Critici gli enti locali: l'unione delle province parla di provvedimento "anti-costituzionale". Pd, Pdl e Fli sono invece soddisfatti del non aumento dell'imposta sul reddito delle persone fisiche
La possibilità di un aumento dell’Irpef era stata presa in considerazione, ma scartata quasi subito. Lo stesso Mario Monti, riferiscono fonti governative, ha fatto presente ai suoi ministri che procedere in questo senso sarebbe stato un errore, perché avrebbe irritato gli italiani che pagano puntualmente le tasse. Una misura impopolare, dunque. Il Pdl canta quindi vittoria per la ‘cancellazione’ di una patrimoniale e dell’aumento dell’Irpef nel decreto. Probabilmente il Professore ha ventilato la possibilità di un aumento dell’Irpef solo per avere il via libera dei partiti sulle altre misure, soprattutto in tema di previdenza. Bersani infatti non è soddisfatto: “Quella del governo e’ una manovra molto dura che non risponde del tutto ai nostri criteri di equità. Lavoreremo affinché l’equita’ sia ancora più forte perché se qualche passo é stato fatto, non risponde del tutto alle nostre aspettative”, ha concluso il segretario del Pd.
Gli enti locali, soprattutto quelli provinciali, sono sul piede di guerra: la manovra infatti non prevede l’eliminazione delle province, ma un loro ridimensionamento. Il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione parla di “provvedimento palesemente costituzionale”, mentre il presidente della provincia di Milano Guido Podestà è più cauto. “Le decisioni riguardanti le modifiche dell’assetto politico istituzionale delle amministrazioni provinciali, meritano un serio approfondimento. Se i rilievi di anticostituzionalità sollevati da Upi avranno, come si può intendere in prima analisi, fondamento, il provvedimento andrà senza dubbio emendato”.