Nella gestione del patrimonio della storica istituzione milanese spiccano vendite di appartamenti a cifre inferiori al valore di mercato. Tra cui quella di un'abitazione finita nelle mani del figlio del presidente Valter Izzo, influente rappresentante di Cl
Izzo, oggi vice presidente della Compagnia delle opere non profit, nel 1998 diventa presidente dell’Asilo Mariuccia, commissariato da 18 mesi. Denuncia subito un buco da un miliardo e 700 milioni di lire, tanto che l’anno seguente il consiglio di amministrazione decide la cessione di un intero palazzo con ben 48 unità immobiliari in largo Manzoni a Corsico, comune alle porte di Milano. Nel 2001 l’ente è in pareggio. Ma le dismissioni vanno avanti. Nel 2003 vengono venduti, attraverso un’asta con diritto di prelazione degli inquilini, due negozi e tre appartamenti in via Pacini a Milano: fanno parte dell’edificio di otto piani ereditato dalla signora Querqui.
Nelle casse dell’Asilo Mariuccia entrano oltre 500mila euro. Ma potrebbero entrarne di più, visto che la posizione degli immobili, a poche centinaia di metri dal Politecnico e dalle facoltà scientifiche dell’Università statale, li rende particolarmente appetibili sul mercato. C’è poi un particolare che fa sorgere qualche dubbio sull’opportunità dell’operazione: un appartamento al quarto piano (tre locali più bagno e cucina) viene acquistato, cantina inclusa, dal figlio di Valter Izzo, Carlomichele. Il prezzo è 81.686,17 euro per la “nuda proprietà”, a cui vanno aggiunti 93.043,83 euro per l’usufrutto concesso a Maria Prono, moglie del presidente dell’Asilo Mariuccia, e l’impegno di versare in un secondo momento 37.496,15 euro per opere di manutenzione dello stabile.
A gennaio 2010 viene venduto un altro alloggio in via Pacini: un quattro locali più bagno e cucina da circa 100 metri quadri per 346mila euro. Basta fare un giro nelle agenzie immobiliari della zona per capire che un appartamento del genere avrebbe potuto essere venduto a 380mila-430mila euro, a seconda delle condizioni. Izzo nega che i prezzi siano stati inferiori a quelli di mercato: “Gli alloggi non erano molto appetibili – dice a ilfattoquotidiano.it – visto che la metà di quelli messi all’asta nel 2003 è rimasta invenduta”. Argomentazione che non farebbe una piega, se all’asta fosse stato dato il massimo della pubblicità.
Alle dismissioni degli immobili a Milano vanno poi aggiunti i quattro appartamenti venduti nel 2005 a Varese, in via Aurelio Saffi. Ma i ricavi non sono sufficienti per continuare tutte le attività dell’Asilo Mariuccia: a partire dal 2009 vengono chiuse nel capoluogo lombardo due comunità maschili, una femminile e un gruppo appartamento. “Il denaro incassato con la vendita di immobili non può essere usato per le spese correnti – si giustifica Izzo – ma solo per la manutenzione e la ristrutturazione del resto del patrimonio immobiliare. Come l’edificio in via Pacini, su cui pendeva un’ingiunzione del Comune di provvedere alla manutenzione straordinaria”. O come quello in via Porpora, ristrutturato dall’Asilo Mariuccia con una spesa di 478.900 euro per essere trasformato in un centro di formazione affittato per 18mila euro all’anno all’Esae, una fondazione operante nel sociale. Anch’essa presieduta da Valter Izzo.