Dramma della disperazione questa mattina alla periferia di Bologna. I coniugi, due pensionati ex operai, sono deceduti: lui sul colpo, lei nel trasporto verso l'ospedale
Alcuni anni fa la diagnosi, Alzheimer, e negli ultimi quattro era stato un peggioramento costante fino alla sedia a rotelle. Adesso l’epilogo per la donna affetta dal morbo, Elsa Boni, 67 anni, e per il marito, Orlando Di Domenico, suo coetaneo, che la accudiva sempre. Intorno alle 8.10 del mattino l’uomo, che probabilmente non vedeva più alcuna via d’uscita, ha avvicinato la moglie alla finestra del loro appartamento in via Quirino di Marzio, alla periferia occidentale di Bologna, l’ha fatta cadere di sotto e l’ha seguita. Entrambi sono morti: lui nell’impatto con il marciapiede, mentre lei, trasportata all’ospedale Maggiore, è deceduta un paio d’ore più tardi.
L’allarme è stato lanciato dai vicini di casa intorno alle 8.20, una decina di minuti dopo il fatto, quando il 118 ha ricevuto una richiesta di intervento. Nello stesso momento è intervenuta anche la polizia, con una prima pattuglia seguita nel giro di breve da rinforzi che hanno allertato il magistrato di turno, Morena Plazzi, pubblico ministero della procura della Repubblica di Bologna.
In un primo momento si è pensato che marito e moglie di fossero lanciati insieme. Si è infatti ipotizzato che lui l’abbia presa in braccio e che siano precipitati di sotto nel medesimo istante. Ma per quanto nessuno abbia assistito all’evento, sono state raccolte le testimonianze di chi ha sentito e che raccontato agli inquirenti di due tonfi uditi a breve distanza l’uno dell’altro.
Nessun dubbio invece sul fatto che si tratti di un omicidio-suicidio. All’interno dell’abitazione, chiusa dall’interno, è stato trovato un biglietto d’addio. “Ora potrò curare la mia bambina”, aveva scritto Orlando Di Domenico prima di quell’ultimo gesto. Si riferiva alla moglie e probabilmente alludeva al fatto che, malgrado la dedizione di questi anni, non poteva fare più nulla per arrestare la malattia che aveva colpito la donna rendendola ormai invalida.
“Queste persone si amavano”, ha commentato il pm Plazzi, che esclude episodi di violenza in famiglia o tensioni che possano aver portato l’uomo all’omicidio della moglie e poi al proprio suicidio. Dello stesso tenore le dichiarazioni dei vicini di casa, che hanno raccontato agli investigatori della devozione costante dell’uomo nell’assistere la compagna che stava sempre peggio.
I corpi, al momento, sono a disposizione dell’autorità giudiziaria e il magistrato, in attesa di ulteriori informazioni da parte della questura di Bologna, deciderà nelle prossime ore se affidare un consulente della procura accertamenti autoptici. Se infatti la dinamica dei fatti appare chiara, un eventuale approfondimento potrebbe riguardare l’ipotetica assunzione di farmaci sedanti prima del gesto compiuto dell’uomo.
La coppia, che ha un figlio, avvertito di quanto accaduto appena dopo l’arrivo dei soccorsi, viveva da anni nell’edificio in cui sono morti. Nati entrambi nel 1944, avevano trascorso una vita di lavoro. Lei, originaria di Ferrara, alla Ducati di Borgo Panigale. Lui, invece, nato a Salerno, era impiegato all’Amarena Fabbri, che ha i suoi stabilimenti in via Emilia Ponente, sempre a Bologna. Con l’arrivo dell’età pensione, però, era sfumata la speranza di una vecchiaia tranquilla con la diagnosi che aveva confermato nella donna l’insorgenza del morbo di Alzheimer.