Due comandanti della polizia municipale, un assessore regionale di Sel e un consigliere provinciale del Pd, un geologo e un ingegnere della Ferrari, un avvocato romagnolo e un uomo assolto dall’accusa di omicidio. È questo il tour di testimonianze aperto oggi dalla procura di Modena nell’ambito dell’inchiesta per turbativa d’asta e abuso d’ufficio al parco Ferrari. Inchiesta che vede coinvolti gli ex responsabili dell’ufficio patrimonio del Comune di Modena, il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini, l’assessore Antonino Marino e i dirigenti Mario Scianti e Giulia Severi.
Riserbo sul contenuto delle audizioni, iniziate alle 9 e interrotte qualche ora più tardi con rinvio alla prossima settimana. Ma al centro ci sono state domande per andare alla ricerca di riscontri sui presunti favoritismi alla società di Max Bertoli, già organizzatore di eventi musicali per l’ente modenese, e di Claudio Brancucci, titolare del Red Lion pub. I due diedero vita rapidamente a Sdps (Società di perfetti sconosciuti) per subentrare nel chiosco comunale del parco l’estate 2003 al posto di Tina Mascaro, sfrattata per “carenze igieniche” nella gestione del locale.
Il pm Enrico Stefani avrebbe chiesto al già vice comandante della polizia municipale Stefano Faso e all’ex vice sindaco Pd Ennio Cottafavi della protezione che, secondo il portavoce dei residenti, Sergio Calliari, sarebbe stata assicurata a Claudio Brancucci quando gestiva il Red Lion, baretto a due passi dal centro in voga a metà degli anni Novanta. Calliari, in proposito, aveva parlato di inerzia di vigili e del Comune rispetto a petizioni contro degrado e sforamento degli orari e aveva segnalato un presunto rapporto privilegiato fra l’allora assessore Bonaccini e Brancucci, notati più volte sotto la veranda del pub poi sanzionata poiché abusiva.
Nei prossimi giorni dal pm saranno ascoltati l’allora comandante del nucleo commerciale di polizia municipale Claudio Malavasi e un residente d’eccezione, l’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti di Sel, già segretario provinciale dei Ds fino al 2001. Nel frattempo, tra i testimoni già sentiti, il magistrato ha raccolto la testimonianza anche di Corrado Corni, socio di Mascaro nel chiosco del parco Ferrari fino al 2000 e assolto dall’accusa di averla uccisa il 1 febbraio 2007.
Quando la vicenda del chiosco al parco Ferrari era esplosa, l’ex vice sindaco Cottafavi aveva risposto “di non sapere nulla di queste vicende”. Ora si cerca una conferma a quanto già dichiarato, alla luce anche delle ottimistiche previsioni dei soci di Sdps sull’esito della gara pubblica per avere il chiosco. Tina Mascaro, nel maggio 2003, aveva inoltre segnalato pressioni che aveva registrato di nascosto. Per farle cedere licenza e attrezzature il geometra dell’ufficio patrimonio Michele D’Andretta le avrebbe detto di “non cantare vittoria se vinci il ricorso” contro lo sfratto perché “sono incaricato dal mio capo settore a venire qui a romperti”
Nell’ambito di questa inchiesta – in cui entrerà la perizia sulla stima del valore della birreria del parco Ferrari per verificare l’eventuale danno alle casse pubbliche da sottoporre alla Corte dei Conti – la turbativa d’asta è già prescritta (salvo rinuncia delle difese), ma è connessa all’abuso d’ufficio patrimoniale ipotizzato per le assegnazioni del chiosco a gestori in ipotesi pre-favoriti e nei fatti insolventi dato che non avrebbero pagato il canone di locazione fino al novembre 2008. Malgrado i mancati versamenti, si sono visti rinnovare la concessione con uno sconto del 15% (canone di 13 mila e 700 euro), fatto definito oggi da un teste “consuetudine non prevista dal regolamento”.
Gli indagati, tramite gli avvocati Vellani e Scaglione, si sono detti certi della regolarità delle procedure mentre Bonaccini ha affermato di non aver mai frequentato i soci di Sdps. Resta un mistero l’ultima audizione della giornata, quella dell’avvocato amministrativista Giulia Giacalone di Cesena. La legale ha già deposto nel processo per omicidio in corte d’Assise sulla visita che Mascaro le fece a fine gennaio 2007, dicendo di essere minacciata da “comunali” e consegnando alcune carte. Tra queste richieste di tributi che parevano irregolari e la fresca sentenza di assoluzione dall’accusa di invasione di suolo comunale per una tenda montata presso la sua edicola (denuncia vergata da mano ignota basata su un assunto falso: il parco era di proprietà del demanio).