L'ex manager di Wind, Naguib Sawiris

Una cessione di dipendenti che interesserà 1600 lavoratori in tutta Italia. Così ha deciso la compagnia telefonica Wind, scatenando l’ira delle organizzazioni sindacali che hanno subito proclamato la mobilitazione, perché timorosi delle ripercussioni che una simile scelta, definita un “gravissimo errore”, potrebbe avere sullo stato occupazionale. Previsti due scioperi nel corso di questo mese: uno fissato per il 5 dicembre, l’altro il 16.

La notizia era stata anticipata lo scorso maggio, durante un incontro a Roma tra l’azienda e i sindacati. Allora la Wind rese nota la volontà di valutare una possibile cessione di una parte della rete di personale. Tutto ancora da definire, ma tanto bastò per mettere in stato di allerta i sindacalisti. Negli scorsi giorni, durante un vertice nella sede di Confindustria, arriva la notizia definitiva: 1600 dipendenti della “rete manutenzione” saranno esternalizzati e sono in corso trattative con i possibili acquirenti. Motivo principale di tale scelta sarebbe – a sentire i sindacati – “la necessità di remunerare gli investimenti per l’acquisizione delle nuove frequenze”.

“La cessione della rete – si legge in un comunicato interconfederale – metterà a rischio l’occupazione in tutta Wind. Non si è mai vista un’azienda di oltre quattro mila dipendenti concentrati solo nel settore amministrativo, commerciale, IT e di presidio alla clientela. La fuoriuscita della rete sarebbe la fine di tutta Wind“. Nonostante le rassicurazioni dell’azienda, i sindacati temono che l’operazione porti nel giro di qualche anno ad una perdita dei posti di lavoro per i dipendenti ceduti. Ma non solo. Anche le difficoltà che il settore amministrativo incontrerebbe nel lavorare senza il supporto della rete manutenzione sono alla base delle proteste. Nonché i rischi di ripercussione sull’indotto.

“Con l’ingresso di VimpelCom (società russa da poco subentrata nella titolarità di Wind al posto degli egiziani di Orascom) – proseguono i sindacati nella nota – la situazione debitoria è molto migliorata, gli utili sono in crescita e se mai, più che operazioni di riduzioni, Wind è nelle condizioni di essere predatore e non preda sul mercato italiano”. I vertici dell’azienda al contrario sembrano decisi nella scelta contenuta nel piano industriale, ed in questi giorni stanno portando avanti le trattative con i possibili acquirenti, che dovrebbero andare in porto la prossima settimana. Tra i possibili partner, risultano esserci la Ericsson e soprattutto la Huawei, società cinese con alcune sedi in Italia, che ha suscitato polemiche negli scorsi anni visto il discusso modo in cui vengono trattati i suoi lavoratori.

Tra i tanti presìdi di protesta, uno dei più attivi è quello di Bari. Dove sessanta lavoratori si apprestano ad essere ceduti e non hanno affatto digerito la scelta aziendale anche per il fatto che la Wind ha ricevuto negli ultimi anni fondi pubblici nell’ambito dei Programmi operativi regionali, con l’impegno di mantenere lo stato occupazionale garantito. Gli uffici regionali hanno assicurato che vigileranno costantemente sul rispetto delle clausole cui la Wind si è sottoposta per ricevere i finanziamenti che ammontano a decine di milioni sia nel periodo 2000-2006 che nel 2007-2013 (in fase di riconoscimento). Anche se giuridicamente non sono previste limitazioni circa la possibilità di cedere parte dell’azienda, secondo i sindacalisti pugliesi, la scelta della Wind è comunque da condannare sul piano etico, a fronte dei cospicui fondi pubblici di cui ha beneficiato.

“Trattasi dell’ennesima azienda – scrivono in un comunicato i lavoratori Wind della Puglia – costruita con i soldi dello stato, acquistata attraverso operazioni di dubbia regolarità dal gruppo egiziano Orascom. Ancora una volta la politica non sembra interessata al fatto che i capitali italiani derivanti dal traffico telefonico diventino risorse a favore di paesi esteri che adottano politiche finalizzate all’arricchimento di pochi a scapito dei lavoratori”. Wind nasce infatti nel 1997 con un investimento di Enel. Nel 2005, il magnate egiziano Naguib Sawiris, proprietario della Orascom, acquista la quota di maggioranza dell’azienda che nel frattempo aveva conosciuto un’ importante crescita in termini di clientela. L’operazione però non è chiara alla Procura di Roma che dal 2008 indaga per corruzione una serie di dirigenti Wind, tra cui il patron Sawiris. Negli scorsi mesi l’azienda è finita nelle mani dei russi della VimpelCom.

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