Quando Benoit Mandelbrot, il padre della geometria dei frattali, descriveva la sua esperienza di ricercatore, era solito definirla: “nomadi per scelta, pionieri per necessità”; così, quando penso a Steve McCurry, tendo ad applicare lo stesso aforisma alla sua vita da instancabile ricercatore della natura umana.

I frattali di Mandelbrot sono la realtà nascosta dietro quel principio di ordine euclideo che abbiamo sempre associato alla natura. I soggetti delle foto di McCurry sono la realtà nascosta dietro quella comunicazione patinata che pensa di rappresentare l’umanità.

E così come Mandelbrot ha fornito i primi strumenti matematici per affrontare il caos, McCurry ci fornisce testimonianze visive per confrontarci con la diversità.

Steve ha tutte le caratteristiche del ricercatore puro: dalla pazienza che ci vuole per portare a termine un esperimento (o per scattare una foto), all’inquietudine che lo spinge sempre verso una nuova frontiera da varcare.

La sua vita assomiglia a un lungo viaggio in cui la residenza newyorkese su 5th Avenue è più un deposito bagagli che un rifugio per ritemprarsi, perché, senza alcuna retorica: la sua casa è ovunque.

Mentre la nostra idea di casa assomiglia sempre più ad arroganti dichiarazioni di potere ben salde sulla terra che occupano, a manifesti di felicità individuale che non contemplano alcuna ricaduta collettiva, le case nelle sue foto sono precarie, come le vite di chi le abita, simili a strutture cellulari labili.

Ed è esattamente questa suggestione che ho cercato di riportare all’interno dei grandi spazi del Macro di Testaccio, un allestimento come un villaggio nomade, strutture che si compenetrano per restituire quel senso di solidarietà che si respira nelle foto di McCurry.

Con un criterio espositivo che non tiene conto di variabili spazio-temporali ma che lavora sull’assonanza dei soggetti, sugli imprevisti gradi di parentela che restituiscono il senso di umanità.

C’è la vita e c’è la morte nelle foto di Steve, e quel breve o lungo percorso che le unisce; come il percorso e il senso stesso di questa mostra che porterà gli stessi visitatori ad essere nomadi per scelta, pionieri per necessità…

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