Conferenza stampa oggi a Palazzo di Giustizia il giorno dopo la maxi-operazione che ieri ha portato in carcere dieci persone. I magistrati lanciano l'allarme sulla diffusione a macchia d'olio della cosiddetta zona grigia anche in Lombardia
Emergenza ‘ndrangheta. Milano come Reggio Calabria. Di più: l’ex capitale morale colonizzata dalle cosche. Che qui hanno importato un modello: quello che tiene dentro boss e professionisti, colletti bianchi e politici. Tradotto: la zona grigia. Ne parla il magistrato della Dda reggina Michele Prestipino durante la conferenza al palazzo di Giustizia di Milano. Conferenza che arriva 24 ore dopo gli arresti che hanno svelato gli inquietanti rapporti dei clan con le istituzioni. Rapporti trasversali: da Palmi a Milano alla Svizzera. Prestipino ha spiegato che “con la struttura organizzativa della ‘ndrangheta si estendono anche le sue relazioni esterne”. Un esempio? “Il professionista che lavora fianco a fianco con la famiglia Gallico a Palmi ha uno studio a Milano e a Como. Il centro dei suoi interessi è in mezzo tra le due regioni e lavora con un professionista che è a Lugano e che sposta i soldi negli Stati Uniti”. E se Milano rischia un commissariamento da parte delle cosche questo, spiega Ilda Boccassini è”dovuto al fatto che questa organizzazione ormai ha una struttura verticistica che permette a Gioulio Lampada di muoversi in nome e per conto degli altri clan”.
Oggi al palazzo di Giustizia c’erano anche i due dirigenti della squadra Mobile di Milano e Reggio Calabria. E oltre a loro il capo dell’antimafia Ilda Boccassini. Diversi gli argomenti toccati. La politica ad esempio. Qui la ‘ndrangheta “è trasversale”. Assolutamente democratica. Tutto va bene basta fare affari. “A differenza di Cosa nostra – spiega la Boccassini – che odiava i comunisti e ha sempre sponsorizzato la Dc, salvo una parentesi per il Psi”. E questo è tanto vero spulciando le pagine dell’ultima inchiesta dove emerge la candidatura di Leonardo Valle tra le file dei Riformisti a Cologno Monzese.
Altro punto: le talpe e i depistaggi. L’indagine sul clan Lampada.Valle lo ha dimostrato. Ma non è finita. Spione sembrano esserci in diverse procure d’Italia: da Catanzaro a Milano. Spione, naturalmente a libro paga della ‘ndrangheta. “Ci sono lavori in corso”, si limita a chiosare la Boccassini. Un tema, questo, che si lega a quello dei magistrati infedeli. Riferimento a Vincenzo Giglio che, in cambio di raccomandazioni per la moglie, spifferava particolari coperti dal segreto istruttorio. Per questo la Boccasisni si dice “sgomenta e addolorata”. Il magistrato ha fatto riferimento in particolare a quanto sia stato “doloroso, e non è la prima volta che succede, ma nonostante la mia età me ne rammarico ancora, dover constatare comportamenti superficiali, tentativi di depistaggio da parte di appartenenti alla Gdf, alla magistratura, della politica e delle istituzioni in generale”.