrali dei paesi avanzati (Fed, Bce, la Boe, la Boj, la Banca del Canada e quella centrale svizzera) hanno deciso di tagliare di 50 punti base il costo delle operazioni di swap in dollari per per evitare una crisi di liquidità del sistema finanziario. La misura entrerà in vigore dal 5 dicembre, ma Draghi sottolinea: ”La Bce è l’ultimo baluardo dell’unione monetaria”.