Landini parla di "dichiarazioni pericolose", mentre il Lingotto in una nota smentisce le notizie apparse sulla stampa, sostenendo che l’ad della Fiat "non ha mai parlato di lasciare l’Italia"
Non è la prima volta che l’ad di Fiat manifesta la possibilità di andare a produrre al di fuori del territorio nazionale: già un anno fa, intervistato a Che Tempo che fa aveva detto: “Senza l’Italia, la Fiat farebbe meglio”. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha definito “pericolose le dichiarazioni” sulla possibile uscita dell’azienda dall’Italia. “Credo che il governo, le istituzioni e le forze politiche dovrebbero perdere sul serio le dichiarazioni di Marchionne”. Le frasi del numero uno di Fiat arrivano nella giornata in cui si è risolta la questione Termini Imerese: Fiat e sindacati hanno firmato, al ministero dello Sviluppo economico l’intesa sulla mobilità incentivata per i lavoratori dello stabile, dove il Lingotto cederà il testimone all’azienda Dr Motors. La crisi era iniziata nel 1993 quando, con la produzione della Tipo, arrivò anche la cassa integrazione. Nel 2002 furono licenziati 223 dipendenti. Si prospettò la chiusura. Le lotte operaie, che ebbero grande sostegno, salvarono la fabbrica. Ma il declino era ormai cominciato. I dipendenti scesero a 1.536, quelli dell’indotto a circa 800.