Grecia, “default più pesante del previsto E il piano franco-tedesco è disastroso”
Parla Nicholas Economides, docente della Leonard Stern School of Business di New York, già consulente del governo di Atene: "Tutti sapevano che il programma imposto al Paese nel maggio del 2010 non avrebbe funzionato. Lo sapeva l’Unione europea, lo sapevano il Fmi e la Bce, lo sapeva l'esecutivo. E sulla proposta di Merkel-Sarkozy di imporre restrizioni finanziarie dice "è terribile"
“Lo sapevano tutti che il programma imposto alla Grecia nel maggio del 2010 non avrebbe funzionato. Lo sapeva l’Unione europea, lo sapevano il Fmi e la Bce, lo sapeva il governo greco”. Nelle parole di Nicholas Economides, docente della Leonard Stern School of Business di New York, e consulente della US Federal Trade Commission (dopo esserlo stato anche dei governi di Grecia, Irlanda, Portogallo e Nuova Zelanda), c’è tutta la consapevolezza di chi, per il suo Paese d’origine, le disgrazie le aveva viste arrivare con netto anticipo. Ma anche, aggiungeremmo noi, la chiara percezione di una delle più evidenti realtà della crisi dell’euro. La salvezza dell’Europa, sembrano ripetere ossessivamente Angela Merkel e Nicholas Sarkozy, passa dalla sopravvivenza dell’Italia, non certo – questo non viene detto ma è implicito – dall’ormai impossibile recupero della Grecia. Insomma, l’Europa potrà anche essere salvata ma per la Grecia il futuro resta nero.
Atene affonda, e questo è noto da tempo. Ma il naufragio, è notizia di questi giorni, sarà più disastroso del previsto. L’indiscrezione l’ha lanciata in settimana la Reuters. Il governo greco continua a trattare con i creditori il taglio del valore delle obbligazioni sovrane. Solo che, a quanto pare, sul tavolo dei negoziati non c’è più il famoso 50% ipotizzato a luglio, bensì un più pesante 75%. In pratica è come se Atene chiedesse ai suoi investitori, le banche elleniche in primis, di accettare una svalutazione che abbassasse il prezzo dei titoli a un quarto del loro valore originale. Un colpo micidiale per il già martoriato sistema bancario europeo.
Eppure, nonostante tutto, quel -75% rischia davvero di essere la reale soglia di sostenibilità nella ristrutturazione debitoria del Paese. Interpellato da Ilfattoquotidiano.it, Economides conferma la logica dei numeri. “Per rendere il debito sostenibile – spiega – serve un haircut più profondo, pari al 75% o più. Voglio ricordare che lo stesso capo economista di Citibank (Willem Buiter, ndr) ha parlato di un taglio pari all’85% del valore dei titoli. Ed è meglio che questo avvenga tutto in una volta, invece che a rate imponendo il 50% oggi e un taglio ulteriore in seguito”. Difficile calcolare con precisione l’ammontare delle perdite del nuovo concambio. In estate si calcolava che un taglio del 50% avrebbe imposto una svalutazione di 1,4 miliardi di euro per il sistema bancario francese, il più esposto tra gli stranieri, e di ben 9 miliardi per le stesse banche private elleniche. L’Italia se la sarebbe cavata con una perdita di 207 milioni. Di fronte alle ultime richieste, sostiene la Reuters, le banche coinvolte sarebbero disposte per il momento a cedere fino al 60% del controvalore dei bond di Atene.
Oggi la Grecia vive il suo primo sciopero generale di 24 ore della nuova era Papademos, segno che l’austerity continua ad alimentare il malcontento oltre che a massacrare un’economia che non riesce ad uscire dalla recessione. Il bond greco a un anno rendeva ad agosto oltre il 40%, un tasso già di per sé mostruoso. In questi giorni, riferisce Bloomberg, il suo rendimento è balzato al 317%. Il presente, insomma, significa soprattutto bancarotta. Ma i problemi più evidenti dovrebbero manifestarsi in seguito.
“La proposta franco-tedesca di imporre restrizioni finanziarie (e conseguenti sanzioni, ndr), che alcuni membri dell’eurozona accetteranno e altri no, è fondamentalmente disastrosa – sostiene Economides – . Alcuni Paesi, come Grecia, Portogallo, Italia, Belgio e Irlanda, non saranno in grado di raggiungere i parametri imposti prima di alcuni anni. Altri, invece, non accetteranno di consegnare la gestione dei propri bilanci a Bruxelles e a Berlino”. L’idea, insomma, è che il piano possa funzionare solo per i Paesi che ne hanno meno bisogno, dalla Germania alla Francia, dall’Olanda alla Finlandia. Gli altri, al contrario, “avrebbero ogni incentivo per riprendere a stampare le proprie valute nazionali il prima possibile”, abbandonando l’euro “in modo disordinato” e scatenando “una crisi più lunga e grave rispetto a quella del 2008”. Scenari tremendi, ma per fortuna, aggiungiamo noi, ancora improbabili. Sempre che, è ovvio, i futuri piani di stabilità sappiano tenere adeguatamente conto delle reali possibilità di ciascuno. E questa, ovviamente, non sarà certo un’impresa da poco.
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La Redazione
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Il Jobs Act è una legge che ha creato oltre un milione di posti di lavoro, più della metà a tempo indeterminato, e che ha introdotto tutele fondamentali come l’eliminazione delle dimissioni in bianco. La decisione della Corte Costituzionale che dà il via al referendum relativo al Jobs Act ci trova quindi pronti: spiegheremo ai cittadini quanto sarebbe sbagliato cancellare queste conquiste che creano posti di lavoro, sviluppo e tutele". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva.
"Quanto al referendum sull’autonomia, accettiamo il verdetto della Consulta che dopo la precedente pronuncia sulla legge Calderoli appariva pressoché scontata. Ogni modifica sull’autonomia differenziata passerà dal Parlamento, e lì ci faremo trovare pronti e determinati".
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Le mie più sentite congratulazioni al presidente Trump per l’inizio del suo secondo mandato. Il popolo americano ha fatto una scelta chiara, che riflette l’impegno per la crescita economica, la sicurezza e la sovranità nazionale”. Lo scrive su X il Co-Presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, Nicola Procaccini dí Fratelli d’Italia.
“Noi dell'Ecr condividiamo molte delle priorità delineate dal presidente Trump: contrastare l'immigrazione clandestina, garantire comunità più sicure, tagliare le tasse e la burocrazia e ripristinare la competitività economica. Queste non sono solo priorità americane, ma anche europee”.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Sardegna, con il nostro ricorso accolto dalla Corte lo scorso novembre, ha difeso la sua specialità e contrastato una legge iniqua. Una legge che la Corte stessa, ascoltando le preoccupazioni delle Regioni promotrici, ha già demolito e svuotato perché ci toglieva risorse e ci condannava a restare indietro. Se il capogruppo della Lega Veneta ha dichiarato recentemente che il Veneto vale più della Sardegna, per farci capire cosa si intende per differenziata, noi invece continueremo a difendere con le unghie e con i denti le risorse e le opportunità che le spettano”. Così la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - “Sul referendum sulla cittadinanza daremo battaglia nel nome dell’estensione dei diritti e per superare una legislazione particolarmente arretrata. Si tratta di un referendum promosso da un vasto arco di soggetti, tra cui numerose associazioni dei nuovi cittadini, persone a cui per troppo tempo è stata tolta la voce. Lotteremo al loro fianco”. Così in una nota Pierfrancesco Majorino della segreteria del Partito Democratico, responsabile Immigrazione.
Washington, 20 gen (Adnkronos) - Non è stato un blitz come quello di Mar a lago, rivelatosi determinante per la liberazione di Cecilia Sala, ma una intera giornata quella che Giorgia Meloni ha dedicato, per la seconda volta in un mese, a Donald Trump. La premier non è voluta mancare all'inauguration day del presidente americano, sottolineando quanto sia importante "dare una testimonianza della volontà di continuare e rafforzare" la relazione Italia-Usa.
E questa "testimonianza" la premier l'ha data plasticamente già di primo mattino, quando insieme alla famiglia Trump, a quella del vice presidente Vance e pochi altri, ha preso parte alla messa di 'benedizione' del neo commander in chief alla chiesa episcopale di st John, proprio di fronte alla Casa Bianca. Poi il trasferimento alla Rotonda del Campidoglio, a Capitol hill, per il giuramento spostato al chiuso a causa dell'ondata di gelo che ha stretto Washington. Con lei, oltre ai diplomatici, la fida Patrizia Scurti in delegazione.
Meloni siede sotto lo sguardo della statua di Abramo Lincoln, nei posti riservati ai capi di Stato e di governo invitati da Trump. Una sparuta elite che comprende la presidente del Consiglio (unica leader Ue) e, tra i pochi altri, il presidente argentino Javier Milei, con cui Meloni chiacchiera a lungo inquadrati più volte dalle telecamere di Fox news, che non ha perso una battuta della giornata-evento.
(Adnkronos) - A pochi passi, i 'big tech Ceo' che Trump ha voluto come ospiti vip della cerimonia e che l'hanno sostenuto nel suo cammino di ritorno alla sala ovale: Tim Cook, Jeff Bezos, Sandor Picahi, Sam Altman, Mark Zuckenberg e ovviamente Elon Musk. Sui social, è il capo delegazione di FdI-Ecr all'Europarlamento Carlo Fidanza, a Washington con un piccola pattuglia di parlamentari italiani ospiti dei Repubblicani Usa, a dare il senso politico della 'foto di Capitol hill' della Meloni: "La nostra presidente è ormai riconosciuta da tutti come l’interlocutrice privilegiata di Trump in Europa".
Nella sua valutazione del Trump day, Meloni al mattino è più ecumenica: "Penso sia molto, molto importante per una nazione come l’Italia che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti dare una testimonianza della volontà di continuare e se mai rafforzare quella relazione in un tempo nel quale le sfide sono globali e interconnesse", spiega prima di lasciare l'albergo.
Più tardi su X augura buon lavoro a Trump e assicura: "Sono certa che l’amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa", per poi sottolineare: "L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità".
(Adnkronos) - Per il ministro dell'Ue Tommaso Foti, la missione di Meloni a Washington "conferma il ruolo cruciale che, nel prossimo futuro, la nostra Nazione intende giocare nelle relazioni transatlantiche, ponendosi come ponte strategico tra Europa e America".
In questo contesto, e anche per il rigido protocollo che governa l'insediamento del presidente americano, si stempera anche l'attesa per un faccia a faccia Meloni-Trump, prima auspicato e poi annunciato alla vigilia anche da Fidanza. "Non era previsto, non era il contesto e non ci sarà problema a farlo in futuro", è il senso del ragionamento dell'entourage della premier. Così, direttamente lasciando ad un certo punto le lunghe celebrazioni, Meloni può salutare e tornare subito in Italia.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La decisione della Consulta che ha sancito l’ inammissibilità del referendum abrogativo sull’autonomia conferma che la riforma scritta dal ministro Calderoli è, come sapevamo, coerente e corretta nel rispetto delle previsioni costituzionali. Per cui avanti con l’iter della riforma e con i negoziati con le regioni che hanno già richiesto le prime materie ‘non Lep’, come la Lombardia. Avanti tutta con l’autonomia!”. Lo dichiara il segretario regionale della Lega Lombarda Salvini Premier e presidente dei senatori della Lega Salvini Premier, senatore Massimiliano Romeo.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Corte Costituzionale, dichiarando inammissibile il referendum sull’autonomia, perché ‘l’oggetto e la finalità del quesito sono poco chiari’, ha bocciato l’opposizione. D’altra parte, cosa ci si può aspettare da una sinistra incapace anche di scrivere i quesiti da sottoporre ai cittadini per una consultazione popolare? Per quanto ci riguarda, noi andiamo avanti con il percorso riformatore, nell’interesse dell’Italia”. Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.
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Economia & Lobby
Grecia, “default più pesante del previsto
E il piano franco-tedesco è disastroso”
Parla Nicholas Economides, docente della Leonard Stern School of Business di New York, già consulente del governo di Atene: "Tutti sapevano che il programma imposto al Paese nel maggio del 2010 non avrebbe funzionato. Lo sapeva l’Unione europea, lo sapevano il Fmi e la Bce, lo sapeva l'esecutivo. E sulla proposta di Merkel-Sarkozy di imporre restrizioni finanziarie dice "è terribile"
“Lo sapevano tutti che il programma imposto alla Grecia nel maggio del 2010 non avrebbe funzionato. Lo sapeva l’Unione europea, lo sapevano il Fmi e la Bce, lo sapeva il governo greco”. Nelle parole di Nicholas Economides, docente della Leonard Stern School of Business di New York, e consulente della US Federal Trade Commission (dopo esserlo stato anche dei governi di Grecia, Irlanda, Portogallo e Nuova Zelanda), c’è tutta la consapevolezza di chi, per il suo Paese d’origine, le disgrazie le aveva viste arrivare con netto anticipo. Ma anche, aggiungeremmo noi, la chiara percezione di una delle più evidenti realtà della crisi dell’euro. La salvezza dell’Europa, sembrano ripetere ossessivamente Angela Merkel e Nicholas Sarkozy, passa dalla sopravvivenza dell’Italia, non certo – questo non viene detto ma è implicito – dall’ormai impossibile recupero della Grecia. Insomma, l’Europa potrà anche essere salvata ma per la Grecia il futuro resta nero.
Atene affonda, e questo è noto da tempo. Ma il naufragio, è notizia di questi giorni, sarà più disastroso del previsto. L’indiscrezione l’ha lanciata in settimana la Reuters. Il governo greco continua a trattare con i creditori il taglio del valore delle obbligazioni sovrane. Solo che, a quanto pare, sul tavolo dei negoziati non c’è più il famoso 50% ipotizzato a luglio, bensì un più pesante 75%. In pratica è come se Atene chiedesse ai suoi investitori, le banche elleniche in primis, di accettare una svalutazione che abbassasse il prezzo dei titoli a un quarto del loro valore originale. Un colpo micidiale per il già martoriato sistema bancario europeo.
Eppure, nonostante tutto, quel -75% rischia davvero di essere la reale soglia di sostenibilità nella ristrutturazione debitoria del Paese. Interpellato da Ilfattoquotidiano.it, Economides conferma la logica dei numeri. “Per rendere il debito sostenibile – spiega – serve un haircut più profondo, pari al 75% o più. Voglio ricordare che lo stesso capo economista di Citibank (Willem Buiter, ndr) ha parlato di un taglio pari all’85% del valore dei titoli. Ed è meglio che questo avvenga tutto in una volta, invece che a rate imponendo il 50% oggi e un taglio ulteriore in seguito”. Difficile calcolare con precisione l’ammontare delle perdite del nuovo concambio. In estate si calcolava che un taglio del 50% avrebbe imposto una svalutazione di 1,4 miliardi di euro per il sistema bancario francese, il più esposto tra gli stranieri, e di ben 9 miliardi per le stesse banche private elleniche. L’Italia se la sarebbe cavata con una perdita di 207 milioni. Di fronte alle ultime richieste, sostiene la Reuters, le banche coinvolte sarebbero disposte per il momento a cedere fino al 60% del controvalore dei bond di Atene.
Oggi la Grecia vive il suo primo sciopero generale di 24 ore della nuova era Papademos, segno che l’austerity continua ad alimentare il malcontento oltre che a massacrare un’economia che non riesce ad uscire dalla recessione. Il bond greco a un anno rendeva ad agosto oltre il 40%, un tasso già di per sé mostruoso. In questi giorni, riferisce Bloomberg, il suo rendimento è balzato al 317%. Il presente, insomma, significa soprattutto bancarotta. Ma i problemi più evidenti dovrebbero manifestarsi in seguito.
“La proposta franco-tedesca di imporre restrizioni finanziarie (e conseguenti sanzioni, ndr), che alcuni membri dell’eurozona accetteranno e altri no, è fondamentalmente disastrosa – sostiene Economides – . Alcuni Paesi, come Grecia, Portogallo, Italia, Belgio e Irlanda, non saranno in grado di raggiungere i parametri imposti prima di alcuni anni. Altri, invece, non accetteranno di consegnare la gestione dei propri bilanci a Bruxelles e a Berlino”. L’idea, insomma, è che il piano possa funzionare solo per i Paesi che ne hanno meno bisogno, dalla Germania alla Francia, dall’Olanda alla Finlandia. Gli altri, al contrario, “avrebbero ogni incentivo per riprendere a stampare le proprie valute nazionali il prima possibile”, abbandonando l’euro “in modo disordinato” e scatenando “una crisi più lunga e grave rispetto a quella del 2008”. Scenari tremendi, ma per fortuna, aggiungiamo noi, ancora improbabili. Sempre che, è ovvio, i futuri piani di stabilità sappiano tenere adeguatamente conto delle reali possibilità di ciascuno. E questa, ovviamente, non sarà certo un’impresa da poco.
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Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Il Jobs Act è una legge che ha creato oltre un milione di posti di lavoro, più della metà a tempo indeterminato, e che ha introdotto tutele fondamentali come l’eliminazione delle dimissioni in bianco. La decisione della Corte Costituzionale che dà il via al referendum relativo al Jobs Act ci trova quindi pronti: spiegheremo ai cittadini quanto sarebbe sbagliato cancellare queste conquiste che creano posti di lavoro, sviluppo e tutele". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva.
"Quanto al referendum sull’autonomia, accettiamo il verdetto della Consulta che dopo la precedente pronuncia sulla legge Calderoli appariva pressoché scontata. Ogni modifica sull’autonomia differenziata passerà dal Parlamento, e lì ci faremo trovare pronti e determinati".
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Le mie più sentite congratulazioni al presidente Trump per l’inizio del suo secondo mandato. Il popolo americano ha fatto una scelta chiara, che riflette l’impegno per la crescita economica, la sicurezza e la sovranità nazionale”. Lo scrive su X il Co-Presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, Nicola Procaccini dí Fratelli d’Italia.
“Noi dell'Ecr condividiamo molte delle priorità delineate dal presidente Trump: contrastare l'immigrazione clandestina, garantire comunità più sicure, tagliare le tasse e la burocrazia e ripristinare la competitività economica. Queste non sono solo priorità americane, ma anche europee”.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Sardegna, con il nostro ricorso accolto dalla Corte lo scorso novembre, ha difeso la sua specialità e contrastato una legge iniqua. Una legge che la Corte stessa, ascoltando le preoccupazioni delle Regioni promotrici, ha già demolito e svuotato perché ci toglieva risorse e ci condannava a restare indietro. Se il capogruppo della Lega Veneta ha dichiarato recentemente che il Veneto vale più della Sardegna, per farci capire cosa si intende per differenziata, noi invece continueremo a difendere con le unghie e con i denti le risorse e le opportunità che le spettano”. Così la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - “Sul referendum sulla cittadinanza daremo battaglia nel nome dell’estensione dei diritti e per superare una legislazione particolarmente arretrata. Si tratta di un referendum promosso da un vasto arco di soggetti, tra cui numerose associazioni dei nuovi cittadini, persone a cui per troppo tempo è stata tolta la voce. Lotteremo al loro fianco”. Così in una nota Pierfrancesco Majorino della segreteria del Partito Democratico, responsabile Immigrazione.
Washington, 20 gen (Adnkronos) - Non è stato un blitz come quello di Mar a lago, rivelatosi determinante per la liberazione di Cecilia Sala, ma una intera giornata quella che Giorgia Meloni ha dedicato, per la seconda volta in un mese, a Donald Trump. La premier non è voluta mancare all'inauguration day del presidente americano, sottolineando quanto sia importante "dare una testimonianza della volontà di continuare e rafforzare" la relazione Italia-Usa.
E questa "testimonianza" la premier l'ha data plasticamente già di primo mattino, quando insieme alla famiglia Trump, a quella del vice presidente Vance e pochi altri, ha preso parte alla messa di 'benedizione' del neo commander in chief alla chiesa episcopale di st John, proprio di fronte alla Casa Bianca. Poi il trasferimento alla Rotonda del Campidoglio, a Capitol hill, per il giuramento spostato al chiuso a causa dell'ondata di gelo che ha stretto Washington. Con lei, oltre ai diplomatici, la fida Patrizia Scurti in delegazione.
Meloni siede sotto lo sguardo della statua di Abramo Lincoln, nei posti riservati ai capi di Stato e di governo invitati da Trump. Una sparuta elite che comprende la presidente del Consiglio (unica leader Ue) e, tra i pochi altri, il presidente argentino Javier Milei, con cui Meloni chiacchiera a lungo inquadrati più volte dalle telecamere di Fox news, che non ha perso una battuta della giornata-evento.
(Adnkronos) - A pochi passi, i 'big tech Ceo' che Trump ha voluto come ospiti vip della cerimonia e che l'hanno sostenuto nel suo cammino di ritorno alla sala ovale: Tim Cook, Jeff Bezos, Sandor Picahi, Sam Altman, Mark Zuckenberg e ovviamente Elon Musk. Sui social, è il capo delegazione di FdI-Ecr all'Europarlamento Carlo Fidanza, a Washington con un piccola pattuglia di parlamentari italiani ospiti dei Repubblicani Usa, a dare il senso politico della 'foto di Capitol hill' della Meloni: "La nostra presidente è ormai riconosciuta da tutti come l’interlocutrice privilegiata di Trump in Europa".
Nella sua valutazione del Trump day, Meloni al mattino è più ecumenica: "Penso sia molto, molto importante per una nazione come l’Italia che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti dare una testimonianza della volontà di continuare e se mai rafforzare quella relazione in un tempo nel quale le sfide sono globali e interconnesse", spiega prima di lasciare l'albergo.
Più tardi su X augura buon lavoro a Trump e assicura: "Sono certa che l’amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa", per poi sottolineare: "L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità".
(Adnkronos) - Per il ministro dell'Ue Tommaso Foti, la missione di Meloni a Washington "conferma il ruolo cruciale che, nel prossimo futuro, la nostra Nazione intende giocare nelle relazioni transatlantiche, ponendosi come ponte strategico tra Europa e America".
In questo contesto, e anche per il rigido protocollo che governa l'insediamento del presidente americano, si stempera anche l'attesa per un faccia a faccia Meloni-Trump, prima auspicato e poi annunciato alla vigilia anche da Fidanza. "Non era previsto, non era il contesto e non ci sarà problema a farlo in futuro", è il senso del ragionamento dell'entourage della premier. Così, direttamente lasciando ad un certo punto le lunghe celebrazioni, Meloni può salutare e tornare subito in Italia.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La decisione della Consulta che ha sancito l’ inammissibilità del referendum abrogativo sull’autonomia conferma che la riforma scritta dal ministro Calderoli è, come sapevamo, coerente e corretta nel rispetto delle previsioni costituzionali. Per cui avanti con l’iter della riforma e con i negoziati con le regioni che hanno già richiesto le prime materie ‘non Lep’, come la Lombardia. Avanti tutta con l’autonomia!”. Lo dichiara il segretario regionale della Lega Lombarda Salvini Premier e presidente dei senatori della Lega Salvini Premier, senatore Massimiliano Romeo.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Corte Costituzionale, dichiarando inammissibile il referendum sull’autonomia, perché ‘l’oggetto e la finalità del quesito sono poco chiari’, ha bocciato l’opposizione. D’altra parte, cosa ci si può aspettare da una sinistra incapace anche di scrivere i quesiti da sottoporre ai cittadini per una consultazione popolare? Per quanto ci riguarda, noi andiamo avanti con il percorso riformatore, nell’interesse dell’Italia”. Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.